PALATINO, Eustazio
PALATINO, Eustazio. – Non si ha alcuna notizia relativa alle vicende biografiche di questo funzionario imperiale, di origine sicuramente non italica, che fu nominato catepano d’Italia verso la fine del 1045 per restarvi almeno fino all’autunno del 1046; nel corso di questo periodo risiedette a Bari, sede del catepanato.
Davvero scarne le fonti che ne fanno menzione: due cronache baresi, gli Annales di Lupo Protospatario (1844, p. 58) e il Chronicon dell’anonimo barese (1724, p. 151), oltre a un privilegio a favore del giudice Byzantios (Codice diplomatico bare-se…, 1900, pp. 67 s.) corredato da un sigillo plumbeo dello stesso Eustazio Palatino (Cod. dipl. bar., IV, n. 32; Oikonomides, 1986, n. 89), ancora conservati nell’Archivio della basilica di S. Nicola di Bari. Il sigillo, che nel recto presenta l’immagine della Vergine con il bambino, del tipo dell’Odēghētria o Odighitria, nel verso riporta l’iscrizione in greco con il nome, la dignità e la funzione del personaggio: «Eustath[iō] [prōto]spath[a]r[iō] [kai] katep[a]n[ō] Ētal[i]as t[ō] Pal[a]tēn[ō]».
Il termine Palatino non è un titolo, ma completa il nome del funzionario con un cognome di appartenenza a una famiglia dell’aristocrazia bizantina di origine militare (Každan - Ronchey, 1997, p. 248). Tale cognome, sebbene poco diffuso, era già noto a quell’epoca come attestato per esempio in un altro sigillo ascrivibile all’XI secolo intitolato a un certo Basilio Palatino, prōtospatharios kai stratēgos (V. Laurent, Les sceaux byzantine du Médeiller Vatican, Citta del Vaticano 1962, n. 145, p. 150).
La notizia più attendibile tra le due cronache è quella dell’anonimo barese, il quale colloca l’avvento di Eustazio Palatino in Italia nell’anno 1045 durante l’indizione XIII (Lupus Prot., Mon. Germ. Hist., Script., V, p. 58, invece, pospone erroneamente la notizia nel 1046), che secondo il computo del calendario bizantino e in base ai riferimenti e alla datazione del sigillion (dicembre, indizione XIV) corrisponderebbe all’incirca a poco prima di settembre dello stesso anno (Cod. dipl. bar., IV, p. 67; Lefort - Martin, 1986, p. 530).
Il nuovo catepano approdò verosimilmente a Otranto da Costantinopoli insieme al generale Chageas, dopo che il barese Argiro, riconciliatosi con l’imperatore Costantino IX Monomaco, ebbe soffocato la ribellione dell’ex catepano Giorgio Maniace.
Eustazio Palatino ricoprì l’ufficio catepanale soltanto per un anno, secondo la prassi imposta dal governo centrale romano orientale, ma le fonti documentarie gli attribuiscono alcuni importanti provvedimenti sanciti all’inizio del suo insediamento. Appena giunto a Bari egli, infatti, revocò tutte le condanne all’esilio disposte precedentemente contro i cittadini di Bari che avevano preso parte alla rivolta di Maniace. Secondo Vera von Falkenhausen (1978, p. 204), invece, gli esiliati erano i sostenitori antibizantini del barese Argiro, prima della sua riconciliazione con l’imperatore costantinopolitano. Nel dicembre dello stesso anno il catepano vergò l’eccezionale atto con cui ricompensava il giudice Byzantios di Bari per la fedeltà dimostrata durante la rivolta di Maniace e le lotte contro i Normanni, nonché per le spese che egli aveva sostenuto durante le turbinose vicende. In segno di riconoscimento il catepano, infatti, conferì al giudice di Bari la piena autorità sul villaggio di Phoulianon/Phōlinianon, concedendogli il diritto di colonizzazione, di riscossione dei tributi e di amministrazione della giustizia, eccetto i casi di omicidio, secondo la legge longobarda. Tale documento appare assolutamente singolare, sia perché si tratta di concessioni catepanali di privilegi senza alcun riferimento all’autorità imperiale, sia perché tali deleghe giurisdizionali erano raramente concesse nell’XI secolo soprattutto ai privati laici (Lefort - Martin, 1986, pp. 538-542; Cosentino, 2008, p. 178).
Nonostante i tentativi di pacificazione interna avviati da Eustazio Palatino, egli non riuscì a contenere la minaccia normanna. Nel maggio del 1046 subì, infatti, una dura sconfitta presso Taranto e fu costretto a ritirarsi a Bari, dove, però, la fazione autonomistica della città stava già trattando un’alleanza con il conte normanno Umfredo, fratello di Guglielmo Braccio di Ferro e di Drogone. Nell’autunno dello stesso anno giunse, infatti, a Bari il nuovo catepano Giovanni Rafayl con alcuni contingenti variaghi, il quale assediò la città e dopo due giorni giunse a un accordo con i baresi dissidenti. L’ultima notizia che menziona Eustazio Palatino è quella, infatti, secondo la quale, egli fu liberato e presumibilmente poté fare ritorno a Costantinopoli (Anon. Bar., p. 151).
Non si conosce la data della morte.
Fonti e Bibl.: Anonimi Barensis Chronicon, in Rer. Italic. Script., V, Milano 1724, p. 151; Lupus Protospatarius, Annales, ed. G.H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, V, Hannover 1844, p. 58; Codice diplomatico barese. Le pergamene di S. Nicola di Bari, periodo greco (939-1071), a cura di F. Nitti di Vito, IV, Bari 1900, pp. 67 s. n. 32, tavola dei suggelli 2; J. Gay, L’Italia meridionale e l’Impero bizantino: dall’avvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni: 867-1071, Firenze 1917, rist. anast. Sala Bolognese 1980, pp. 440 s.; A. Pertusi, Contributo alla storia dei temi bizantini dell’Italia meridionale, in Atti del III Congresso internaz. di studi sull’ Alto Medioevo, Spoleto 1959, p. 516; A. Guillou, Aspetti della civiltà bizantina in Italia: società e cultura, Bari 1976, p. 237; V. von Falkenhausen, La dominazione bizantina in Italia Meridionale dal IX all’XI secolo, Bari 1978, pp. 97, 141, 204; J. Lefort - J.M. Martin, Le sigillon du catépan d’Italie Eustathe Palatinos pour le juge Byzantinos (décembre 1045), in Mélanges de l’Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes, XCVIII, (1986), 2, pp. 525-542; N. Oikonomides, A collection of Dated Byzantine Lead Seals, Washington 1986, n. 89; G. Musca, P. Corsi, Da Melo al regno normanno, in Storia di Bari, II, Dalla conquista normanna al ducato sforzesco, a cura di F. Tateo, Roma 1990, p. 20; Splendori di Bisanzio (catal., Ravenna 1990), a cura di G. Morello, Milano 1990, pp. 86 s., scheda 33; A. P. Každan - S. Ronchey, L’aristocrazia bizantina dal principio dell’XI alla fine del XII secolo, Palermo 1997, pp. 371 s., n. 73; N. Lavermicocca, Bari bizantina, Bari 2003, pp. 125 s.; A. Cilento, Bisanzio in Sicilia e nel Sud Italia, Udine 2006, p. 66; S. Cosentino, Storia dell’Italia bizantina (VI-XI secolo). Da Giustiniano ai Normanni, Bologna 2008, pp. 162 s., 178.