europeismo
Il pensiero europeista, quale si è manifestato nel periodo fra il 1914 e il 1948, era fondato sulla convinzione che l’eliminazione definitiva delle guerre in Europa, e quindi il superamento dei contrapposti nazionalismi e l’instaurazione di una pacifica collaborazione fra gli Stati europei, costituissero la conditio sine qua non della sopravvivenza stessa del vecchio continente, e dei suoi fondamentali valori civili e culturali. «Unirsi o perire» era una formula incisiva in questo senso, che fu coniata nel 1929 dal ministro degli Esteri francese Aristide Briand. In tale orientamento si potevano distinguere tre filoni principali: il federalismo, il funzionalismo, il confederalismo.
Questa corrente aveva tra i suoi principali esponenti Luigi Einaudi, la scuola federalista inglese (Lionel Robbins, lord Lothian e Barbara Wooton), e i federalisti italiani guidati da Altiero Spinelli (questi ultimi elaborarono nel 1941, nell’isola di Ventotene in cui erano stati confinati per antifascismo, il Manifesto per una Europa libera e unita). Il federalismo individuava il limite fondamentale della Società delle nazioni nel fatto di conservare la sovranità statale assoluta, e quindi la causa strutturale delle guerre. Per superare i nazionalismi, gli egoismi nazionali e le rivendicazioni nazionali che prima o poi portano alle guerre era necessario, secondo i federalisti, realizzare una unificazione europea che per essere democratica ed efficace doveva avere un carattere federale: ovvero doveva trasferire la politica estera, la difesa, la politica economica e la moneta a istituzioni sopranazionali, e quindi a un governo, a un parlamento e a una corte di giustizia comuni.
Questa corrente – che aveva il suo massimo esponente in Jean Monnet – aveva in comune con quella federalista l’obiettivo del superamento della sovranità assoluta degli Stati, ma riteneva che, per superare le resistenze nazionali, si dovesse percorrere la via dello sviluppo graduale della cooperazione internazionale in settori o funzioni limitati, ma via via più importanti, dell’attività statale, in modo da svuotare progressivamente le sovranità nazionali. Nel secondo dopoguerra Monnet propose di affidare l’amministrazione di alcune attività pubbliche a un’apposita amministrazione europea, separata e indipendente dalle amministrazioni nazionali. Le politiche nazionali da mettere in comune erano quelle che producevano le rivalità più gravi tra gli Stati europei, e quindi quelle relative al carbone e all’acciaio (allora considerati due prodotti base delle economie industrializzate). Mettere la produzione e la distribuzione del carbone e dell’acciaio sotto regole comuni, applicate da un’amministrazione sopranazionale, avrebbe creato una solidarietà di interessi così profonda nella vita economica da spingere all’integrazione graduale del resto delle economie. Il logico coronamento di questo processo sarebbe stato una costituzione federale. Dopo la fondazione della Comunità europea per il carbone e l’acciaio (CECA), Monnet esercitò la sua influenza nel processo d’integrazione europea dapprima attraverso la posizione di presidente dell’Alta autorità della CECA e successivamente attraverso la creazione nel 1955 del Comitato d’azione per gli stati uniti d’Europa (cui aderirono i massimi dirigenti e le personalità di primo piano dei partiti e dei sindacati di orientamento europeistico), comitato che contribuì in modo sostanziale alla elaborazione dei trattati di Roma e ai successivi sviluppi dell’integrazione comunitaria, e cessò la sua attività negli anni Settanta.
Questa corrente aveva come obiettivo fondamentale l’unione europea, concepita però come mera cooperazione intergovernativa in alcune materie di comune interesse, cooperazione che lasciasse intatta la sovranità degli Stati. Non è certo un caso che questa corrente dell’europeismo abbia avuto tra i suoi più importanti esponenti alcuni statisti appartenenti ai più antichi Stati europei: W. Churchill, A. Briand e C. De Gaulle. Nel secondo dopoguerra la corrente confederalista ha avuto la sua più importante espressione organizzativa nello United european movement, un’associazione di personalità fondata da Churchill in Gran Bretagna nel 1947. Questa associazione, in collaborazione con tutte le più importanti associazioni europeistiche nate in quegli anni, organizzò all’Aja, nel maggio 1948, il Congresso dell’Europa, presieduto da Churchill, a cui partecipò un migliaio di delegati provenienti da 19 Paesi dell’Europa occidentale. Oltre ai principali dirigenti dei movimenti europeisti e a grandi personalità del mondo economico, culturale e religioso, parteciparono alcuni tra i più prestigiosi leader politici europei, come Bidault, Blum, Monnet, Reynaud, Ramadier, Schumann, De Gasperi, Adenauer, Spaak, van Zeeland. Il Congresso dell’Aja, in cui fecero sentire la propria voce le tre principali correnti dell’e., ottenne come risultato fondamentale la costituzione, che avvenne l’anno successivo, del Consiglio d’Europa.
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