Evoluzione creatrice (Evolution creatrice)
(Évolution créatrice) Opera di H. Bergson, pubblicata nel 1907. Il tema dell’evoluzione, centrale nella riflessione biologica e scientifica del sec. 19° (➔ evoluzionismo), viene rielaborato da Bergson evidenziando le insufficienze del positivismo. Sia l’approccio meccanicistico, secondo il quale l’evoluzione risulta da parti preesistenti per causalità e automatismo, sia l’approccio finalistico, ove la finalità è intesa come piano preesistente secondo il quale le specie si evolvono «intenzionalmente», sono insufficienti per spiegare l’e., che è processo «creativo» in cui la vita «agisce» mediante forze che ne «organizzano» lo «slancio» (élan vital) e in cui la «materialità» delle forme fisse è inerzia. L’organismo risulta da tale «organizzazione» (contrapposta alla «fabbricazione») ed è caratterizzato dalla «durata», ossia dal tempo della vita e della «coscienza», eterogeneo rispetto al tempo «spazializzato» e omogeneo della scienza. La «coscienza» del vivente permette di superare l’«istinto», immediato e sicuro, ed elabora, in quanto «intelligenza», possibilità di adattamento. La vita è una «creazione» che continuamente «disfa» la materia, mediante processi di organizzazione «invisibili» dei quali l’organismo «visibile» costituisce soltanto una temporanea realizzazione. Le coppie vuoto-pieno, disordine-ordine, nulla-essere rinviano a cristallizzazioni concettuali illusorie; le esigenze di assolutezza e autosufficienza che esse veicolano, sono di natura meramente psicologica.