RIGNANO, Eugenio Vittorio
RIGNANO, Eugenio Vittorio. – Nacque a Livorno il 31 maggio 1870 da Giacomo e da Fortunata Tedesco in una famiglia di origini ebraiche.
Dopo gli studi presso l’Istituto tecnico di Livorno, si iscrisse nel 1888 alla facoltà di matematica dell’Università di Pisa, frequentando il biennio di fisica matematica. Si trasferì alla Scuola d’applicazione di ingegneria del Politecnico di Torino, dove si laureò nel 1893. Si allontanò presto dagli studi di ingegneria, dedicandosi a quelli di sociologia, economia e politica, inseriti in una prospettiva filosofica positivistica. Ottenne nel 1922 la libera docenza in filosofia teoretica dall’Università di Pavia e insegnò per breve tempo discipline filosofiche all’Università di Torino. Aderì al Partito socialista italiano e sviluppò una riflessione sul socialismo già con la sua prima opera – Di un socialismo in accordo colla dottrina economica liberale (Torino 1901; ed. francese 1904) – nella quale propose un programma di socializzazione per via pacifica, tramite una riforma legislativa che permettesse allo Stato un prelievo progressivo sulle successioni ereditarie.
La psicologia e la biologia furono i suoi ambiti di studio prevalenti. Nel 1907 pubblicò Sulla trasmissibilità dei caratteri acquisiti. Ipotesi d’una centro-epigenesi (Bologna 1907; ed. francese 1906; ed. tedesca 1907; ed. inglese 1911). In questa direttrice di ricerca si collocano le principali opere, che in gran parte raccolgono articoli precedentemente pubblicati: Che cos’è la coscienza? (Bologna 1907); Psicologia del ragionamento (Bologna 1920), il libro più noto, anche all’estero (raccoglie articoli pubblicati su Scientia tra il 1911 e il 1920; edizioni in francese e inglese nello stesso anno, in spagnolo nel 1923); La memoria biologica. Saggio di una nuova concezione filosofica della vita (Bologna 1922; ed. francese 1923; ed. inglese 1925) e Che cos’è la vita. Nuovi saggi di sintesi biologica (Bologna 1926). Tali ricerche, più note all’estero che in Italia, si richiamano all’evoluzionismo biologico e filosofico, alla psicologia scientifica e più generalmente al positivismo e all’empirismo francesi e inglesi.
Nel 1925 tenne il primo corso di psicologia in un’Università pubblica di Milano, l’Università statale, fondata l’anno prima, basato sulla Psicologia del ragionamento, avviando così, insieme a Giuseppe Corberi, l’insegnamento della psicologia a Milano. In questa città Rignano visse fino alla morte, dopo aver sposato il 26 gennaio 1897 Costanza (detta Nina) Sullam, della ricca famiglia ebraica milanese dei Pisa e presidente dell’Unione femminile nel 1909. La coppia non ebbe figli.
Gli studi di biologia e psicologia, l’impegno politico e quello di organizzatore di cultura furono i tre principali ambiti della sua multiforme attività.
Nella terza direzione si segnala la fondazione e la direzione della Rivista di scienza, organo internazionale di sintesi scientifica, fondata nel 1907 insieme al matematico Federigo Enriques, al medico Antonio Dionisi e al biologo Andrea Giardina, e divenuta nel 1910 Scientia. Rivista internazionale di sintesi scientifica, destinata ad avere un ruolo importante nel dibattito scientifico e filosofico italiano.
La pubblicazione della rivista si inquadrava nell’impegno di Rignano e di Enriques a promuovere, insieme ad altre riviste europee come la Revue du mois, gli Annalen des Naturphilosophie, la Revue de synthèse historique e la Revue de métaphysique et de morale, il confronto internazionale intorno ai nuovi orizzonti filosofici aperti dalle scienze nel Novecento, proponendo una riflessione metodologica, epistemologica e filosofica sulla scienza, nello spirito di una ‘sintesi scientifica’ che superasse le divisioni specialistiche e integrasse cultura umanistica e sapere scientifico.
Anche al di là dell’impegno nella direzione di Scientia, Rignano cercò di ricavare una risposta alla crisi del positivismo dai suoi studi di biologia e psicologia, con l’obiettivo di individuare un elemento comune a tutti i fenomeni umani (biologici e psichici) e di ridurre a unità i diversi rami della scienza.
