MONTALE, Eugenio
Poeta, nato il 12 ottobre 1896 a Genova, dove ha fatto gli studî classici. Ufficiale di fanteria durante la guerra mondiale. Dal 1929 è direttore del Gabinetto scientifico-letterario G. P. Vieusseux di Firenze. Collabora, anche con articoli critici, a numerosi giornali e periodici.
La poesia nasce in M. (Ossi di seppia, Torino 1925; 2ª ed., ivi 1928; 3ª ed., Lanciano 1931; La casa dei doganieri e altre poesie, Firenze 1932) da un assiduo vaglio critico non solo della forma letteraria, dell'espressione, ma delle "forme della vita" universale, della natura, che sono colte dal poeta nel loro travagliato divenire, o meglio in quel punto di esso che più tiene della corrosione e dello sgretolamento, quando il nuovo non riesce ancora a liberarsi dal vecchio, e il fuoco è "pieno di cenere", e il rivo è ancora rattenuto dalle pietre. E però nasce essa stessa come cosciente tentativo di affrancarsi dal peso della materia e dalla fatica di vivere, orgogliosa delle sue contraddizioni e delle sue scorie come di altrettante testimonianze e confessioni di quel travaglio, in una sorta di narcisismo doloroso, di arido fervore. Poesia di sensazioni che non giungono a organarsi in pensiero, e fra le quali predominano quelle di paesaggio e di colore (un colore scabro, calcinoso, aspirante pur esso al rilievo); poesia rara di figure e di abbandoni affettuosi, quanto ricca di trasposizioni analogiche e di suggestioni, che a un sensuale e musicale languore dannunziano e a motivi paesistici pascoliani alterna improvvise asprezze di modi, una scheggiosa durezza di ritmi. Poesia altamente significativa, insieme con quella del Saba (dal quale deriva più di una inflessione), dell'Ungaretti, del Betti, dello svolgimento della lirica post-dannunziana. L'impianto crepuscolare, di poemetto descrittivo-autobiografico frequente di rime e assonanze, e, appunto, quello pascoliano di poemetto risultante di strofi epigrammatiche, dai quali il M. sembra particolarmente muovere, si rinnovano quindi per codesta intima "petrosità": anche se da essa di rado riesce a sciogliersi il vero canto.
Bibl.: E. Cecchi, in Il Secolo XX, novembre 1925; A. Gargiulo, prefaz. alla 2ª e 3ª ed., di Ossi di seppia, cit.; G. Ravegnani, I contemporanei, Torino 1930; G. De Robertis, in Pègaso, agosto 1931; G. Contini, in Rivista Rosminiana, gennaio-marzo 1933; B. Tecchi, Maestri e amici, Pescara 1934; A. Consiglio, Studi di poesia, Firenze 1934; P. Pancrazi, Scrittori italiani del Novecento, Bari 1934.