EVIRAZIONE (dal lat. eviratio; fr. éviration; sp. evirilación; ted. Entmannung; ingl. emasculation)
Asportazione delle ghiandole genitali maschili, sia volontaria, a scopo sanitario o ascetico, sia imposta da regime autocratico sessuale poligamico o da fini artistici. Gli effetti sono molto diversi a seconda che venga praticata nel periodo prepubere o nel periodo successivo al pieno sviluppo sessuale. Nel primo caso s'ha la mancanza dello sviluppo (e in parte inversione) del tipo somatico e psichico virile, dei caratteri sessuali secondarî e degl'impulsi sessuali corrispondenti (eunuchismo vero) con atrofie o ipertrofie endocrine collaterali (tiroide e timo; ipofisi e surrenali corticali). Nel secondo caso s'hanno parziali regressioni dei caratteri sessuali secondarî, e atrofia prostatica; esagerato accumulo di grasso nei tessuti, senilità precoce, attenuazione dapprima e poi anche abolizione degl'impulsi sessuali. Soprattutto alla mancanza delle cellule del Leydig del tessuto diastematico e delle cellule del Sirtoli si debbono questi fenomeni regressivi, poiché essi non compaiono quando si ha distruzione del tessuto seminifero non accompagnata da quella del tessuto interstiziale (criptorchidismo, legature del deferente). V. anche castrazione; eunuchismo.
Gli evirati. - Cantori ai quali, mediante l'evirazione, veniva impedita la mutazione della voce, onde a questa rimaneva il carattere delle cosiddette voci bianche. Sennonché, sviluppandosi intanto il resto dell'organismo, la voce, mentre conservava il colore infantile o femminile acquistava un'estensione e un'intensità molto maggiori e si poteva agevolmente educare ai più complicati virtuosismi.
Sembra che in Europa, e a scopo musicale, quest'uso sia stato introdotto solo verso il 1600 e che sia derivato dalla consuetudine delle liturgie orientali di adoperare certe voci artificiali dette falsetti (v.). Concorse alla sua diffusione il veto posto da varî pontefici contro il canto femminile non soltanto in chiesa, ma anche in teatro: onde convenne affidare le parti di donna a uomini che per la speciale qualità della voce le potessero sostituire. Ne derivò, come era naturale, che i "musici" (come pur si chiamavano) fossero molto ricercati e lautamente pagati: e pur troppo lo spirito di speculazione prevalse spesso sui sentimenti umani, e i genitori non si ritrassero dal sacrificare i loro figli, sottoponendoli, da bambini, alla barbara e immorale operazione. Vi furono allora chirurghi che si dedicarono a questa specialità, e che, chiamati ad operare presso le principali corti d'Europa, ammassarono ingenti fortune. Né, ad estirpare questa mala pianta, valsero per oltre due secoli le proteste degli onesti, come non valsero le invettive del Parini e del Foscolo. Dai primi del Seicento fino ai primi dell'Ottocento chiese e teatri furono popolati da una folla di cantori evirati che suscitarono gli entusiasmi di tutti i pubblici e perfino di uomini quali il Goethe, il Maffei ed altri, poiché la maggior parte di essi possedevano voci stupende ed arte squisita.
Ma col mutare dei tempi, l'avversione contro il barbaro uso crebbe a tal punto che anche i governi se ne interessarono. La Repubblica romana, nel 1798, escluse i musici dai teatri; a Milano, dopo la caduta di Napoleone, un simile divieto fu fatto da Francesco I. Tuttavia i castrati continuarono ad esistere ancora per qualche tempo, specialmente a Roma come cantori della Cappella Sistina. Carlo Broschi (Farinelli), Baldassare Ferri, Gaetano Majorano (Caffarelli), Gioacchino Conti (Gizziello), Giovanni Francesco Grossi (Siface), Luigi Marchesi, Loreto Vittori, Domenico Annibali, Giovanni Carestini, Gaetano Guadagni, Francesco Bernardi (Senesino), il Grimaldi (Nicolino), il Fontana (Farfallino), Gaspare Pacchiarotti e molti altri furono celeberrimi "musici"; tra gli ultimi ricordiamo Girolamo Crescentini e Giovanni Battista Velluti, come, tra quelli addetti alla Cappella Sistina, Domenico Mustafà. Ormai l'uso è totalmente scomparso.
Bibl.: C. F. Becker, Zur Geschichte der Castraten, in Cäcilia, 1828, p. 69; J. Blasche, Die Castraten und ihr Einfluss auf die Entwick. der Tonk., in Sängerhalle, 1900; n. 22; G. Monaldi, Cantanti evirati celebri nel teatro italiano, Roma 1920; C. Ricci, Figure e figuri del mondo teatrale, Milano 1920; F. Haböck, Die Gesangkunst der Kastraten, Vienna 1923; A. G. Labanchi, Gli eunuchi e le scuole del canto del sec. XVIII, Napoli 1923.