Europa
Euròpa. – L'evoluzione geopolitica ed economica recente ha reso sempre più complessa l'identificazione di un continente europeo: ancor meno che in passato, la classica, per quanto difettosa e controversa, definizione dall'Atlantico agli Urali mal rappresenta l'essenza dell'E. e tanto meno l'esito del processo di disgregazione dell'ex blocco socialista e di quello complementare di espansione dell'UE e dell'economia di mercato. L'unitarietà dell'E., che pure da varie angolazioni va ribadita, è incrinata, non tanto dalla Russia da sempre eurasiatica, quanto dalla presenza di un buon numero di stati, eredi dell'URSS, disposti al margine SE (Caucaso, basso Volga) dell'E. geografica e storica, che hanno fatto emergere con decisione presenze culturali (religione, lingua, mentalità) distanti dal quadro tradizionale europeo. Il processo di unificazione prodotto dall'ampliamento dell'UE (e della NATO), se sta avvicinando e omologando paesi a lungo tra loro estranei, incontra rilevanti difficoltà nei Balcani e non riesce a coinvolgere l'area anatolico-caucasica. È di conseguenza problematico tratteggiare un quadro unitario degli attuali caratteri di fondo dell'Europa.
Pur caratterizzata da una sostanziale stabilità, la popolazione europea (entro i limiti tradizionali) ha continuato lentamente ad aumentare fino ai circa 740 milioni di abitanti del 2011, di cui oltre 500 nei paesi UE: l'E. è pertanto il terzo continente per popolazione, dopo Asia e Africa, ma nel corso di un secolo il suo peso demografico relativo è andato diminuendo senza sosta. I più recenti tassi di crescita demografica sono appena positivi nei paesi affacciati sull'Atlantico, grazie in specie alla consistente immigrazione, e nulli o negativi nell'E. centrale e orientale (a parte i Balcani meridionali). Suscitano talora preoccupazione, in particolare, i deboli tassi di natalità e di fertilità (1,58 figli per donna in media europea), che tuttavia sono compensati appunto dal flusso immigratorio: circa 70 milioni di immigrati hanno scelto come destinazione un Paese d'E., diventata così la parte del mondo più ricettiva, e il loro comportamento demografico, più vivace, riesce a bilanciare quello degli europei. Gli indicatori dello sviluppo economico e sociale sono nell'insieme dell'E. tutti altamente positivi, in confronto con le altre parti del mondo, benché presentino radicate differenze tra il Nord e il Sud e, soprattutto, tra l'Ovest e l'Est: è sempre sensibile il tradizionale processo per cui dall'E. occidentale più prospera il progresso delle condizioni si diffonde in progressione di tempo verso Est e verso Sud, conservando una differenza sostanziale tra le varie parti; all'inizio del 21° secolo, questa differenza aveva cominciato a ridursi, anche grazie alle politiche di convergenza adottate dall'UE, poi attenuate dalla virata neoliberista e monetarista conseguente alla crisi insorta dal 2008. È a ogni modo evidente, almeno in questa fase in cui la Russia sta ancora riprendendosi dalla gravissima crisi conseguente alla dissoluzione dell'URSS e riesce a sviluppare una competizione solo parziale nei confronti dell'E., che le scelte politiche ed economiche dell'UE si ripercuotono direttamente sul resto d'Europa. I Paesi non facenti parte dell'UE sono in effetti sempre più saldamente legati a essa, sia sotto il profilo territoriale (infrastrutture, flussi di persone e merci) sia sotto quello degli scambi economico-finanziari o degli accordi di collaborazione. Questo processo potrebbe dare luogo, in un tempo medio-breve, anche a una risignificazione del concetto di E., se arriverà a far coincidere l'UE e i suoi partner più stretti con l'E. tradizionalmente intesa. Nel contesto attuale, tuttavia, l'E. si configura come un'area solo relativamente coesa nella competizione globale ‒ in termini politici, economici e culturali ‒ sia per i motivi ricordati a proposito della sua parte orientale, sia per gli atteggiamenti non sempre omogenei riscontrabili nei paesi nordici e anglosassoni.