EXTISPICIO (lat. extispicium)
Si chiamava con questo nome l'ispezione degl'intestini (exta) delle vittime, fatta dal sacerdote sacrificante, in origine col semplice scopo (come presso i Romani) di verificare se fossero ritualmente puri e quindi degni della divinità in onore della quale si bruciavano come parte del sacrificio. Inoltre, presso gli Etruschi, l'extispicio mirava a trarre, dallo stato degl'intestini delle vittime, predizioni riguardanti il futuro.
Oggetto speciale di osservazione era il fegato (gr. ἧπαρ) delle vittime, onde il nome di epatoscopia a questa forma di divinazione. Il fegato era infatti considerato dagli antichi come sede della vita; inoltre esso è fra tutti i visceri quello che presenta maggiori variazioni e rispecchia in tutte le particolarità gli affetti dell'animo di ciascuno. L'epatoscopia era la forma di divinazione ufficiale e più in uso presso i Babilonesi (cfr. Ezechiele, XXX, 26), dov'era praticata da un sacerdote apposito (baru). Il testo più antico che contiene osservazioni sul fegato delle vittime rimonta a circa il 1975 a. C.; da allora in poi simili testi si fanno sempre più numerosi, e ci rimangono ancora modelli di fegato in argilla, costruiti per facilitare con l'aiuto di apposite scritture le osservazioni e le conclusioni da trarne. Dai Babilonesi l'epatoscopia passò agli Hittiti; è incerto se da questi, non sappiamo più per quali vie, sia passata agli Etruschi, che ugualmente costruivano modelli di fegato, come quello celebre, in rame, conservato nel Museo civico di Piacenza (v. etruschi: XIV, p. 521 seg.).
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, Monaco 1912; W. Deecke, Etruskische Forschungen, IV, Stoccarda 1880; A. Stieda, Anatomisch-archäologische Studien, I, ii, Wiesbaden 1910; C. Thulin, Die etrusckische Disciplin, II, Giessen, 1906; B. Meissner, Babylonien und Assyrien, II, Heidelberg 1925; R. Pettazzoni, Elementi extra-italici nella divinazione etrusca, in Studi etruschi, I, Firenze 1927, p. 195 segg.; G. Furlani, Epatoscopia babilonese ed epatoscopia etrusca, in Studi e materiali di st. d. relig., IV (1928), p. 243 segg.; F. Schachermayr, Etruskische Frühgeschichte, Berlino 1929, p. 295 segg.