Euripilo
Mitico eroe tessalo, venuto a Troia con quaranta navi (Il. II 736 ss.), cui Virgilio attribuisce un ruolo particolare nella vicenda inventata dal falso Sinone per far entrare in Troia il fatale cavallo di legno (Aen. II 113-119) e che a sua volta D. pone tra gl'indovini della quarta bolgia, presumibilmente sulla base di una libera interpretazione del passo virgiliano.
Dal racconto di Sinone risulta che E., mandato a interrogare l'oracolo di Apollo dai Greci, cui le tempeste impedivano di lasciare la Troade, ne riportasse come responso che bisognava propiziarsi gli dei con il sacrificio di un'anima greca, proprio come per partire da Aulide, all'inizio della spedizione contro Troia, si era dovuta sacrificare Ifigenia (Aen. II 116-119 " Sanguine placastis ventos et virgine caesa / quom primum Iliacas, Danai, venistis ad oras: / Sanguine quaerendi reditus, animaque litandum / Argolica ").
Per Virgilio E. è un semplice inviato dei Greci, non un indovino, e tanto meno un collaboratore di Calcante al momento della partenza da Aulide, come D. invece precisa a chiare note in If XX 110-111 augure, e diede 'l punto con Calcanta / in Aulide a tagliar la prima fune.
Con ogni verisimiglianza quel placastis che Virgilio riferiva ai Greci in generale dovette essere intesa da D. come riferito a due indovini in particolare, Calcante ed E.; ed è in funzione all'effettivo sacrificio di Ifigenia e alla partenza da Aulide, non già a un nuovo sacrificio, per di più mai attuato, che egli attribuisce al personaggio la funzione di augure.
Il nome del personaggio è formulato dallo stesso Virgilio in If XX 112 Euripilo ebbe nome, il quale prosegue indicando nell'Eneide la fonte di D. (vv. 112-114 e così 'l canta / l'alta mia tragedìa in alcun loco: / ben lo sai tu che la sai tutta quanta).
Tale ultima precisazione induce a escludere l'ipotesi che D. trovasse E. in veste d'indovino in uno dei tanti rimaneggiamenti medievali della leggenda troiana. L'unica ipotesi ragionevolmente sostenibile è che il poeta leggesse il testo virgiliano con la variante placasti (con riferimento evidente al solo E. essendo Calcante facilmente sottintendibile), in luogo del placastis della lezione più accreditata (cfr. E.G. Parodi, in " Atene e Roma " XI [1908] 243).