D'AFFLITTO, Eustachio
Nacque a Rocca Gloriosa, nel Principato Citeriore (prov. Salerno), il 29 luglio 1742 da Giovanni, patrizio napoletano e da Maria Barretta dei duchi di Simeri. A sei anni fu condotto a Napoli e posto nel collegio dei nobili retto, allora, dai gesuiti; a sedici anni si fece chierico e, dal seggio di Nilo, cui era aggregata la sua famiglia, fu eletto cappellano dei Tesoro di s. Gennaro. Il 26 sett. 1761 entrò nell'Ordine domenicano e fu inviato dai superiori a studiare teologia a Roma e a Perugia. Ritornò a Napoli laureato e insegnò filosofia dapprima ai secolari nel convento di S. Domenico Maggiore, poi ai religiosi in quello di S. Pietro Martire. Nel 1773 gli fu conferita la cattedra di storia della religione cattolica presso l'università e contemporaneamente, chiamato ad insegnare nella nuova università di Malta con la promessa, tra altre buone condizioni, di ottenere il vescovado della città, ebbe dagli ex gesuiti, alla cui espulsione aveva concorso, il divieto di passare nell'Ordine gerosolimitano. Nel medesimo anno conseguì, nell'Ordine domenicano, il grado di padre maestro e per qualche tempo fu in viaggio per le principali città italiane stringendo rapporti di amicizia con i più grandi eruditi del tempo.
Per cinque anni mantenne la cattedra di storia della religione all'università, ma tale incarico non era il più adatto alla sua natura e, a più riprese, cercò, rivolgendosi in tal senso anche a Girolamo Tiraboschi (Modena, Bibl. Estense, Carteggio Tiraboschi, I, lettera del 27 maggio 1777), di ottenere una nomina a bibliotecario.
Progettò, in questi anni, un'opera che trattasse della storia dei dogmi della religione cattolica e, presa a modello la Storia della letteratura del Tiraboschi, a poco a poco iniziò a rilevarne le lacune, e la poca parte che viera dedicata agli scrittori meridionali. Fu lo stesso Tiraboschi, in risposta ai suoi appunti, a esortarlo a por mano a un lavoro di ricerca e sistemazione del patrimonio letterario del Regno. Il D. pensò dapprima a una ristampa, riveduta e ampliata, di repertori bibliografici del Seicento, ma poi si risolse per un'opera interamente sua. E due anni dopo, in un manifesto pubblicato da Giuseppe Maria Galanti per comunicare la costituzione di una nuova società tipografica letteraria, si annunziava la nuova opera, una Biblioteca degli scrittori del Regno.
Nel 1778 il D. entrò a far parte, come accademico onorario, nella quarta classe della Reale Accademia delle scienze e delle lettere e l'anno successivo gli fu dal re conferito il desiderato incarico di vicebibliotecario e coadiutore del p. Giovanni M. della Torre per la sistemazione della libreria famesiana portata, nel 1734, da Parma da Carlo di Borbone. Si trattava di dar vita ad una pubblica biblioteca risistemando la raccolta farnesiana ed a questa aggiungendo i libri lasciati dai gesuiti. Il D. si mise subito all'opera ma le difficoltà che dové superare furono notevolissime; il catalogo della Farnesiana, "ex typographia ducali", stampatosi a cominciare dal 1688, era inutilizzabile per i furti e le perdite subite dalla collezione; necessario era dunque un nuovo inventario, e assai scarsi erano i finanziamenti destinati alla nuova biblioteca. Ma ancor più lo amareggiarono gli ostacoli che incontrò nella preparazione del suo lavoro, la mancanza di libri, le difficoltà delle ricerche e, soprattutto, la scarsa collaborazione, le gelosie e gli intrighi del circolo degli eruditi napoletani.
Subito dopo la pubblicazione del manifesto in cui si comunicava il piano dell'opera infatti due altri progetti di "Biblioteche" furono annunziati da eruditi locali, e in genere pochi furono gli aiuti che da essi ricevette. L'amicizia con il Tiraboschi, al contrario, gli valse diciassette lettere di scrittori napoletani estratte dagli archivi di Modena e Guastalla ed Ireneo Affò, che il D. conobbe personalmente a Napoli, per lui ricopiò documenti dall'archivio e dalla biblioteca di Parma. Più turbolente furono le relazioni con il fiorentino canonico Bandini a cui inutilmente richiese una copia delle lettere dei corrispondenti napoletani del Magliabechi, ed altrettanto inutilmente cercò di avere da Brescia le schede inedite del Mazzuchelli.
