EUPOLEMO (Εὐπόλεμος)
Architetto argivo, noto da una citazione di Pausania (II, 17, 3), come costruttore del tempio più recente di Era ad Argo. La costruzione del tempio dovette avvenire dopo il 423 a. C. (anno della distruzione del tempio precedente), anzi subito dopo, se la statua crisoelefantina della dea che si trovava nel tempio fu eseguita da Policleto, la fine della cui attività si pone negli ultimi decennî del sec. V a. C. Il che riconferma gli avanzi del tempio, scoperti fra il 1892 e il 1895.
Del tempio non restano che il basamento e pochissimi avanzi dell'elevato e della decorazione scultorea. Era un tempio dorico periptero di 6 × 12 colonne, con pronao ed opistodomo in antis; la cella era divisa in tre navate da due file di colonne doriche, sovrapposte in due ordini. Il basamento era in calcare, l'elevato in poros stuccato, la decorazione scolpita e il tetto in marmo. L'accesso al tempio, che si elevava su un basamento di tre gradini, era costituito da una rampa che saliva all'intercolunnio centrale della fronte orientale, analogamente ad altri templi dell'Argolide e del Peloponneso. Pausania accenna ai soggetti rappresentati nelle sculture: nascita di Giove, Gigantomachia, preparativi per la guerra e presa di Troia, senza permetterci di stabilirne la distribuzione fra metope e frontoni. Gli avanzi raccolti, anche se scarsi, attualmente al Museo Nazionale di Atene, non solo permettono di risolvere la questione con sicurezza, ma aggiungono un soggetto taciuto da Pausania: l'Amazzonomachia. Si è concordi nell'assegnarli alla fine del sec. V a. C., ma alcuni li ricollegano alla scuola di Policleto, altri a quella attica.
Della statua della dea, il capolavoro, secondo alcuni, di Policleto, non abbiamo che le sostruzioni del basamento e riproduzioni più o meno lontane della testa, in monete argive.
Bibl.: H. Brunn, Geschichte d. griech. Künstl., II, Stoccarda 1889, pp. 328, 356; Ch. Waldstein, The Argive Heraeum, I, p. 117 segg. con saggio di ricostruzione del tempio di E. L. Tilton, Boston-New York 1902-1905; E. Fabricius, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, col. 1229; M. Schede, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XI, Lipsia 1915, pp. 84-85.