QUARTI, Eugenio
QUARTI, Eugenio. – Nacque a Villa d’Almè, in provincia di Bergamo, il 28 marzo 1867, da Battista e da Maria Angela Codazzi. Cresciuto in una famiglia di artigiani, fra il 1881 e il 1886 lavorò a Parigi presso una piccola bottega per un periodo di apprendistato, del quale però non amava parlare, secondo quanto hanno riferito i parenti (Mannucci, 1972, p. 8; Bugatti-Quarti, 1981, pp. nn.).
Alla fine degli anni Ottanta iniziò un altro apprendistato, determinante per la sua formazione, a Milano presso la bottega di Carlo Bugatti, grande artefice di mobili e arredi di gusto orientalista, apprezzato a livello internazionale (Tasso - Marra, 2008, p. 35). In questa bottega poté assistere alla lavorazione di mobili in materiali compositi e pregiati con essenze d’ebanisteria, metalli e madreperla.
Come quasi tutte le botteghe italiane, Bugatti non era immune dall’adozione del cosiddetto stile eclettico, ma era anche in grado di elaborare invenzioni formali, attraverso l’adozione di modelli di gusto orientale ricombinati in modo molto originale.
Dopo poche settimane, secondo la cronaca dell’epoca, Quarti lasciò questo laboratorio per l’impossibilità di esprimere la propria creatività in modo indipendente (Melani, 1904, p. 14).
Nei primi anni Novanta ebbe una sua bottega a Milano (de Gutry - Maino, 1994, p. 184; Tasso - Marra, 2008, pp. 36, 50 n. 7), ma la prima produzione della ditta Quarti, comunque, era notevolmente influenzata dallo stile orientale che Eugenio aveva assorbito nel recente apprendistato. Nel 1894 sia all’Esposizione internazionale di Anversa, sia all’Esposizione internazionale operaia di Milano, i suoi arredi vennero definiti in «stile arabo» o «moresco» (de Gutry - Maino, 1994, p. 184).
Secondo la critica dell’epoca fu decisivo per Quarti l’incontro con il pittore e critico Vittore Grubicy de Dragon che, percependo le sue grandi potenzialità artistiche, lo spinse a trovare uno stile personale.
Nel 1898 partecipò all’Esposizione nazionale di Torino e a partire da questa data il suo rinnovamento stilistico fu evidente nella maggiore semplificazione delle strutture portanti, nell’attenzione alla funzionalità dei mobili e nella scelta dei legni quali, per esempio, il palissandro.
Nel 1900 all’Exposition universelle di Parigi vinse il Gran Prix per i suoi arredamenti. Fu un riconoscimento che decretò il suo successo internazionale, soprattutto presso la borghesia e la nobiltà dell’epoca in Francia e in Italia (p. 184; Tasso - Marra, 2008, pp. 36-38). Secondo certa critica italiana dell’epoca, Quarti aveva operato una rinascita artistica nell’ambito della produzione di mobili. Tuttavia tale rinnovamento stilistico era certamente debitore di uno sguardo alla produzione d’arte decorativa internazionale di esponenti quali, fra i molti, Victor Horta, Henry van de Velde, Émile Gallé, Peter Behrens (cfr. Bossaglia, 1980, p. 13). Le frequentazioni di Quarti all’inizio del secolo comprendevano molti artisti attivi nel capoluogo lombardo quali Carlo Carrà, Giovanni Beltrami, Alessandro Mazzucotelli e Giuseppe Sommaruga (Tasso - Marra, 2008, p. 44).
L’11 febbraio 1901 a Milano nacque il figlio Mario (Bossaglia, 1980, p. 21), futuro protagonista dell’arredamento italiano déco.
Nel 1902 Quarti partecipò alla I Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna di Torino e, a causa della notorietà acquisita, la Sala da pranzo e la Camera da letto, già presenti all’Expo parigina del 1900, furono presentate fuori concorso (de Gutry - Maino, 1994, p. 33).
