EUGENIO III papa, beato
È incerto se Bernardo da Pisa, abate del monastero cisterciense di S. Anastasio a Roma, che fu eletto papa ex insperato concorditer il 15 febbraio 1147, fosse dei Paganelli di Montemagno; pisano lo dicono le fonti concordemente. L'elezione del semplice monaco sorprese lo stesso maestro ed amico suo san Bernardo, che lo ebbe assai caro e gli dedicò il famoso trattato De consideratione. Ma E. spiegò prudenza e sagacia in un pontificato tribolatissimo. Le agitazioni di Roma, che avevano condotto, auspice Arnaldo, alla formazione di un governo repubblicano, lo costrinsero a fuggire, ancora prima di essere consacrato, a Farfa (18 febbraio) e a stabilirsi poi a Viterbo, dove ricevette l'obbedienza di Maroniti e di Armeni. Dalla vicina Vetralla bandì il 1° dicembre 1145 la seconda crociata, concedendo larghe indulgenze e favori; ma i risultati furono scarsi. Costretti i Romani a riconoscerne la sovranità, pure mantenendo il senato, rientrò in Roma, accolto cum ramis (dicembre 1145). Ma, continuando l'agitazione, ne uscì ancora, stette a Sutri e a Viterbo (1146), e nel 1147 andò in Francia a preparare la crociata, tenendo sinodi a Parigi e a Treviri, e a Reims un concilio (21 marzo 1148), nel quale furono presi provvedimenti per la riforma del costume del clero e dei religiosi, per l'esclusione dei laici dalle questioni ecclesiastiche, per la sicurezza dei mercanti e degli agricoltori, per il diritto d'asilo. A Cremona (7 luglio 1148) E. celebrò un concilio italiano, promulgando i decreti di Reims e risolvendo questioni tra vescovi. Da Frascati fece guerra ai Romani con milizie ausiliarie del re di Sicilia, e poté rientrare a Roma per il Natale del 1149. Ma dovette abbandonare ancora la città propter improbitatem Romanorum (giugno 1150). Nel luglio ebbe un colloquio a Ceprano con re Ruggiero e strinse con lui un concordato, ottenendo la libertà delle elezioni ecclesiastiche; e visse poi a lungo tra Ferentino e Segni. Solo il 9 dicembre 1152, compostosi con i Romani, ritornò in Roma, dove con la pietà e la mitezza guadagnò i cittadini, sicché ne fu assai pianta la morte, avvenuta in Tivoli l'8 luglio 1153. Fu rimproverato E. per un carattere alquanto incerto e sospettoso; fu lodato per pietà e zelo, per amore alla giustizia, per energica difesa della Chiesa e dell'indissolubilità del matrimonio. Ebbe culto ab immemorabili come beato, e tale fu riconosciuto da Pio IX nel 1872. Meritò bene degli studî, sollecitando Burgundione a tradurre le Omelie del Crisostomo e il De fide orthodoxa di Giovanni Damasceno e Anselmo di Havelberg a comporre l'Antikeimenon contro gli errori dei Greci: restaurò S. Maria Maggiore, rifacendone il portico e ornandolo di mosaici. Rimangono di lui lettere e decreti, ed. in Ph. Jaffé, Regesta pontificum, 2ª ed., a cura di S. Loewenfeld e altri, Lipsia 1881 segg., II, p. 20 segg.: la maggior parte pubblicate in Migne, Patrol. Lat., CLXXX e in J.V. Pflugk-Harttung, Acta pont. Roman., I, Stoccarda 1881.
Bibl.: Bosone, E. III, in Duchesne, Liber pontificalis, II, 386-87; [Joh. Sarisberiensis], Historia pontificalis, in M. G. H., SS., XX, pp. 515 segg.; C. Baronio, Ann. ecc., ad a.; J. Delannes, Hist. du pontificat d'E. III, Nancy 1737; M. Jocham, Gesch. des Lebens u. Verehrung d. seligen Papstes E. III, Augusta 1873; G. Sainati, Vite dei santi, beati e servi di Dio nati nella diocesi di Pisa, Pisa 1884, p. 26 segg.; articolo in St. Storici, III (1894), pp. 305-30. Cfr. arnaldo da brescia; bernardo, santo; corrado iii; crociate: La seconda crociata.