Nel 1782 terminò il primo volume dell'opera (Mem. degli scrittori del Regno di Napoli, Napoli 1782) e il 25 giugno ne inviò copia al Tiraboschi che, in una lettera all'Affò, giudicò "scritto assai bene comunemente e con molta esattezza; mi spiace solo la troppa voglia di rilevare gli altrui errori, benché talvolta leggerissimi" (Lettere di Girolamo Tiraboschi al padre Ireneo Affò, a cura di C. Frati, Modena 1895, pp. 174 s.).
Nello stesso anno, morto il p. della Torre, il D. fu nominato custode del Museo e della Quadreria di Capodimonte.
Aveva sperato di ereditarne tutte le funzioni che, oltre la biblioteca, comprendevano la quadreria, la stamperia e la direzione del Museo, ma queste furono divise tra quattro persone. Tolto dalla biblioteca, la compilazione del secondo volume presentò ulteriori difficoltà, non ultime quelle economiche. Le spese di stampa per la pubblicazione del primo volume erano state ingenti e così quelle per l'acquisto dei libri necessari alle ricerche, inoltre i rapporti, fino ad allora d'amicizia, con l'Affò e il Bandini si andarono raffreddando, e con il Tiraboschi che lo aveva ripreso per il suo odio contro i gesuiti sospese ogni relazione epistolare.
Il 14 luglio del 1784 assunse finalmente la direzione della biblioteca, iniziò ad ordinare i libri ammassati confusamente a fare una scelta di quelli degli ex gesuiti e contemporaneamente, usufruendo delle raccolte che a mano a mano ordinava, riprese il lavoro per il secondo volume. Ma l'8 dic. 1787 moriva, a Napoli, lasciando stampato solo metà del secondo. volume. Il resto fu pubblicato a cura di Filippo Campana (Napoli 1794) che seguì fedelmente il manoscritto del D'Afflitto. L'opera, rimasta così incompleta, giunge alla lettera B soltanto.
I giudizi dati su di essa dagli scrittori contemporanei furono contraddittori; tra i napoletani Napoli Signorelli lodò il suo lavoro pur trovandolo "troppo minuto censore de bibliografi che gli fornirono articoli del suo libro" e ne lamentò i giudizi talvolta poco ponderati. L'affinamento della ricerca, la trattazione scientifica dei documento, la preoccupazione costante dell'accertamento della verità che si traduce in una fitta trama di riferimenti e indicazioni bibliografiche, colloca il D. nella zona più fertile della storiografia settecentesca, ormai lontana dalle incertezze e dal biografismo curioso e laudativo degli storici degli ultimi decenni del Seicento.
Fonti e Bibl.: Per un'indicaz. dei mss. del D. si veda N. Cortese, Eruditi e giornali letter. nella Napoli del Settecento, Napoli 1922, pp. 18-36. Le lettere al Tiraboschi, dal 20 giugno 1775 al 7 genn. 1783 sono nella Bibl. Estense di Modena; quelle ad I. Affò, 21 marzo 1780-16 maggio 1786, nella Bibl. Palatina di Parma; ad Anton Maria Bandini, 23 febbr. 1779-3 luglio 1781, nella Bibl. Marucelliana di Firenze; a Francesco Cancellieri, 10 nov. 1781-7 aprile 1787 nella Bibl. Estense di Modena; a Domenico Cotugno, nella Bibl. nazionale di Napoli. SulD. cfr. inoltre: F. Campana, nel secondo volume delle Mem. degli scrittori del Regno di Napoli, Napoli 1794, pp. VII-XII; P. Napoli Signorelli, Vicende della cultura nelle due Sicilie, Napoli 1811, pp. 165-69; L. Giustiniani, Mem. storico-critiche della Real Biblioteca Borbonica di Napoli, Napoli 1818, pp. 87-90; E. De Tipaldo, Biogr. d. Ital. illustri, IV, Venezia 1837, pp. 397 s.; C. Frati, Dizionario biobibliografico dei bibliotecari e bibliofili ital. ..., Firenze 1934, p. 190, col. 1108; F. Nicolini, Saggio di un repertorio biobibliografico..., Napoli 1966, pp. 568 s.; R. Sirri, La cultura a Napoli nel Settecento, in Storia di Napoli, VIII, Napoli 1971, pp. 253 s.