La novità principale consisteva nell’ambientazione degli arredi armoniosamente coordinati in un complesso decorativo unitario che coinvolgeva tutto lo spazio interno, dalle pareti alla scelta dei tappeti e dei singoli elementi d’arredo, realizzati da abili artigiani con i quali Quarti cooperava (Bossaglia, 1980, p. 12).
Nel 1902 la Società umanitaria di Milano affidò a Quarti e a Mazzucotelli l’incarico di visitare le più avanzate scuole estere d’arte applicata per avviare un programma didattico aggiornato sulla scia delle maggiori nazioni europee. Fra il 1902 e il 1903 Quarti visitò le scuole d’arte applicata di Nancy, Parigi, Bruxelles, Londra, Glasgow, Amsterdam, Berlino, Monaco, Dresda e Vienna. Nel 1903, in quest’ultima istituzione, Quarti venne nominato direttore della scuola-laboratorio d’arte applicata all’industria del legno e docente di disegno della plastica e della costruzione (Tasso - Marra, 2008, pp. 45 s.).
Nel 1904, secondo i critici dell’epoca, la sua ditta era in grado di fornire l’arredamento completo di una stanza in legno massello a 1500 lire (Melani, 1904, p. 16), un prezzo alla portata anche della piccola borghesia, corrispondente a circa 6500 euro attuali.
Nel 1906, all’Esposizione internazionale del Sempione, fece parte della giuria della sezione arte decorativa e ottenne il Gran Premio reale internazionale di 10.000 lire e il diploma di medaglia d’oro della Camera di commercio di Milano.
Come emerge dal catalogo ufficiale della manifestazione e dalle foto dell’epoca, la ditta E. Quarti & C. si proponeva al pubblico con l’intento di fornire un arredamento completo, interamente armonizzato e intonato anche nei quadri e nelle sculture. Da una fotografia d’epoca (Tasso - Marra, 2008, p. 40 fig. 3), un acquerello di Luigi Conconi, Il nido della fata, appare perfettamente integrato nella boiserie sopra la spalliera del Salotto di Quarti: arti decorative e pittura non sono concepite in modo gerarchico, ma si fondono armoniosamente nello spazio interno, grazie a un progetto modernista che non privilegia più le arti figurative, come accadeva costantemente fino a pochi decenni prima.
Quarti aveva l’abitudine di disegnare i mobili e di seguirne poi la realizzazione, che avveniva con piccole variazioni di forma e di materiali più o meno preziosi, in relazione alle richieste e alla disponibilità economica della committenza. Creava quindi sia pezzi pressoché unici per la ricca nobiltà (a volte erano replicati con leggere varianti in pochi esemplari scelti), sia una produzione definibile quasi ‘in serie’, per la borghesia meno abbiente, utilizzando materiali meno pregiati e minor tempo di realizzazione, riuscendo in tal modo a ridurre i costi di produzione.
Talvolta, per ottenere effetti cromatici inusuali, utilizzava tavole provenienti dai torchi da vino, il cui legno, spesso di noce, aveva assunto una peculiare colorazione rossiccia a causa dell’uva (Alberici, 1980, p. 8).
Nel 1907 realizzò l’arredamento del Casinò di San Pellegrino Terme, uno dei pochi esempi italiani di un precoce stile déco, in anni nei quali l’art nouveau aveva da poco iniziato a influenzare gli artisti e gli architetti italiani più aggiornati sulle novità europee.
Il figlio Mario entrò a lavorare nella bottega paterna almeno a partire dagli anni Venti.
Nel 1925 Quarti realizzò l’arredamento interno del bar Camparino, nella galleria Vittorio Emanuele II a Milano. Eseguito in collaborazione con il maestro del ferro Alessandro Mazzucotelli e con il pittore Angelo d’Andrea per le decorazioni musive, è una delle opere più note dell’artista, che testimonia l’ormai netto passaggio linguistico dall’art nouveau all’art déco.
