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EVOLUZIONISMO

di Antonio Aliotta - Enciclopedia Italiana (1932)
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EVOLUZIONISMO

Antonio Aliotta

. È quella concezione filosofica che spiega la formazione del mondo fisico, delle specie viventi, della coscienza e della società umana con uno stesso processo di sviluppo naturale e si deve perciò distinguere dalle altre teorie che, pur ammettendo una formazione storica graduale, riconoscono in essa l'attuarsi d'un piano divino; e tanto più da quelle che considerano il processo, non come un succedersi di fasi nel tempo, bensì come un ordine logico di momenti dialettici, alla maniera del Hegel. L'evoluzionismo si contrappone a tutte le spiegazioni finalistiche, in quanto pretende di dar ragione di ogni sviluppo con cause puramente naturali; e nega l'immutabilità dei tipi, così per le specie chimiche e biologiche, come per le forme della vita spirituale e sociale.

Di evoluzionismo, in questo senso specifico, si può parlare propriamente soltanto nel sec. XIX. Secondo Herbert Spencer (1820-1903), l'evoluzione è il passaggio da un'omogeneità relativamente indefinita e incoerente a un'eterogeneità relativamente definita e coerente. Questo passaggio si spiega col principio della conservazione della forza, per cui la stessa causa, agendo su cose diverse e in differenti situazioni, deve produrre effetti diversi, cioè una moltiplicazione delle varietà qualitative. Ma la legge, della quale lo Spencer si serve, riguarda la conservazione della quantità dell'energia, ma nulla ci dice in riguardo alla qualità delle sue trasformazioni. In qualunque senso queste avvengano, anche nel processo inverso di dissoluzione, la legge si verifica egualmente. Inoltre, l'astratta spiegazione causale, se può render conto di ciò che accade nelle singole serie di fatti fisici e chimici, non spiega come queste serie possano coordinarsi e convergere verso il raggiungimento di quel risultato che è la conservazione della vita d'un organismo. Il calcolo delle probabilità non permette di considerare come dovuti al caso questi accordi.

Queste ed altre difficoltà hanno condotto l'evoluzionismo a lasciare la forma meccanica che esso aveva nello Spencer, come si vede già nel pensiero dell'Ardigò, che insiste sull'aspetto originale, per cui le nuove formazioni si distinguono pur nell'unità dell'indistinto sottostante, e si ferma alla pura descrizione del processo. Ma, anche per l'Ardigò, come già per lo Spencer, la coscienza è un prodotto; e l'indistinto delle sensazioni è anteriore alla distinzione di soggetto ed oggetto. Onde egli, mentre critica, come un residuo metafisico, l'Inconoscibile di Spencer, non si accorge che l'indistinto, onde sarebbe scaturita la vita psichica, trascende anch'esso l'esperienza. Se vogliamo veramente mantenerci entro i limiti di essa con vero metodo positivo, dobbiamo riconoscere che non c'è esperienza senza un soggetto più o meno oscuramente consapevole. A ciò conduce anche l'osservazione del modo spontaneo di reagire e della capacità di scelta da parte degli organismi, anche più rudimentali. Così si spiega come le variazioni, anche piccole, possano sommarsi, dirigendosi tutte in un senso determinato; il che era inesplicabile con la semplice selezione naturale, di cui parlava il Darwin.

Ai neo-darwinisti si sono perciò in biologia opposti i neo-lamarckisti, ricollegandosi al Lamarck. Nel campo filosofico si è passati a una forma di evoluzionismo che ripudia il meccanicismo e pone come punto di partenza e come forza motrice del processo evolutivo l'attività psichica nella sua forma impulsiva. L'evoluzionismo viene così, nei sistemi del Hartmann, del Wundt, del Fouillée, del Paulsen a confluire col volontarismo, che, ispirandosi a Schopenhauer, pone nel volere impulsivo l'essenza della realtà; e sbocca nella teoria del pragmatismo, che considera la funzione conoscitiva e, in genere, tutto lo sviluppo dello spirito come il prodotto dell'adattamento attivo della volontà che si costruisce i suoi strumenti di azione (W. James, J. Dewey, F. C. S. Schiller). Il processo evolutivo finisce addirittura col presentarsi in antitesi al meccanicismo nella filosofia del Bergson, il quale considera l'intelletto e il mondo della materia, che la scienza formula nelle sue leggi, come il prodotto d'un'inversione dello slancio vitale, che, invece di proseguire in avanti verso nuove creazioni, s'indugia pigramente e si distende nello spazio. La vita, nel suo processo di sviluppo, può esser colta solo per un'immediata intuizione che la segua nella sua mobilità, nelle sue produzioni imprevedibili, partendo dallo slancio iniziale, che si dirompe poi nelle tre correnti diverse della vita vegetativa, dell'istinto animale, dell'intelligenza umana. L'evoluzionismo si libera così dalla pretesa di derivare la vita psichica dal meccanico comporsi di forze naturali; ma, anche in questa sua forma più raffinata, vuole ricostruire la genesi dell'intelligenza partendo da un'attività impulsiva e facendo appello ai bisogni dell'adattamento pratico. E in questo tentativo si aggira in un grande circolo vizioso: non è possibile parlare di adattamento, di utilità, di bisogni pratici, senza mettere in funzione alcune categorie dell'intelletto.

Bibl.: R. Lamarck, Philosophie zoologique, Parigi 1809; C. Darwin, On the Origin of Species, Londra 1859; id., The Descent of Man, Londra 1871; H. Spencer, First Principles, Londra 1862; R. Ardigò, La formazione naturale nel fatto del sistema solare, Padova 1877; E. von Hartmann, Philosophie des Unbewussten, Lipsia 1869; W. Wundt, System der Philosophie, Lipsia 1879; A. Fouilée, L'évolutionisme des idées-forces, Parigi 1882; F. Paulsen, Einleitung in die Philosophie, Berlino 1892; J. Dewey, Studies in Logical Theory, Chicago 1903; W. James, Pragmatism, New York 1907; F. C. S. Schiller, Riddles of the Sphinx, Londra 1891; H. Bergson, L'évolution créatrice, Parigi 1907; G. F. Romanes, Darwin and after Darwin, Londra 1892-95; J. Mark Baldwin, Mental Development, New York 1896; id., Development and Evolution, 1902; F. Le Dantec, Lamarckiens et Darwiniens, Parigi, 2ª ed., 1904; J. Dewey, Darwin's Influence on Philosophy, New York 1910; G. Richard, L'idée d'évolution dans la nature et dans l'histoire, Parigi 1902; Y. Delage e M. Goldsmith, Les théories de l'évolution, Parigi 1909.

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