GAMURRINI (Gamburrini), Eugenio
Nacque ad Arezzo nel 1620 da antica e nobile famiglia toscana.
In giovane età entrò nel cenobio benedettino di Arezzo, dal quale passò a Firenze; nel 1662 risulta decano e cellario del monastero di S. Benedetto di Foligno e primo professo di quello dei Ss. Benedetto e Feliciano di Marmonzone "nei sobborghi di quella città". Non raggiunse la dignità di abate, sebbene "titulo (non autem regimine) donatus a multis jam an fuisset" (Armellini, I). Nel 1668 si fregiava già della qualifica di consigliere ed elemosiniere del re di Francia Luigi XIV; e in qualità di agente dello stesso re fu inviato in data non precisabile a Genova. Successivamente, si stabilì definitivamente a Firenze come teologo e familiare del granduca di Toscana, Cosimo III.
Erudito e accademico Apatista, dedicò gran parte della sua vita alla stesura dell'Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane, ed umbre, in cinque volumi (Firenze 1668-85); l'opera doveva, nelle intenzioni originarie, constare di ulteriori libri, ma una grave malattia renale lo costrinse all'immobilità, tanto che si rassegnò a far dono del suo lavoro, "imperfectum ut erat", al principe Ferdinando, figlio di Cosimo III.
Il primo volume si apre con la dedica al granduca. L'avviso "A' lettori" che segue dovrebbe contenere il vero motivo ispiratore dell'opera: spinto dalla continua lettura di storie e genealogie familiari infarcite di invenzioni favolose di ogni sorta, il G. si ripropone se non di emendare almeno di evitare gli errori prodotti dalla prospettiva distorta dei falsari al servizio dei potenti. Il criterio da lui seguito nell'esaminare le famiglie non è quello dell'antichità o della ricchezza, ma quello della conoscenza diretta, con un'attenzione particolare a non prendere in considerazione il ramo femminile della discendenza, dal momento che delle donne non si fa menzione, se non accidentalmente, nelle scritture pubbliche. Di queste sue "mal vergate carte", come egli stesso le definisce, furono pubblicati cinque volumi, ai quali tenne seguito la rarissima Continuazione della Storia genealogica delle famiglie nobili toscane, ed umbre (Roma 1691).
Nonostante le migliori intenzioni del G., la sua Storia genealogica non può davvero considerarsi attendibile dal punto di vista scientifico, come già segnalava il Tiraboschi sul finire del sec. XVIII. In evidente contrasto con i suoi intenti di genealogista imparziale risulta il Discorso genealogico della famiglia Dragona Buoncompagna (Foligno 1662), dedicato a Giacomo Boncompagni arcivescovo di Bologna e maggiordomo di Alessandro VII; l'opera fu subito avvertita come un elogio smaccato alla potente famiglia della quale si ipotizzavano ascendenze inesistenti e fu avversata con particolare violenza da Vittorio Siri il quale, con lo pseudonimo di Latino Volgari, scrisse in risposta il suo Familiare castigo apologetico sul discorso genealogico del padre E. G. sopra la famiglia confidata d'Assisi pretesa di Dragoni (Venezia 1666). Il G. lasciò inoltre: l'opera manoscritta Fondazione, e stato del monastero di S. Benedetto di Foligno… posto nei sobborghi della città (1662), che nel Settecento risultava ancora conservata nella Biblioteca di S. Paolo in Roma; l'Istoria della città di Arezzo, segnalata dal Moreni; e il volume Istoria genealogica della famiglia Medici, estratto dalla Storia genealogica.
Morì a Firenze il 2 giugno 1692.
Fonti e Bibl.: A. Aprosio, Biblioteca Aprosiana, Bologna 1673, pp. 317, 459, 465; B. Pez Mellicensis, Epistulae apologeticae pro Ordine S. Benedicti, II, Campoduni 1713, p. 251; M. Armellini, Bibliotheca Benedectino - Casinensis, Assisii-Romae 1731-34, I, pp. 158 s., Additiones, Fulginei 1735, p. 41; D.M. Manni, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi de' secoli bassi, Firenze 1739-86, passim; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VIII, Napoli 1784, p. 273; Id., Riflessione sugli scrittori genealogici, Padova 1789, passim; Bibliografia storico-ragionata della Toscana, a cura di D. Moreni, I, Firenze 1805, pp. 410 s.; F. Inghirami, Storia della Toscana, II, Fiesole 1844, p. 126; M.E. Cosenza, Dictionary of the Italian humanists (1300-1800), II, Boston 1962, p. 1543.