EVA (ebr. ḥawah; i Settanta Ζωή; "Ευα)
È, secondo la narrazione biblica delle origini umane (Genesi, I segg.) la prima donna, creata da Dio separatamente da Adamo (v.) e dopo di lui. Il nome le fu dato da Adamo dopo la colpa; esso è spiegato per "madre dei viventi" (Gen., III, 20), dalla radice ḥāyāh "vivere" (Simmaco, ζωογόνος). Nella sua stessa formazione dal fianco di Adamo (ebr. ṣelā‛), si riconosce la vita indissociabile del connubio (Gen., II, 21-22) nel quale l'uomo avrebbe avuto "un aiuto quasi davanti a sé" (Gen. II, 20). Omettendo quanto fu detto alla voce adamo sulla natura della colpa e sulla storicità della formazione d'Eva nel racconto genesiaco, basterà dare uno sguardo alle deviazioni rabbiniche e gnostiche, e al simbolismo presso i Padri della chiesa.
Filone (Sacr. leg. alleg., II, 7), nella brama di allegorizzare, trovava che la creazione di Eva non era che un modo di significare l'induzione del senso esterno, avvenuto subito dopo quella del pensiero, espresso invece nell'origine di Adamo, ciò che non fu possibile che quando la mente dormiva: la costola allora rivelerebbe la potenza dell'anima che risiede nei sensi esterni. La leggenda rabbinica sdoppia E.: la donna formata dapprima dal fango, ebbe nome Lilith, ma fu scacciata per la sua cattiva condotta: E. non sarebbe che la seconda moglie: presso lo Ps. Ionatan essa fu formata precisamente dalla tredicesima costa d'Adamo. Nell'affine letteratura degli apocrifi giudaici E. uscì direttamente dalla terra, sotto l'aspetto di giovenca; altrove ci si dice che, pur essendo stata la costola creata insieme con Adamo, E. non fu formata che una settimana dopo, e fu messa nel paradiso quaranta giorni dopo Adamo: la seduzione del serpente avvenne precisamente all'ottantesimo anno, secondo mese, diciassettesimo giorno e dopo sette anni di dimora nel paradiso (Kufalié o Giubilei, II, 14; III, 45-46); la fantasiosa Vita di Adamo ed Eva vorrebbe che E. sia stata due volte sedotta, ne segnala la penitenza fattane per il peccato puramente di gola; per guarire Adamo morente volle tornare nel paradiso a prendervi l'olio medicamentale, impeditane dall'angelo S. Michele (versione tedesca di Fuchs presso Kautzsch, Pseudepigraphen des Alten Testaments, Tubinga 1921, p. 512 segg.).
La letteratura cristiana tenne conto della creazione d'Eva dal fianco di Adamo, e vi vide il tipo della formazione della Chiesa dal petto, trapassato dalla lancia sul Calvario, del Redentore (Tertulliano, De anima, XLIII). La parte poi presa da Eva alla caduta del genere umano, mentre la poneva in antitesi col nome ricevutone, quasi a parodia, di "mater viventium", ha ben presto richiamata la cooperazione di Maria al riscatto, operato dal figlio suo Gesù; così già S. Giustino, Dial. c. Tryph., 100 (Patr. gr., VI, 710) mette in contrasto la disobbedienza di Eva col fiat di Maria; famosa è la frase concisa di S. Ireneo: quod alligavit virgo Eva per incredulitatem, hoc virgo Maria solvit per fidem (Adv. Haer., III, 22, 4; V, 19, 1). Tal concetto ritorna in Dante, che vede Eva nella mistica rosa del Paradiso ai piedi stessi di Maria (Par., XXXII, 4-6).
Per l'iconografia, v. adamo.
Bibl.: F. A. von Lehner, Die Marienverehrung in den ersten Jahrhunderten, 2ª ed., Stoccarda 1886; E. König, Der Evaspruch in Gentile. 4, 1, in Zeits. für altt. Wiss., 1912, pp. 22-32; G. Meignan, De l'Éden à Moïse, Parigi 1895; Dreyfus, Adam u. Eva nach Auffassung des Midrasch, Strasburgo 1894; J. Göttsberger, Adam u. Eva, Münster 1913.