MORICI, Eugenio
MORICI, Eugenio (Gino). – Nacque a Palermo il 20 febbraio 1901 da Santo e da Rosaria Lauro.
Subito dopo gli studi presso l’istituto d’arte e l’Accademia di belle arti del capoluogo siciliano, partecipò con successo ad alcuni concorsi nazionali. Nel 1926 si aggiudicò la realizzazione di un pannello decorativo, Allegoria della Nazione, non più esistente, per il soffitto ligneo del salone di rappresentanza della sede di Palermo della Banca d’Italia. Nello stesso anno venne chiamato dall’architetto Ernesto Basile a realizzare un pannello decorativo, Federico II e la sua corte imperiale, un ‘temperone’ su tela di dimensioni monumentali, per la parete di fondo dell’aula Luigi Di Maggio della Società siciliana per la storia patria di Palermo. Il pannello, come il precedente per la Banca d’Italia, venne portato a termine soltanto nel 1929, che è anche l’anno della partecipazione del pittore alla I Mostra siciliana d’arte sacra, in cui espose il dipinto Gesù preso e condotto prigioniero (L’Ora, 1929), e alla II Mostra d’arte del sindacato siciliano fascista degli artisti, in cui presentò due dipinti, Il postino paralitico e Figura, due disegni, nove acquerelli e tre non altrimenti precisate opere: Processione, Composizione, Quadro.
Dal 1930 al 1932 tenne la cattedra di decorazione pittorica all’istituto d’arte di Palermo e, dal 1932 al 1968, con una lunga sospensione dal 1934 al 1936 con l’accusa di antifascismo, quella di incisione nell’Accademia di belle arti della stessa città, dove anche, dal 1953 al 1972, fu incaricato dell’insegnamento di scenografia e modellistica presso la facoltà di architettura.
Nel 1933 avviò la decorazione di alcuni ambienti del palazzo delle Poste di Caltanissetta, per il quale dipinse anche un olio su tavola, Allegoria dell’Italia, nel 1939. Del 1935 è invece la realizzazione, per il palazzo delle Poste di Palermo, di una grande tela, Sintesi della marcia su Roma, di cui oggi si conserva solo un frammento in una collezione privata milanese (Ruta, 1993), e, per il palazzo delle Poste di Agrigento, di un grande mosaico sul tema delle comunicazioni collocato sulla parete di destra del pronao d’ingresso. Al 1936 datano i dipinti murali con i Quattro evangelisti nella cappella dell’ospedale Gian Filippo Ingrassia di Palermo e al 1937 la realizzazione di una monumentale Allegoria dell’impero romano, in collaborazione con il pittore Pippo Rizzo, nella sala dell’Impero del palazzo del governo di Ragusa. Dello stesso anno sono anche gli affreschi sul tema della famiglia nella casa della madre e del fanciullo Principessa Maria Pia di Savoia di Palermo e le grandi carte geografiche dipinte sulle pareti delle stanze che ospitavano il comando dell’Aeronautica militare nella stessa città, in piazza Giulio Cesare, oggi sede di alcuni uffici comunali dell’assessorato al decentramento e alle circoscrizioni. Negli stessi anni Morici è documentato al fianco dell’ingegnere Giuseppe Arici nel progetto e nella decorazione integrale degli interni di casa Savona, in via Roma, a Palermo: preziosa testimonianza, ancora oggi inalterata, di opera d’arte totale in rigoroso stile Novecento (Pirajno, 1989).
Accanto alla decorazione murale, fra gli anni Venti e Trenta, l’artista coltivò anche la pittura da cavalletto, in larga misura andata dispersa o conservata presso collezioni private, e di cui recentemente sono state esposte al pubblico alcune testimonianze, fra le più significative della sua produzione a oggi conosciuta: Il caffè della noia, Nudo, La disputa di Venere (Le ferite dell’essere).
Nel 1938 partecipò a Palermo alla VII Mostra d’arte del sindacato interprovinciale fascista belle arti, con due opere, La città religiosa e S. Giorgio. Nello stesso anno realizzò un grande pannello decorativo in tarsia di legni pregiati per la nuova sede dei Circoli riuniti di Palermo.
