EUTHYMIDES (Εὐϑυμίδης)
Ceramografo attico, attivo, con la prima generazione dei maestri a figure rosse, nei due ultimi decenni del VI sec. a. C. Insieme ad Euphronios e a Phintias egli riassomma la gloria di quei pittori che si sono principalmente dedicati alla decorazione di grandi vasi: e forse a lui in persona si deve l'aver fissato i modi di uno stile monumentale, pieno allo stesso tempo di gravità classica e di umana tenerezza. Possiede indubbiamente un temperamento meno ricco d'interiorità, meno equilibrato e sottile di Euphronios. Il segno scattante e sensitivo di quest'ultimo si placa in E. in andamenti più calmi e distesi. Più intimi i legami che lo ricollegano a Phintias, il cui sviluppo artistico è in sostanza parallelo, e il cui linguaggio figurativo offre spesso singolari coincidenze con quello del nostro artista. Di conseguenza un significato assai particolare assume il fatto che due volte il nome di E. appaia in opere attribuite a Phintias, anche se in acclamazioni di carattere non chiaro. L'iscrizione sull'anfora di Monaco 2307: ΗΟS ΟVΔΕΓΟΤΕ ΕVΦΡΟΝΙΟN (come non mai [dipinse] Euphronios) è da intendere, come ritiene J. D. Beazley, non già come una superba sfida, ma come allegra amichevole vanteria, e lascia supporre anche essa cordiali rapporti di simpatica colleganza con il maggior confratello. Il nome di E. ricorre pure come un saluto su una hydrìa del Louvre G. 41, che J. D. Beazley attribuisce al Pittore di Dikaios o a qualcuno di assai vicino a questo maestro.
Al momento attuale, separate dall'opera del maestro le personalità del Pittore di Vienna e del Pittore di Dikaios, J. D. Beazley assegna all'artista diciotto vasi, in prevalenza di grandi proporzioni, quali anfore ed hydrìai. Si può anzi dire che il carattere di monumentalità è talmente essenziale, innato nel temperamento di E., che ne risentono anche le due coppe assai frammentarie che gli vengono attribuite: anche in quest'ultime si ritrovano infatti dimensioni insolitamente ampie e una definizione precisa ed elaborata nel disegno, del tutto insolita nel mondo formale più rapido e scorrevole dei maestri di coppe.
Il repertorio figurativo di E. comprende divinità, figure eroiche tratte dal mondo mitico, atleti e scene di vita d'ogni giorno: e questo senza che il tono della figurazione risulti sostanzialmente alterato. Invano cercheremmo in lui l'intensa drammaticità e la superba ricchezza compositiva di Euphronios. Le figure di E. si raccomandano a una spettacolare staticità che, negli esempi migliori, non è senza suggestione. In particolare la scena dell'armamento di Ettore nell'anfora di Monaco n. 2307, in cui le tre monumentali figure dell'eroe, di Priamo ed Ecuba, risultano severamente isolate, come chiuse in una grave, incomunicabile consapevolezza. Altre volte cercheremmo invano tale calma, persuasiva drammaticità: nel ratto di Koronis per opera di Teseo nell'anfora di Monaco 2309 il pittore si perde dietro squisiti effetti di grazia e l'azione risulta ineffettiva e priva di tensione, come una figurazione danzata. Teseo avanza di tre quarti con un movimento a falcata che ritroviamo nel contemporaneo ratto del tripode sull'anfora di Phintias a Tarquinia, sollevando nelle braccia la fanciulla, preda indifferente o vagamente curiosa, tra la risibile opposizione delle compagne. Tuttavia anche in questo vaso, come in altri, ad esempio il supporto dell'Agorà (Hesperia, v, 1935, p. 60) non mancano tocchi di tenerezza e di vera poesia, specie nelle teste femminili rese con una elaborata, raffinatissima calligrafia.
Bibl.: E. Pfühl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, p. 433 ss.; A. Furtwängler, in Furtwängler-Reichhold, I, 63, 175; II, 25, 109; J. C. Hoppin, Euthymides and his Fellows, Cambridge 1917; Ch. E. Haspels, in Bull. Corr. Hell., LIV, 1930, p. 422 ss.; J. D. Beazley, Red-fig. in Am. Mus., p. 32; id., Rotfig., p. 63; id., Red-fig., p. 24 ss.; id., Potter and Painter, Londra 1945, pp. 19, 20.