Prevalgono nettamente le linee rette, e gli elementi decorativi sono più sobri, geometrici, privi di colori molto accesi; tuttavia nella decorazione delle pareti sono ancora presenti alcune reminiscenze delle linee sinuose e di certa esuberanza decorativa e cromatica dell’art nouveau, creando nell’insieme un elegante e leggero contrasto di linee e colori.
A partire dallo stesso anno Candido Mentasti assunse la direzione amministrativa dell’azienda Eugenio Quarti - mobili artistici, e Quarti mantenne esclusivamente la direzione tecnico-artistica. Vennero rinnovati il collegio sindacale e il consiglio d’amministrazione, la cui presidenza fu offerta al critico Ugo Ojetti (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna, Fondo Ugo Ojetti, Quarti Eugenio, lettera di C. Mentasti a U. Ojetti, 10 luglio 1925).
Dal 1926 Mario ricevette autonome commissioni, mentre il padre restò ancora in attività per pochi anni.
Morì a Milano il 4 febbraio 1929.
Le sue opere compaiono frequentemente nelle mostre internazionali sul liberty e sul déco e nelle aste, soprattutto in Italia e in Francia. Fra le numerose collezioni pubbliche che le ospitano si segnalano le Raccolte artistiche del Castello Sforzesco - Museo delle arti decorative di Milano e il Musée d’Orsay di Parigi.
Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Fondo Emilio Sommariva, SOM.D.ls.
IV.52-57, 74, 75 (foto di arredi); Comune, Ufficio ricerche anagrafiche ad nomem; Raccolte artistiche del Castello Sforzesco - Museo delle arti decorative di Milano, Archivio Quarti; Roma, Galleria nazionale d’arte moderna, Archivi arti applicate italiane del XX secolo, Archivio E. Q. e Mario Quarti; Fondo Ugo Ojetti, Q. E., lettera di C. Mentasti a U. Ojetti, Milano, 10 luglio 1925.
A. Melani, E. Q. ebanista, in Arte italiana decorativa e industriale, XIII (1904), 2, pp. 13-16, tavv. 7-9, figg. 23-29; R. Mannucci, E. Q.: il caposcuola del mobile Liberty in Italia, in Kalòs, 1972, n. 18, pp. 3-12; R. Bossaglia, L’Archivio Quarti. Un secolo di storia e di cronaca dell’arredamento italiano, in Rassegna di studi e di notizie, II (1975), 3, pp. 175-203; C. Alberici, Il dono Quarti, in E. e Mario Q.: dall’ebanisteria liberty all’arredamento moderno (catal.), Milano 1980, pp. 7-9; R. Bossaglia, Dall’ebanisteria liberty all’arredamento moderno: progetti e documenti di E. e Mario Q., ibid., pp. 11-24; Bugatti-Quarti (catal., galleria dell’Emporio floreale), a cura di R. Bossaglia, Roma 1981, pp. nn.; I. de Gutry - M.P. Maino, Il mobile liberty italiano, Bari 1994, pp. 32 s., 184-203 e ad ind.; Torino 1902. Le arti decorative internazionali del nuovo secolo, a cura di R. Bossaglia - E. Godoli - M. Rosci, Milano 1994 (in partic. A.M. Boca, Q. E., pp. 467-469; M. Giacomelli, pp. 668 s., con bibliografia); F. Tasso - S. Marra, E. Q., «l’orafo dei mobilisti», in E. e Mario Q. nelle raccolte del Castello Sforzesco (catal.), a cura di F. Tasso, Milano 2008, pp. 35-54 (con bibliografia); I de Gutry - M.P. Maino, Un certain regard sur les arts décoratifs italiens, in Dolce Vita? Du liberty au design italien (1900-1940) (catal.), a cura di G. Cogeval - B. Avanzi, Paris 2015, pp. 24, 26, 46-48.