Nel secondo dopoguerra l’artista iniziò a collaborare con una certa continuità come costumista e scenografo per il teatro e per il cinema. Fra le sue realizzazioni più significative per il teatro lirico vanno ricordate le scene per Cavalleria rusticana di Mascagni, utilizzate in tre diversi allestimenti del 1956 e del 1961 nel teatro Massimo di Palermo e del 1958 nel teatro Bellini di Catania, e quelle per I vespri siciliani di Verdi per un allestimento del 1957 nel teatro Massimo di Palermo. Per il teatro di prosa si segnalano invece le collaborazioni con Anton Giulio Bragaglia nel 1948, in occasione delle celebrazioni per il primo centenario della rivoluzione del 1848, per la messa in scena al teatro Biondo di Palermo di Riutura, atto unico di Nino Martoglio, Lu curtigghiu di li raunisi, «vastasata » di anonimo del XVIII secolo, Storia del soldato di Charles-Ferdinand Ramuz, con musiche di Stravinskij e scene realizzate da Morici su disegni di Renato Guttuso. Nel 1966 firmò scene e costumi di Natali, viaggi, delitti, arresto, processo, detenzione e condanna di Giuseppe Balsamo di Palermo, detto il conte di Cagliostro con Pulcinella suo compagno ai delitti e alla pena, un canovaccio della tradizione della commedia dell’arte del secolo XVIII, riscritto e allestito a cura di Anton Giulio Bragaglia presso il teatro Garibaldi di Palermo per la regia di Accursio Di Leo.
L’ambientazione sei-settecentesca sembra quella più affine alla sensibilità di Morici – celebre è in tal senso la sua affezione per la figura dell’hidalgo – che lavorò anche al disegno dei costumi e delle scene di alcuni film del genere ‘cappa e spada’ (Il figlio del corsaro rosso, 1941-42; Gli ultimi filibustieri, 1941-42; I cavalieri dalle maschere nere, 1948). Fra i titoli più noti, anche una partecipazione come scenografo ne In nome della legge di Pietro Germi (1949; un regesto completo delle collaborazioni di Morici con il teatro e con il cinema si trova, a cura di N. Noto, in Pirajno - Ruta -Vesco, 2007, pp. 175-180).
Negli anni Cinquanta fu impegnato, a Palermo, nella decorazione di numerosi locali pubblici (il night del bar Moka di via Ruggiero Settimo, 1951; l’edificio della SIP di piazzale Ungheria, 1952; il negozio di filati Mancinelli di via Roma, 1953; il grand hotel Villa Igiea, 1957-1958) e di altrettanti edifici privati (palazzo Forcella-de Seta sul foro Italico, 1955; villa Pajno sul viale della Libertà, dal 1955 residenza ufficiale del prefetto, 1957) e religiosi (chiesa di S. Michele Arcangelo in via Giuseppe Sciuti, 1957). Al 1954 risalgono invece i bozzetti acquerellati per il progetto di un nuovo allestimento del Museo regionale di Messina, dove sono oggi conservati, commissionati dall’allora direttrice Maria Accascina (Campagna Cicala, 1998).
Nel 1956 il Comune di Palermo affidò a Morici la progettazione e la direzione dei lavori di allestimento della «Città dei ragazzi», un giardino per bambini all’interno del parco della Favorita: un compendio di ambientazioni fantastiche, dalle grotte preistoriche al Far West, in cui fanno capolino mostri e animali immaginari realizzati con la collaborazione dell’artista Mario Pecoraino (Giornale di Sicilia, 1956).
Agli anni Sessanta datano ancora alcuni interventi di decorazione a Palermo: l’affresco La terra e l’acqua nell’aula magna della facoltà di agraria (1961), il ‘temperone’ con Il risparmio nella sala del pubblico della sede centrale della Cassa di risparmio (1963), le chiese di S. Espedito (1960) e di S. Lucia al Borgo (1964). Allo stesso decennio risale anche la progettazione di alcuni padiglioni (ISLA, SOFIS, Cinzano) per le fiere di Messina e di Palermo, di cui nel 1964 diresse l’ufficio allestimenti.
