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CORRADO, Eusebio

di Katherine Walsh - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 29 (1983)
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CORRADO, Eusebio (Eusebius Conradus)

Katherine Walsh

Nato a Milano nel 1447 entrò a far parte, come canonico regolare, della Congregazione lateranense del S. Salvatore, che da poco tempo era stata riformata. Il C., inizialmente studioso di giurisprudenza, intraprese poi gli studi di teologia, soffermandosi in particolare sulla vita, gli scritti e gli ideali monastici di s. Agostino. Il rettore generale lo esonerò per diversi anni da incarichi nella congregazione, permettendogli di viaggiare e predicare in tutta l'Italia settentrionale, specialmente a Padova, a Venezia ed a Bologna.

Dal 1466 in poi il C. ricoprì regolarmente una serie di cariche nella congregazione: nel 1466-67 fu priore di S. Vito a Mantova; nel 1467-68 priore dei Ss. Giacomo e Lazzaro presso Ferrara; nel 1468-73 visitatore; nel 1473-74 priore di S. Maria di Piedigrotta a Napoli; nel 1474-76 priore di S. Agostino a Piacenza; nel 1476-77 visitatore; nel 1477-79 priore di S. Salvatore a Brescia; nel 1480-81 visitatore; nel 1481-82 abate di S. Pietro ad aram a Napoli; nel 1482-84 priore di S. Maria delle Grazie a Reggio Emilia; nel 1484-85 visitatore; nel 1485-86 nuovamente priore a Reggio Emilia; nel 1487-88 abate di S. Bartolomeo a Pistoia; nel 1488-89 visitatore; nel 1489-91 priore del S. Sepolcro a Parma. Seguì un intervallo di tempo in cui non ricoprì alcuna carica, finché nel 1498-99 egli divenne il primo priore del convento di S. Giorgio a Berna, da poco riformato.

Il C. morì a Milano nel 1500 in S. Maria della Passione.

I suoi studi sugli scritti di s. Agostino, specialmente su quelli concernenti lo stile di vita ecclesiastico e monacale, lo misero in conflitto e coi benedettini sulla natura della funzione abbaziale e - più violentemente - con i frati eremiti di s. Agostino, sulla natura dell'ideale monastico agostiniano. La controversia fra frati e canonici agostiniani, che era covata accendendosi ripetutamente già nei due secoli precedenti, si riaccese nel 1477, quando i signori di Milano vollero erigere le statue dei quattro dottori della Chiesa nella cattedrale della città. Questo progetto provocò delle accese discussioni circa l'abito con cui s. Agostino avrebbe dovuto essere rappresentato: se come frate o come canonico. Un canonico lateranense, Domenico da Treviso, fu l'autore di opuscoli polemici, in cui contestava le origini dei frati agostiniani, negando loro il diritto di reclamare il vescovo di Ippona come il fondatore del loro Ordine. I frati ebbero l'appoggio del vescovo di Milano, il cardinal Stefano Nardini, e dei costruttori della cattedrale, e la commissione incaricata di esaminare la controversia decise in loro favore. Il punto di vista dei frati fu sostenuto in un Libellus di Paolo Olmio da Bergamo, allora priore di S. Maria del Popolo, dove i frati agostiniani osservanti della congregazione lombarda avevano il loro quartier generale romano (Libellus de apologia religionis fratrum heremitarum Ordinis sancti Augustini contra falso impugnantes..., Roma 1479: Hain 16.086). Contro questo Libellus, e in difesa del suo confratello, il C., a quel tempo priore di Brescia, scrisse una Responsio... adversus fratrem quendam blacteronem Ordinis heremitarum... (stampato a Milano nel 1479 da L. Pachel e U. Scinzenzeler: Hain 5637; IGI [Indice generale d. incunaboli] 3172) in cui negò ai frati il diritto di chiamarsi agostiniani, individuando la loro origine storica negli eremiti guglielmiti e respingendo tacitamente le concessioni papali che garantivano loro l'uso di questo appellativo fin dal 1256. A questo punto intervenne il priore generale dei frati, Ambrogio Massari da Cora. Egli ridusse il Libellus di Paolo da Bergamo a sette conclusiones, che furono pubblicate sotto il titolo di Defensorium Ordinis fratrum heremitarum S. Augustini responsivum ad maledica canonicorum assertorum regularium congregationis Frisonariae (Romae, G. Herolt, c. 1481: Hain 5684; IGI 437), e cercò di rivendicare da Sisto IV i diritti del suo Ordine.

