RADICE, Evasio
Patriota, nato a Vercelli verso il 1790, morto a Genova il 29 ottobre 1855. Era capitano d'artiglieria e insegnante all'accademia militare di Torino quando prese parte alla rivoluzione piemontese del 1821, e dopo il fallimento di quel moto fu costretto all'esilio, mentre con sentenza del 19 luglio dello stesso anno era condannato a morte in contumacia.
Rifugiatosi in Spagna, combatté nelle file dei costituzionali, quindi andò in Irlanda, e a Dublino insegnò letteratura italiana in quell'università. Durante l'esilio strinse relazione col Mazzini, da lui conosciuto personalmente a Londra nel 1846, quando si dispose a tornare in Piemonte, dove, del resto, avrebbe potuto liberamente penetrare, essendo già prima stato graziato in parte nel 1840, e del tutto con l'indulto del 1842. Tuttavia rimase per alcun tempo a Parigi e in Svizzera, e poco prima della promulgazione dello statuto tornò definitivamente a Torino, dove fu reintegrato nel grado militare. Eletto deputato alla prima legislatura del parlamento subalpino e riconfermato per la terza e la quarta, fu assiduo alle sedute parlamentari, prendendo talvolta parte alle discussioni, come, ad esempio, quando fu discusso il trattato di pace con l'Austria, pronunciando un discorso di opposizione, nonostante il proclama di Moncalieri.
Il Gioberti, assunto al potere nel novembre del 1848, lo aveva mandato ministro plenipotenziario alla Dieta di Francoforte, e poco dopo incaricato di una missione nel Belgio, in previsione del congresso di Bruxelles, che poi non fu indetto. Ma caduto il Gioberti nel febbraio del 1849, il R. fu subito richiamato in patria. Pochi giorni prima di morire era andato a Genova, dopo un soggiorno a Ginevra; e colà morì di colera.
Bibl.: Necrologia nell'Italia e popolo di Genova, del 3 novembre 1855; A. Manno, Informazioni sul Ventuno, Firenze 1879; Protocollo della Giovine Italia, III, IV e VI.