euroscetticismo
s. m. – Atteggiamento critico nei confronti delle politiche dell’Unione Europea, l’e. ha iniziato ad assumere rilevanza nel dibattito pubblico nei primi anni Novanta del 20° secolo, proprio quando si andavano compiendo passi decisivi nel processo d’integrazione, a cominciare dal Trattato di Maastricht del 1992. Tradizionalmente l’e. era associato alle scelte del governo inglese, che sin dal principio della storia della comunità europea ha sempre mantenuto un atteggiamento distaccato e molto guardingo verso l’integrazione; il motore trainante dell’unificazione erano stati infatti Francia, Italia e Germania, a livello sia istituzionale sia popolare. Con gli ulteriori passi verso la costruzione europea, l’e. si è andato, paradossalmente, diffondendo sempre più anche tra i cittadini continentali: in un sondaggio dell’Eurobarometro del maggio 2006, una maggioranza dei cittadini dell’UE si è dichiarata non interessata agli affari europei, mentre la fiducia nelle istituzioni europee è diminuita in concomitanza con l’allargamento a est e con la mancata approvazione del Trattato costituzionale nei referendum svoltisi in Francia e Paesi Bassi nel 2005. Lo slittamento del baricentro geografico dell’Europa determinatosi in concomitanza con l’allargamento ha creato difficoltà senza precedenti. Alcune analisi sulla diffusione dell’e. iscrivono le critiche all’UE in una crisi più generale delle organizzazioni internazionali al passaggio del secolo, come risultato della difficile situazione economica dell’Occidente, della fragilità del sistema di regole internazionali e degli effetti sociali e culturali della globalizzazione e dell’interdipendenza (nelle richieste generalmente diffuse, da fronteggiare con barriere regionali e nazionali). In sintesi è possibile considerare tre ragioni principali che alimentano l’opposizione all’Europa unita: mancanza di convenienza economica per alcuni stati membri di aderire a una moneta unica, limitazione dell’autonomia nazionale e timore di una perdita di identità, infine inadeguatezza degli organismi politici dell’Unione con il conseguente deficit di rappresentanza democratica. Nonostante la ratifica del Trattato di Lisbona (2007), questi fattori hanno condotto a un ulteriore consolidamento dell’e. nell’opinione pubblica europea, evidenziato anche dal calo di partecipazione popolare alle elezioni europee del 2004 e del 2009 e dalla crescita di consenso dei movimenti anti-europei. La crisi economico-finanziaria che, a partire dal 2008, ha interessato pesantemente l’eurozona e le scelte di politiche di rigore e sacrifici imposte dall’Unione agli stati membri, in particolare a quelli con significativo debito pubblico, hanno ancora di più alimentato sentimenti euroscettici, che sono emersi in modo significativo dalle elezioni tenutesi in Grecia (il Paese più colpito dalla crisi) nel maggio 2012.