Nel frattempo, in seguito ai suoi studi sullo ideale monastico agostiniano, il C. compose il trattato De dignitate canonicorum regularium (pubblicato a Roma da G. Francigena nel dicembre 1481: Hain 5639), dedicato ad uno dei cardinali protettori della congregazione lateranense, Giovanni Arcimboldi, cardinale di S. Prassede; due anni più tardi pubblicò una risposta ad Ambrogio da Cora, confutandone le sette conclusiones. Questo trattato, Brevis annotatio in errores scribentium S. Augustinum fuisse heremitam, indirizzato a Sisto IV ed ai suoi cardinali - in particolare al secondo protettore della congregazione lateranense Marco Barbo -, fu pubblicato a Roma dopo il 15 nov. 1483 da J. Schömberger (Hain 5634 e 5635; cfr. IGI 3170) e una seconda volta a Venezia nel 1484 da A. Bonetti (Hain* 1947; IGI 1015), e fu anche incluso nell'edizione corradiana dei Sermones de vita clericorum di s. Agostino (Paduae, M. Cerdonis, 1484: Hain* 1996; IGI 1043). Questo fu l'ultimo degli scritti che contribuirono allo sviluppo della polemica; tali scritti cessarono, probabilmente in osservanza della bolla di Sisto IV dell'11 maggio 1484, che proibì ogni ulteriore discussione sull'abito con cui venivano raffigurate le immagini di s. Agostino. I due Ordini avrebbero dovuto vivere in pace e carità fraterna, e non avrebbero dovuto nessuno dei due reclamare il monopolio degli ideali e delle intenzioni agostiniane. Ma il C. continuò ad essere coinvolto in polemiche a favore della sua congregazione, esprimendo opinioni troppo radicali per i suoi confratelli: la sua condotta fu censurata ai capitoli generali del 1493 e del 1494. Probabilmente fu a causa di ciò che fu escluso dalle cariche nel periodo 1491-98. Nel frattempo aveva pubblicato un compendio degli Opuscula di s. Agostino, con una vita del santo redatta da lui: De vita et moribus s. Augustini (Parmae, A. Ugoletti, 1491: Hain 1952; IGI 1018), in cui continuava a difendere la sua interpretazione dell'ideale monastico agostiniano. Negli ultimi anni della sua vita, il C. riassunse le sue funzioni per attuare la riforma di S. Giorgio di Berna nel 1498-99. Contemporaneamente continuò a sostenere i suoi ideali, pubblicando a Milano presso U. Scinzenzeler nel 1500, anno della morte, il Tractatatus secundus de praesidentia et dignitate clericorum regularium prae monachis (Hain, 5640; IGI 3173).

Fonti e Bibl.: Codex diplom. Ord. S. Augusti Papiae, a cura di R. Maiocchi-N. Casacca, II, Pavia 1906, pp. 260 s.; C. Rosini, Lyceum Lateranense illustrium scriptorum, I, Cesena 1649, pp. 293 ss.; L. Torelli, Secoli agostiniani, VII, Bologna 1682, pp. 253, 320 s.; Ph. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, Milano 1745, pp. 478 s.; D. Perini, Bibliographia augustiniana, Firenze 1929, 11, pp. 194 s.; III, pp. 36 s.; N. Widloecher, La Congreg. dei canonici regolari lateranensi. Periodo di formazione (1402-1483), Gubbio 1929, pp. 287 ss., 333 s.; H. Hurter, Nomenclator liter. theologiae catholicae, II, col. 1054; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, III, nn. 2867, 2923; VII, nn. 7414-7417.

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