Richiamandosi agli studi sulla memoria di Karl Ewald Konstantin Hering e di Richard Wolfgang Semon, elaborò – in contrasto con i sostenitori della psicologia della forma (netta fu la polemica, su Scientia, con lo psicologo gestaltista Wolfgang Köhler) – la teoria della ‘proprietà mnemonica’, secondo la quale la sostanza vivente ‘ricorda’ le condizioni fisiologiche delle iniziali situazioni fisiche determinate dall’ambiente esterno e le riproduce per cause interne nell’evoluzione della vita biologica. Esiste dunque una ‘traccia mnemonica’ di natura materiale, persistente e trasmissibile per via ereditaria secondo le leggi dell’evoluzione biologica. La teoria ebbe larga risonanza internazionale e fu sostenuta dallo psicologo e psichiatra francese Pierre Janet, ma ebbe poco credito nella psicologia italiana tra le due guerre, per il suo «radicale psicologismo» su basi empiriste e associazioniste, talché Rignano può essere considerato «il rappresentante più rigoroso della concezione empirista del ragionamento» (G. Mucciarelli, Introduzione, in E. Rignano, Psicologia del ragionamento, rist. anast., Bologna 1984, pp. XIII s.).
In biologia, Rignano si distanziò dai vitalisti, in quanto negava l’esistenza di finalità immanenti ai sistemi viventi, ma anche dai meccanicisti, in quanto riconobbe una teleonomia specifica dei sistemi biologici, spiegata dalla teoria della ‘traccia mnemonica’. La sua soluzione «vitalistico-energetica» (ibid., p. XVI) si confà a un orientamento ispirato all’induttivismo di John Stuart Mill e all’evoluzionismo filosofico di Herbert Spencer. Ne deriva una filosofia della psicologia e della biologia che si configura come una «epistemologia comparata, obiettivo che Rignano ha perseguito per tutta la vita» (p. XVI), come pure una morale con fondamento positivo, incentrata sulla tendenza della vita a una sempre maggiore armonia, «vero ideale immortale […] della propria transitoria esistenza individuale» (Che cos’è la vita, cit., p. 202).
Un altro aspetto costante della riflessione di Rignano fu in ambito politico, unitamente a una prassi orientata dal socialismo e dall’edificazione delle Università popolari. Sul terreno politico si consumò, nel 1915, a proposito dell’entrata in guerra dell’Italia nel conflitto mondiale, il rapporto con il sodale Enriques.
Oggetto del contendere fu la proposta avanzata da Rignano dell’Enquête de “Scientia” sur la guerre (Scientia, IX (1915), 39, pp. 39 s.). Enriques non condivise la scelta, sostenendo il carattere neutrale della scienza. «Lo scontro era stato duro e violento» (S. Linguerri, in La grande festa della scienza, 2005, p. 20). Enriques si dimise insieme agli altri redattori (Bruni, Dionisi e Giardina) e Rignano, il più coinvolto nella proprietà della rivista, rimase – dal secondo semestre del 1915 al 1930 – l’unico direttore, coadiuvato dal sociologo Paolo Bonetti in qualità di segretario, avviando una nuova serie della rivista orientata sulle scienze umane. Egli sostenne l’impegno bellico italiano già nel 1915, riconoscendo la guerra come una grave ‘necessità biologica’, da ridurre in forme sempre meno violente grazie alla cultura, e si avvicinò alle posizioni politiche dell’interventismo democratico. L’inchiesta di “Scientia” sulle grandi questioni internazionali dell’ora presente proseguì con questo nuovo titolo con il numero 42 del 1915, nel quale si annunciò il mutamento redazionale, fino al 1921. Gli scritti di Rignano sulla guerra e sulla pace comparsi sulla rivista esprimevano, da un lato, un marcato nazionalismo, dall’altro, un acceso anti-imperialismo, che lo condusse a criticare nel 1915 l’alleanza dell’Italia con la Gran Bretagna, suscitando il netto dissenso di Enriques. Per volontà dello stesso Rignano, Scientia tornò a essere diretta, dopo la sua morte (1930) e fino al 1938, da Enriques.
