TAVOLARA, Eugenio
TAVOLARA, Eugenio. – Nacque a Sassari il 5 gennaio 1901 da Edoardo e da Angela Murtula.
La sua famiglia, di condizioni economiche molto agiate, era di origini liguri. Il nonno paterno era un banchiere, quello materno un armatore; il padre avvocato, ma non esercitò la professione.
Diplomatosi nel 1918 presso l’istituto tecnico A. Lamarmora di Sassari, si trasferì a Cagliari per iscriversi alla facoltà di ingegneria, che frequentò fino al 1924, quando abbandonò gli studi e iniziò a collaborare con Tosino Anfossi alla progettazione di arazzi, cuscini, oggetti in cuoio, complementi d’arredo e giocattoli.
Nel 1925 fece ritorno a Sassari ed entrò in società con Gavino Clemente, contitolare di un affermato mobilificio (ditta fratelli Clemente), per avviare la produzione di pupazzi disegnati insieme ad Anfossi: giocattoli in legno intagliato e dipinto, con abiti in panno, raffiguranti pastori, contadini, donne nei tipici costumi sardi. Tali opere, recanti il marchio ATTE (dalle iniziali dei cognomi e nomi dei due artisti), insieme a quattro arazzi, furono presentate e premiate con medaglia d’oro all’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi nel 1925. Nel 1926, a febbraio, sciolse la società con la ditta Clemente e il mese successivo fondò con Anfossi la casa d’arte ATTE, specializzata nella produzione di arazzi, oggetti in cuoio o pellame, ma soprattutto di pupazzi, che conobbero un notevole successo collezionistico. Nel giugno del 1927 Il Gremio (Eugenio Tavolara, 1994, p. 32), una serie di pupazzi raffigurante il corteo dei membri delle antiche corporazioni sassaresi, fu esposto nella vetrina del negozio Margelli. Nel 1928 casa ATTE figurò nel padiglione della Sardegna sia alla fiera campionaria di Milano sia all’Esposizione internazionale di Torino, e inoltre partecipò alla I Biennale d’arte sarda di Sassari con la Processione dei Misteri, che fu acquistato dalla locale amministrazione municipale (Sassari, Collezioni comunali). L’anno successivo i due autori ottennero una medaglia d’oro nell’ambito dell’Esposizione internazionale d’arte di Barcellona, mentre nel 1930 realizzarono per conto dell’ENAPI (Ente Nazionale Artigianato Piccole Industrie) la serie di pupazzi in costume ciociaro ideata dall’illustratore e scenografo romano Mario Pompei.
Nell’agosto dello stesso anno Tavolara interruppe il sodalizio creativo con Anfossi, a causa di dissidi personali e divergenze sugli intenti stilistici, e in ottobre fondò Casa ALBA, per produrre, oltre ai pupazzi, mobili e complementi d’arredo. In novembre Mario Pompei gli propose l’esecuzione di un pupazzo con le fattezze del personaggio principale della fiaba musicale Le peripezie di Pinco Pallino, di cui era autore.
Sin dalle prime opere prodotte con il marchio ALBA, come ad esempio Il circo, esposto nelle vetrine dell’oreficeria Rossetti di Sassari (1930), l’autore dimostrò un nuovo indirizzo di ricerca. I pupazzi non sono più intagliati, ma realizzati al tornio, e le forme, più morbide e tondeggianti, risultano stilizzate secondo una sintesi formale d’ascendenza novecentista, in cui non mancano, tuttavia, echi di matrice futurista.
All’inizio degli anni Trenta Tavolara si dedicò a una nuova serie di pupazzi ispirati agli usi e costumi sardi, ma ideò anche piccole sculture raffiguranti animali, personaggi delle fiabe (Le avventure di Pinocchio) e figure della vita contemporanea (Il viveur, Il cowboy, Il marinaio; Eugenio Tavolara, 1994, p. 42). Su disegno dell’architetto Giuseppe Fioretti eseguì alcune scatole portadolci o portasigarette in legno lucidato e laccato, mentre in collaborazione con Pompei realizzò per conto dell’ENAPI un gruppo di Maschere italiane, un Presepio, il personaggio di Pierino (che lo scenografo romano aveva inventato per il Corriere dei piccoli) e la serie Soldatini (ibid., p. 48). Per quest’ultima Tavolara fu premiato nel 1931 sia al concorso nazionale del giocattolo artistico nell’ambito della III Mostra del giocattolo di Milano, sia alla III Mostra regionale dell’artigianato di Sassari, nella quale, oltre a far parte del comitato ordinatore, propose alcuni mobili. Nel 1932 Pompei gli fornì i disegni per i pupazzi di Saputino e Saputello (protagonisti delle storielle pubblicate su Il Balilla).
