DI MATTEI, Eugenio
Nato a Messina da Pietro e Anna Rapisarda il 23 genn. 1859, si laureò in medicina all'università di Catania nel 1883 e in tale sede iniziò la sua carriera accademica nel 1886, subito dopo aver conseguito la libera docenza in patologia generale, come incaricato dell'insegnamento di istologia normale e patologica. Egli aveva potuto acquisire esperienze e maturità scientifica durante la frequenza di laboratori e istituti diretti dai grandi maestri che l'Italia contava all'epoca nel campo della patologia: da quello di A. Maffucci a Pisa, a quelli di G. Bizzozero e P. Foà a Torino.
Qui egli si era particolarmente affermato con brillanti ricerche in campo nefrologico: Contribuzione allo studio della patologia dei reni, in Arch. per le scienze med., X (1886), pp. 427-449, e Sulla iperplasia compensatoria delle capsule sopra-renali, in Giornale della R. Acc. di med. di Torino, XX (1886). Nel contempo aveva intrapreso altri lavori sperimentali, sempre condotti con tecnica rigorosa, in collaborazione con il farmacologo G. Gaglio e con il patologo G. Ughetti, distinguendosi nei settori della farmacologia e tossicologia e soprattutto della endocrinologia: a tal proposito merita particolare segnalazione il suo studio sul ruolo funzionale della tiroide e delle paratiroidi e sull'interpretazione della tetania da tiro-paratiroidectomia (Sulla spleno-tiroidectomia del cane e del coniglio, in Arch. per le scienze med., LIX [1886], 34, pp. 127 s.), che con la dimostrazione dell'assenza della presunta azione antitossica della tiroide, che si voleva associata alla comparsa del fenomeno, avrebbe costituito il punto di partenza dei successivi definitivi risultati di G. Vassale in ordine alla patogenesi della tetania paratireopriva.
L'insegnamento dell'istologia lo stirnolò presto a contatti con ambienti internazionali: nel 1887, vinta una borsa di studio di perfezionamento all'estero, si recò a Monaco di Baviera, dapprima presso l'istituto di K. W. Kupffer, anatomista ed embriologo, ove portò a termine le sue ultime ricerche in campi strettamente morfologici e patologici (prima di essere definitivamente attratto dai temi dell'universo microbiologico che all'epoca prepotentemente impegnavano l'attenzione degli studiosi, al punto che non esiterà ad abbandonare Catania e l'insegnamento dell'istologia per dedicarsi a nuove discipline che da allora in poi avrebbero contraddistinto tutta la sua attività); e quindi alla scuola di M. J. von Pettenkofer, fondatore del primo Istituto di igiene a carattere scientifico, nel quale, accanto all'insegnamento teorico e alle esercitazioni pratiche della disciplina, veniva svolta una intensa attività di ricerca ambientale ed epidemiologica condotta a livello rigorosamente sperimentale. Si perfezionò ulteriormente in microbiologia presso i laboratori di R. Koch a Berlino e di L. Pasteur a Parigi. Riesaminò in seguito tali sue esperienze all'estero e ne fece oggetto di pubblicazione a carattere storico (Gli albori dell'igiene da Liebig e Pouchet a Pasteur e Koch nel ventennio 1870-1890, in Osserv. med., VI [1928], 8, pp. 1-10). Si interessò anche a problemi concernenti l'antagonismo batterico conducendo a tal proposito, in collaborazione con R. Emmerich, futuro illustre cattedratico di batteriologia e igiene a Monaco, classici studi il cui indirizzo di ricerca potrebbe costituire una delle basi storiche del moderno concetto di antibiosi: ci si riferisce a Vernichtung von Milzbacillen im Organismus, in Fortschritte der Medizin, V [1887], pp. 653-663, in cui è documentata la pronta e completa distruzione del bacillus anthracis tramite modificazioni chimico-cellulari in presenza di streptococcus erysipelatis. Rientrato in patria, il D. fu allievo di A. Celli, fautore e organizzatore in Italia di istituti e centri di studio per l'igiene sperimentale sul modello d'Oltralpe.
Nell'istituto del Celli il D. portò a termine ragguardevoli studi sulla diagnosi batteriologica del colera, sulla biologia del bacillo di Koch, sulla sopravvivenza dei germi patogeni nelle acque stagnanti e altri, tra i quali, per l'attuale interesse offerto dagli argomenti in tema di immunità ereditaria, meritano di essere ricordati Sulla trasmissione di alcune immunità artificiali dalla madre ai feti, in Bull. della R. Accad. medica di Roma, XIV (1887-88), pp. 368-386, e Sulla immunità artificiale per mezzo di sostanze medicamentose, ibid., pp. 389-410.