All’impegno pubblico e politico su Scientia, che dopo la sua morte istituì un premio in suo onore, Rignano – «uno degli italiani più serii e più nobili del tempo presente» (Levi, 1930, p. 154) –, unì l’iniziativa teorica e pratica di orientamento socialista e popolare. Oltre al ricordato primo libro del 1901, pubblicò con Zanichelli Per una riforma socialista del diritto successorio (Bologna 1920; ed. francese 1922; ed. inglese 1925) e con Alpes Democrazia e fascismo (Milano 1924), dove denunciò sociologicamente i caratteri del fascismo, in un anno cruciale per la sua affermazione, per «avviare il paese verso una maggiore pacificazione degli animi» (p. 14), pur riconoscendo che «non c’è nessun partito in Italia, socialista, liberale, democratico, popolare, che non abbia la sua parte di responsabilità nei gravi avvenimenti che hanno funestato il nostro dopo guerra e che hanno condotto al decadimento, se non al fallimento vero e proprio delle nostre istituzioni democratiche» (p. 127). Peraltro Rignano firmò, da Pavia, il Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso nel 1925 da Benedetto Croce.
La vocazione all’impegno pubblico e politico lo condusse anche a partecipare attivamente al movimento per la cultura popolare: venne nominato consigliere delegato dell’Università popolare di Milano (UPM) e presidente della Federazione italiana delle Università popolari (FIUP) nel 1911, anno in cui l’UPM «raggiunse quello che fu forse il periodo di maggior vitalità» (Pinardi, in La cultura milanese..., 1983, p. 70). Divenne quindi presidente onorario della FIUP, rimanendo fino alla morte nel consiglio direttivo e nel consiglio della rivista La coltura popolare.
Tra i riconoscimenti internazionali ottenuti da Rignano vanno ricordati la nomina a correspondant dell’Institut de France al posto di Roberto Ardigò (24 marzo 1923) e il 4 luglio dello stesso anno quella a membro della Real Academia des ciencias morales y politicas di Madrid.
Morì a Milano il 9 febbraio 1930.
Fonti e Bibl.: La collezione privata delle Carte R. sarà presto disponibile in copia digitale presso l’Archivio storico della psicologia italiana dell’Università degli studi di Milano-Bicocca (Aspi), http://www.aspi.unimib.it/. Tutti i fascicoli della Rivista di scienza e di Scientia sono consultabili sul sito AMS Historica della Biblioteca digitale dell’Università di Bologna: http:// amshistorica.unibo.it/scientia (12 novembre 2016).
F. Enriques, I motivi della filosofia di E. R., in Scientia, XLVII (1930), 218, 6, pp. 377-384; A. Levi, E. R. Necrologio, in Rivista di filosofia, XXIV (1930), 21, 2, pp. 154-163; F. Enriques, Venti-cinque anni di vita, in Scientia, LI (1932), 237, 1, pp. 1-4; B. Verzeroli, Il sistema etico di E. R., in Bollettino filosofico, I (1935), 2, pp. 33-47; La cultura milanese e l’Università Popolare negli anni 1901-1927, a cura di U. Alfassio Grimaldi, Milano 1983 (in partic. D. Pinardi, L’università popolare di Milano dal 1901 al 1927, pp. 31-136; P. Mosetti - D. Tacchinardi, Società Umanitaria e UPM: i protagonisti. E. R., pp. 240-250); Carteggio E. R. - G.C. Ferrari, in Corrispondenti di G.C. Ferrari, a cura di M. Quaranta, in Giulio Cesare Ferrari nella storia della psicologia italiana, a cura di G. Mucciarelli, Bologna 1984, pp. 281-285; A. De Murtas, Un progetto di rinnovamento della cultura italiana. Perché ottant’anni fa nasceva ‘Scientia’, in Scientia. L’immagine e il mondo, Atti del Convegno... 1987, in Scientia, LXXXII (1988), 123, pp. 13-28; F. Enriques, Per la scienza. Scritti editi e inediti, a cura di R. Simili, Napoli 2000, passim; G. Sava, La psicologia filosofica in Italia. Studi su Francesco De Sarlo, Antonio Aliotta, E. R., Galatina 2000; La grande festa della scienza. E. R. e Federigo Enriques. Lettere, a cura di S. Linguerri, Milano 2005.