A partire dagli ultimi mesi dell’anno la ricerca di Tavolara subì una svolta decisiva, in quanto l’autore indirizzò la sua attenzione verso la scultura realizzando rilievi in legno, raffiguranti nature morte o soggetti religiosi, e statuine (Suonatori di jazz, Sportivi). Nel 1933, alla V Triennale d’arte decorativa di Milano, inviò, oltre alla nuova serie di pupazzi ispirati al folklore sardo, le piccole sculture a tuttotondo Sportivi, alcune scatole in legno, una scacchiera e un servizio da scrittoio. Il primo premio per la scultura ottenuto con i rilievi lignei S. Cristoforo, Madonnina del mare, Addolorata, Gesù al monte degli ulivi, Golgota (quest’ultimo ripr. in Eugenio Tavolara, 1994, ibid., p. 74) alla IV Mostra del sindacato regionale fascista belle arti della Sardegna (Cagliari, 1933) gli valse l’ammissione alla XIX Esposizione biennale internazionale d’arte di Venezia del 1934 (Cristo al monte degli ulivi, Golgota, che fu acquistato da Benito Mussolini). Sempre nel 1934 prese parte alla II Mostra internazionale d’arte sacra di Roma con il bassorilievo ligneo S. Francesco, mentre alla V Mostra sindacale regionale di Sassari propose opere, di vario genere e tecniche, capaci di testimoniare la sua poliedrica ricerca: acquerelli con studi per pupazzi, il bronzo Contadino sassarese, oggetti in legno (scacchiere, fermacarte), pupazzi e rilievi lignei. In settembre allestì la prima personale presso la Bottega d’arte Cao di Cagliari. Nel 1935 partecipò alla II Quadriennale nazionale d’arte di Roma (Contadina sassarese, Deposizione), alla VI Mostra del sindacato fascista belle arti della Sardegna a Nuoro (Ragazza sarda, Torso) e alla VI Sindacale interprovinciale di Napoli (Sepoltura di Gesù). Nel 1936 iniziò a insegnare scultura decorativa presso la Regia scuola d’arte di Sassari (ottenne il ruolo soltanto nel 1957). Su incarico dell’ENAPI disegnò alcuni motivi decorativi per tappeti, mentre per la ditta Lenci di Torino ideò il modello per una formella in ceramica (Madonnina del mare). In estate partecipò con le sculture Popolani della mia città e La cena col tredicesimo (entrambe ibid., p. 75) alla XX Biennale di Venezia, e nel mese di agosto fu nominato presidente della Società anonima consorzio artigiani di Sassari. L’anno seguente, a Sassari, fu premiato (premio del Duce per la scultura) alla VIII Sindacale interprovinciale (Contadini di Sassari, La cena col tredicesimo) e presentò Mascherata sassarese alla Mostra delle celebrazioni sarde.
Nel 1938 portò a termine le stazioni della Via Crucis per la chiesa di S. Ponziano a Carbonia e il Villaggio sardo: un plastico con pupazzi destinato al Museo etnografico di Bucarest. In giugno sposò Maria Falco, dalla quale ebbe due figlie (Luisangela e Rosaria).
Nel corso del decennio fu costante la presenza di Tavolara sia alle sindacali (Sassari, 1937; Napoli, 1937; Nuoro, 1938; Cagliari, 1939) sia ad alcune tra le più significative rassegne dedicate all’artigianato artistico, come, ad esempio, la Mostra mercato dell’artigianato di Firenze (VII edizione, 1937; VIII, 1938; IX, 1939) o la VI Mostra dell’artigianato e delle piccole industrie autarchiche della Sardegna (Sassari, 1939).
Nel 1940 gli furono commissionati il Crocifisso in legno e i rilievi in pietra con I dieci comandamenti (eseguiti in collaborazione con Gavino Tilocca) per la sala delle Assise del palazzo di Giustizia di Sassari. Nello stesso anno presentò la Cavalcata sarda (formata da circa 200 pupazzi e ispirata alla sfilata folkloristica svoltasi l’anno precedente in occasione della visita del principe Umberto in Sardegna) alla VII Triennale delle arti decorative e dell’architettura moderna di Milano, e il pannello decorativo Lo zodiaco alla Mostra del tappeto e dei tessuti artistici della Sardegna organizzata a Roma.