Libero docente in igiene e vincitore di concorso nel 1889, ricopri la cattedra di igiene all'università di Catania per un biennio; passò poi nello stesso ruolo, brevemente, a Palermo e ritornò definitivamente a Catania nel 1892, ove fu ordinario di igiene sperimentale e batteriologia fino al termine della sua lunga carriera (1935).
Come si rileva dalle lettere edite da G. Gentili, scritte al Celli durante il soggiorno all'estero e nel periodo del primo incarico a Catania e di quello a Palermo, il D. fu costretto a superare non lievi ostacoli e rivalità prima di pervenire alla cattedra, e conobbe periodi di sconforto e scoraggiamento che confid ava al maestro, sollecitandone pareri e consigli. A Catania e a Palermo, inoltre, insegnava e lavorava non disponendo di locali e di mezzi adeguati.
Ricoprì per molti anni importanti cariche accademiche quali la presidenza della facoltà medica, la direzione della scuola pedagogica e quella della scuola di farmacia.
Gli oltre sette lustri di insegnamento a Catania videro il periodo più fecondo dell'attività scientifica del D., in veste non solo di batteriologo ma anche di igienista-sociologo. Se infatti memorabili sono le sue ricerche sulla trasmissione sperimentale della malaria e sull'epidemiologia di molte malattie infettive, cui dedicò oltre un ventennio di studi, costante e appassionata fu la sua opera di divulgatore di nozioni igieniche, di filantropo e di acuto sociologo.
Consapevole della ignoranza pressoché completa della popolazione nei confronti delle malattie e della indifferenza dei medici, che operavano al di fuori di ogni considerazione dei problemi epidemiologici e profilattici, e sollecitato altresi dalle squallide condizioni delle classi lavoratrici e dalle peculiari caratteristiche geofisiche della sua terra che si riflettevano con pesanti ripercussioni sui problemi dell'approvvigionamento idrico e della potabilità delle acque, fu autore di studi di rilevante importanza in campo malariologico con lavori a carattere scientifico-sperimentale in senso stretto (Contributo allo studio dell'infezione malarica sperimentale nell'uomo e negli animali, in Riforma med., II [1891], 2, pp. 544-547; L'infezione malarica sperimentale nell'uomo, in Giornale della Soc. ital. d'igiene, XVII [1895], pp. 217-258; L'infezione malarica sperimentale negli animali e gli emoparassiti degli uccelli, ibid., pp. 329-390), accanto ad altri più specificamente interessanti i risvolti sociali della malattia (La malaria, Catania 1900; Appunti sulla campagna antimalarica del 1906 nelle Ferrovie di Stato della Sicilia, in Atti della R. Acc. Gioenia di scienze naturali di Catania, s. 5, I [1908], pp. 1-15), in cui mise in evidenza in particolare i positivi risultati delle campagne divulgatrici per l'uso del chinino sull'incidenza del fenomeno morboso e relativa mortalità, gravemente compromessi dopo lo scoppio della grande guerra per la limitata distribuzione del farmaco. Di grande rilievo è stata la sua produzione scientifica in campo infettivologico, con ricerche di grande attualità pratica (Note di igiene pratica, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XV [1888-89], pp. 32-51; Il metodo Schottelius nella diagnosi batteriologica del colera asiatico e del colera nostras, ibid., pp. 51-61; Della presenza del bacillo tubercolare sulla superficie del corpo dei tisici, ibid., pp. 61-69; Contributo allo studio dell'influenza della putrefazione sui germi del colera e del tifo, ibid., pp. 151-171, con P. Canalis; Sulla recettività dei cani e dei gatti per la peste umana; la peste nei cani, in Atti d. R. Acc. Gioenia di scienze naturali di Catania, s. 5, XVIII [1931], pp. 2-18), e in campo igienistico propriamente detto (Azione antisettica dello iodoformio e dello iodolo, in Atti della R. Accad. medica di Roma, XIV [1887-88], pp. 387 s., con A. Scala; Sull'azione disinfettante dei saponi comuni, in Bull. d. R. Acc. medica di Roma, XV [1888-1889], pp. 1-32). Il D. fu pure autore di alcuni lavori di particolare interesse intimamente connessi con le problematiche