Mattes, Eva e Franco
Màttes, Eva e Franco. – Nome d'arte del sodalizio costituito da due artisti di cui si ignora la vera identità e l'anagrafica (forse n. Brescia 1976). Inizialmente noti come 0100101110101101.org (sequenza che corrisponde alla lettera K del codice binario), hanno mantenuto per molti anni il loro nome segreto cambiando di volta in volta identità. Collaborano dalla seconda metà degli anni Novanta e sono divenuti rappresentanti di punta della net art. I loro progetti, spesso oggetto di polemiche, nascono da un’abile capacità manipolatoria dei media che gli permette di alterare videogiochi, siti web, film e pubblicità. Creano dei ‘falsi’ (di cui poi svelano il meccanismo) così verosimili da ingannare tutti, dal pubblico alla stampa, dai curatori ai collezionisti, con il fine di denunciare i paradossi della società contemporanea con le sue mistificazioni. 0100101110101101.org si avvale, oltre ai M., di numerosi collaboratori e ha esordito alla fine degli anni Novanta proprio con due clamorose beffe mediatiche: nel 1999 ha inventato Darko Maver, artista così ben ‘confezionato’ da trovare spazio alla Biennale di Venezia e nel 2000 ha creato Vaticano.org, copia quasi esatta del sito web della Santa Sede, rimasta in rete per un anno ingannando i fedeli con contenuti non precisamente ortodossi. La commercializzazione dello spazio pubblico è invece il tema centrale di Nike ground (2003-04), la campagna informativa secondo la quale la Nike avrebbe annunciato l’acquisto della Karlsplatz di Vienna per rinominarla Nikeplatz e invaderla con un enorme monumento a forma di Swash, il logo del colosso americano; il progetto comprende un infobox per raccogliere le reazioni allarmate dei cittadini. Il labile confine che separa realtà e simulazione è indagato anche in progetti molto diversi, come quelli legati al mondo virtuale di Second life (Portraits, 2006-07; Synthetic performances, 2009) o alla creazione di falsi d’autore, come Cat (2010) e Rot (2011), fino a Plan C (2010), realizzato tra Chernobyl e Manchester sul riutilizzo di materiale radioattivo. Le opere di M., tra i vincitori del premio New York 2006, hanno trovato spazio in numerose esposizioni nei più prestigiosi musei e gallerie di tutto il mondo.