Proficua e molto apprezzata anche l’attività grafica, dalle cartoline pubblicitarie per la Metallurgica Agricola Siciliana della fine degli anni Venti alle collaborazioni con le case editrici D’Anna di Messina, Tumminelli e Icaro di Milano, San Paolo di Torino, IRES e Palumbo di Palermo e con il quotidiano L’Ora, per il quale nel 1955 Morici illustrò un’edizione a puntate de I Beati Paoli di Luigi Natoli.
Personaggio istrionico, sfuggente e dagli imprevedibili percorsi creativi, fu anche inventore, nel 1951, di un automa perfettamente funzionante battezzato col nome di «Attore ideale» e del faro antiabbagliante per automobili, che nel 1965 brevettò e registrò a proprio nome.
Morì a Palermo il 29 gennaio 1972.
Fonti e Bibl.: Necr: F. Grasso, È morto G. M., in L’Ora, 31 gennaio 1972; G. Servello, L’ultimo hidalgo, in Giornale di Sicilia, 1° febbraio 1972; La Mostra d’arte sacra inaugurata da S.E. Lavitrano, in L’Ora, 30-31 novembre 1929; II Mostra d’arte del sindacato siciliano fascista degli artisti (catal.), Palermo 1929, pp. 39, 59; G. Sgadari di Lo Monaco, Il pittore G. M., in Triennale di Milano. Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne e dell’architettura moderna (catal.), Milano 1933, p. 289; Catalogo dell’VIII Mostra d’arte del sindacato interprovinciale fascista belle arti, Palermo 1938, p. 19; Per il festival del bambino: una mirifica fiabesca città dei ragazzi, in Giornale di Sicilia, 22 giugno 1956; Gli hidalghi di G. M. (catal.), Palermo 1971; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori…, IV, Milano 1973, p. 2130; A. Greco Di Bianca, G. M. Palermo, Accademia di belle arti, in L’arte a stampa, XI (1980), p. 29; F. Grasso, Ottocento e Novecento in Sicilia, in Storia della Sicilia, Napoli 1981, p. 219; Id., Il dramma surreale dell’hidalgo, in Sicilia arte, suppl. a Cronache parlamentari siciliane, VI (1989), 1, pp. 56 s.; R. Pirajno, Una casa novecentista d’autore a Palermo, in Area, 1989, n. 47, pp. 18-23; A. Barricelli, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, II, Pittura, a cura di M.A. Spadaro, Palermo 1993, pp. 364 s.; A.M. Ruta, Un piccolo museo futurista, in D. Cappellani, Il palazzo delle Poste di Palermo, Palermo 1993, pp. 22 s., n. 7; G. Quatriglio, G. M., hidalgo palermitano, in Giornale di Sicilia, 29 gennaio 1994; F. Campagna Cicala, Maria Accascina e il Museo di Messina, in Quaderni dell’attività didattica del Museo regionale di Messina, VII (1998), pp. 9-17; G. Di Benedetto, Palazzo Forcella-de Seta, in Kalós, X (1998), 2, p. 29; P. Gambino, M., un hidalgo alla conquista della pittura, in Giornale di Sicilia, 29 maggio 2001; E. Fidora, M., un hidalgo in redazione, in la Repubblica (cronaca di Palermo), 7 aprile 2002; A.M. Ruta, Un artista da riscoprire: G. M., in Per salvare Palermo, 2003, n. 5, pp. 36 s.; Le ferite dell’essere. Solitudine e meditazione nell’arte siciliana degli anni Trenta (catal.), a cura di A.M. Ruta, Agrigento 2006, pp. 103-105, 161 s.; R. Pirajno - A.M. Ruta - I. Vesco, G. M. Un eclettico personaggio del Novecento palermitano, Palermo 2007.