igienico-sociali del tempo e del luogo (Sul modo di comportarsi dei microbi patogeni nell'acqua corrente, ibid., pp. 279-299, con F. Stagnitta; L'acqua potabile della Reitana ed il movimento del tifo in Catania dal 1887 al 1892, in Giorn. della R. Soc. ital. digiene, XV [1893], pp. 485 s.; L'acqua potabile di Giammichele, Catania 1897; Le sorgenti di San Guglielmo e San Corrado nell'alimentazione potabile del Comune di Scicli. Studio igienico sanitario, Scicli 1898; Sulle acque delle sorgenti di Cartelemmi e Pozzillo per l'alimentazione del Comune di Biancavilla, Catania 1909), nei quali, sulla base di accurati esami dei processi biochimici dei terreni, con riguardo anche alle variabili delle componenti atmosferiche, evidenziò le correlazioni tra acqua e alimentazione e tra queste e talune manifestazioni patologiche. In questo stesso contesto, vero rappresentante dopo l'Unità d'Italia delle esigenze di un "risorgimento" anche sanitario, il D. si fece pioniere in Sicilia della medicina del lavoro (disciplina che sarebbe poi stata coltivata dal figlio Giuseppe, professore, a Roma, di clinica delle malattie del lavoro): si ricordano a tale proposito, tra gli altri, i contributi su I lavoratori della terra e l'igiene sociale (Catania 1894) e Alimentazione delle classi lavoratrici del Mezzogiorno in rapporto alla questione sociale (Palermo 1907), ricchi di argute argomentazioni circa i concetti di predisposizione, di fattori di rischio, di danno professionale.
L'operosità del D. (sono ben oltre un centinaio i suoi scritti) non si esaurì peraltro nella sola ricerca e nella diffusione della coscienza igienica in Sicilia. Oltre all'attiva partecipazione alla vita di numerosi accademie e istituti scientifici (R. Accademia medico-chirurgica di Napoli, R. Accademia medica di Roma, R. Accademia medica di Torino, R. Accademia di scienze mediche di Palermo, Società di scienze naturali ed economiche di Palermo, R. Accademia Panormitana scientiarum bonarumque artium, Accademia Gioenia di scienze naturali di Catania, Società Lancisiana degli Ospedali di Roma, Lega nazionale contro la malaria e la tubercolosi, R. Società italiana di igiene), il D. fu medaglia d'argento per i benemeriti della Salute pubblica (per l'attività svolta nella profilassi delle malattie infettive e per l'abnegazione con cui si prodigò nell'epidemia colerica del 1911 e degli episodi pestosi del 1914 e degli anni 1920-21) e ricoprì a Catania numerose cariche pubbliche, tra le quali quelle di consigliere provinciale scolastico (che esercitò per circa venticinque anni), di consigliere provinciale sanitario (per oltre trentacinque anni) e di medico provinciale (per circa un decennio). Fu anche il primo a istituire in Sicilia corsi annuali di igiene pratica per ufficiali sanitari, frequentati da medici di tutte le province dell'isola e della Calabria.
Dalla moglie Maria Sciuto Patti, figlia dello storico e archeologo Carmelo, ebbe tre figli che raccolsero la sua dedizione allo studio e il suo rigore nel lavoro scientifico assieme con un senso profondo di responsabilità nella conduzione dell'attività professionale: Giuseppe, già menzionato, Pietro, professore di farmacologia dapprima a Pavia, poi a Roma, e Rodolfo, noto cultore di storia delle dottrine politiche, professore nella facoltà di scienze politiche "Cesare Alfieri" di Firenze e quindi nell'università di Roma.
Professore emerito dal 1936, il D. morì a Catania il 29 gennaio 1945.
Fonti e Bibl.: G. Gentili, Lettere inedite di E. Di Mattei (1859-1945) ad A. Celli, Roma 1968; A. De Gubernatis, Dict. internat. des écrivains du monde latin, Roma-Firenze 1905, p. 502; G. La Rosa, Il professor E. D. di Catania, in Sicilia sanitaria, V (1926), 11-12, copertina; G. Sanarelli, E. D. (Note biografiche), in Annali di igiene, XLV (1935), 4, pp. 291 s.; L. Condorelli, E. D., in Ann. della Univ. di Catania, a. a. 1945-46, pp. 234 ss.; Necrologio in Atti del Congr. d. igienisti italiani. Firenze 1946, Roma 1948, p. 24; L. Agrifoglio, Igienisti italiani degli ultimi cento anni, Milano 954, p. 52-58.