expat
s. m. e f. inv. Chi abbandona il proprio luogo d’origine per stabilirsi temporaneamente o definitivamente in un Paese straniero.
• Di sé [Vidiadhar Surajprasad] Naipaul parla come di «un perenne expat, uno senza patria», e probabilmente è questa condizione ad aver favorito l’affinamento di quella «descrizione percettiva, unita ad un esame accurato incorruttibile che ci costringe a vedere la presenza di storie soppresse», evidenziata dalla Reale Accademia che nel 2001 gli assegnava il premio Nobel. (Laura Strano, Piccolo, 7 settembre 2011, p. 38) • Cara Italia, ti scrivo. E ti snobbo. Nonostante tu abbia le città più belle al mondo, costellate di paesaggi e opere d’arte che fanno impallidire il resto del mondo. È questa la cartolina inviata al Belpaese dagli expat. Abbreviazione di expatriate, gli espatriati. Quelli che lasciano per un po’ o per sempre la nazione di cui hanno ancora in tasca il passaporto. (Marcello Calvo, Giornale d’Italia, 24 settembre 2015, p. 3, Attualità) • All’epoca della sua nascita, l’istituto sabaudo [l’International School of Turin] sembrava lontanissimo dalla realtà quotidiana di una formazione scolastica che aveva priorità diverse. «Fu l’ambasciatore Usa, Richard Gardner, a proporci di aprire una scuola americana: sapeva che stavamo tentando di dar vita a Torino a un’associazione che facesse da ponte con le loro istituzioni. E investire in cultura ci sembrò il modo per far crescere la città», racconta [Enrico] Salza. Che, insieme ad altri soci, ha scommesso su un’intuizione: dare a un manipolo di studenti ‒ molti sono figli di «expat» ‒ una formazione internazionale, una chiave d’accesso e di successo. (Antonella De Gregorio, Corriere della sera, 14 giugno 2017, p. 22, Cronache).
- Accorciamento del s. ingl. expatriate.
- Già attestato nella Stampa del 23 agosto 1992, p. 20, Spettacoli (Marina G. Goldsmith).