Durante gli anni della guerra la sua attività subì un progressivo rallentamento, ma nonostante la difficoltà di reperire le materie prime riuscì a portare a termine il plastico Festa campestre (1941; Torino, Museo nazionale della montagna) e l’altorilievo in legno, raffigurante il Risparmio e il lavoro (1943), per la Banca popolare di Sassari (attuale ubicazione ignota).
Dal dopoguerra affiancò all’attività artistica quella di critico, prima svolta in modo saltuario ed episodico, organizzando mostre e scrivendo articoli per quotidiani (L’Isola, La nuova Sardegna) e periodici (Ichnusa).
Nel 1948 si presentò alla V Quadriennale nazionale d’arte di Roma con tre rilievi in bronzo (Il minotauro, Le sirene, Martirio) ed eseguì il fonte battesimale per la basilica di S. Gavino a Porto Torres.
Nel 1950 fu invitato alla XXV Biennale di Venezia (Composizione) e alla Mostra d’arte moderna della Sardegna allestita alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma (Il lavoro, Vecchiaia e morte, Flagellazione, La zia Clementina, Settimana santa, Il minotauro, Il martirio dei santi turritani); inoltre il Comune di Sassari gli commissionò la Colonna di s. Antonio, nella quale scolpì episodi della storia cittadina.
Nel 1952, a Sassari, mise in opera il rilievo in terracotta intitolato L’agricoltura nella sede dell’istituto di credito agrario (oggi Banco di Sardegna) e sistemò la Storia della scrittura (rilievo in steatite nera) nel negozio Olivetti (attualmente nella sala riunioni del Comando dei vigili urbani).
Nel 1954 terminò il portale bronzeo e gli arredi liturgici (Crocifisso, Via Crucis, tabernacolo, candelieri) per la chiesa della Madonna della Solitudine a Nuoro.
Nel 1956 inaugurò La cavalcata, un grande rilievo in steatite collocato all’interno del padiglione dell’artigianato di Sassari.
Durante gli anni Cinquanta Tavolara profuse il suo impegno per il rinnovamento e la valorizzazione dell’artigianato sardo. Dapprima, in qualità di rappresentante dell’ENAPI, si occupò dell’organizzazione di mostre, rassegne, corsi di perfezionamento tecnico e professionale, nonché dell’allestimento della sezione sarda in tutte le edizioni della Mostra mercato internazionale dell’artigianato di Firenze. In seguito, dal 1957, nominato direttore dell’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano) insieme all’architetto Ubaldo Badas, proseguì con l’attivazione di nuovi corsi e l’organizzazione delle periodiche mostre dell’artigianato sardo (annuali fino al 1960, poi biennali) presso il padiglione dell’artigianato di Sassari.
I corsi si svolsero nei centri di produzione delle manifatture tradizionali (a Nule e a Ittiri per i tappeti, a Bonorva per i tessuti, a Teulada per i ricami, a Sennori e a Sinnai per i cesti, a Calangianus per il sughero, a Ploaghe per gli arazzi). Mosso dall’intento di rinnovare il repertorio formale e decorativo dei prodotti, reinterpretando in chiave moderna i motivi della tradizione isolana, Tavolara fornì agli artigiani progetti per mobili, oggetti in legno o sughero, oltre a innumerevoli disegni con ornamenti per tessuti, arazzi, ceramiche, ceste, tappeti (Tappeto, chiavi, righe e cervi, 1960; ripr. in Eugenio Tavolara, 1994, p. 199).
Morì a Sassari il 13 gennaio 1962.
Fonti e Bibl.: E. T. (catal., Cagliari), a cura di G. Altea - M. Magnani, Nuoro 1994; E. T. Scultura e arti applicate, 1925-1962 (catal.), a cura di G. Altea - M. Magnani, Sassari 1996; G. Altea, E. T., Nuoro 2005; E. T. Il mondo magico (catal.), a cura di G. Altea - A. Camarda, Nuoro 2012; T. e Depero. La manifattura delle case d’arte (catal., Rovereto), a cura di N. Boschiero - M. De Giorgi, Trento 2014.