RAIMONDI, Ezio
Filologo, critico e storico della letteratura e della cultura, nato a Lizzano in Belvedere (Bologna) il 23 marzo 1924. È professore ordinario di Letteratura italiana presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Bologna (dal 1974), dopo avervi insegnato Lingua e letteratura italiana nella facoltà di Magistero (dal 1962). È socio nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei e presidente della Società editrice Il Mulino. Allievo, nell'ateneo bolognese, dell'umanesimo tardoromantico di C. Calcaterra e della nuova storiografia artistica di R. Longhi, si è affermato, con l'edizione critica dei Dialoghi di T. Tasso (1958), tra i più sottili interpreti della ''nuova filologia'' italiana, erede di illustri modelli tedeschi attraverso il magistero di M. Barbi e di G. Contini.
All'esegesi dei classici italiani R. ha dedicato cure assidue, perfezionando il proprio strumentario ecdotico, dopo la collaborazione alla silloge dei Poeti del Duecento di G. Contini (1960: con restauri dedicati al Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei), in un'attività compresa fra le edizioni dei Trattatisti e narratori del Seicento (1960), delle Opere di N. Machiavelli (1967) e la fine rilettura strutturale − in collaborazione con L. Bottoni − dei Promessi Sposi manzoniani (1987). In parallelo si situano ricerche critiche di ampio orizzonte, che rivelano il gusto di un'informazione estetica europea (rivissuta tra i poli ermeneutici di Wölfflin, Focillon, Curtius, Auerbach, Spitzer, Heidegger, il New criticism americano e il Formalismo russo), sempre nell'ottica, secondo il modello storiografico di L. Febvre, di "una filologia semantica degli strumenti mentali, degli stati d'animo storicamente individuati". Le aree di applicazione coprono, dopo l'indagine su Codro e l'umanesimo a Bologna (1950, 19872), tutta la letteratura italiana. Nel settore medievale emergono i saggi raccolti in Metafora e storia. Studi su Dante e Petrarca (1970, 19772), in quello umanistico rinascimentale i volumi Rinascimento inquieto (1965, 19942) e Politica e commedia. Da Beroaldo a Machiavelli (1972), nell'area secentesca i saggi di Letteratura barocca (1961, 19822) e Anatomie secentesche (1966), cui si debbono aggiungere le prove settecentesche − da Il concerto interrotto (1979) a Le pietre del sogno. Il moderno dopo il sublime (1985) − e otto-novecentesche tra Il romanzo senza idillio. Saggio sui ''Promessi Sposi'' (1974, 19872), Il silenzio della Gorgone (1976) e La dissimulazione romanzesca (1990). In questa fitta trama di riferimenti, s'inseriscono notevoli saggi dedicati ad alcuni centri d'interesse tipici di R.: ancora il Tasso nel volume Poesia come retorica (1980) − fondamentale radiografia della Gerusalemme Liberata - ma soprattutto il Seicento e il Novecento, quasi ricomposti, in paginature limpide, dopo un libro su Renato Serra. Il lettore di provincia (1964; integrato dalle ricerche di Un europeo di provincia: Renato Serra, 1993), nei panorami della Storia della letteratura italiana diretta da E. Cecchi e N. Sapegno (del 1967 il saggio su Scienziati e viaggiatori, del 1969 quello su D'Annunzio, del 1987 le Poetiche della modernità e la vita letteraria che divengono l'affresco di un'epoca).
Dalla sua cattedra d'italianistica R. si è fatto interprete delle migliori istanze di rinnovamento della critica postcrociana, entrando nel dibattito teorico relativo sia alla letteratura, sia alle morfologie storiche del sapere. A quest'area d'impegno vanno ricondotte ricerche interdisciplinari come Tecniche della critica letteraria (1967), Letteratura e scienza (1978), I lumi dell'erudizione (1989) e il tentativo, un unicum nella critica, di ripercorrere l'intera storia culturale italiana dalle origini medievali al postmoderno, in forma di analisi stilistica e retorica: il saggio Poetiche e retoriche dominanti edito nella Letteratura italiana diretta da A. Asor Rosa (nel volume Le forme del testo, tomo i, 1984, pp. 5-339, che contiene il contributo in questione, redatto con A. Battistini; poi in saggio a due voci Le figure della retorica. Una storia letteraria italiana, 1990). Il tempo sembra comunque porre in luce sempre più gli interessi non solo italianistici di R., che, fin dall'epoca dei suoi studi con Calcaterra, coltivò, in un settore più segreto, ma non per questo meno importante, una saggistica centrata su nodi cruciali della cultura mitteleuropea moderna: F.W.J. Schelling, K.W. von Humboldt, J. Burckhardt, F. Kafka, W. Benjamin, N.S. Trubečkoj, M. Bachtin, la critica simbolica, la neoretorica, l'idea di filologia nell'epoca industriale, ecc. Lo specimen più alto di quest'ottica mai occasionale e sempre valutativa in itinerari da "umanista esatto" che non dimentica Nietzsche, è forse il grande saggio su Baudelaire del 1981, che presentava una felice silloge di Scritti sull'arte del poeta francese in una nuova versione italiana. Da segnalare infine anche le riviste dirette da R. (Convivium, Lingua e Stile, Intersezioni) che si sono fatte, in tempi diversi, garanti della stessa metodologia problematica, e con aperture senza preclusioni di ambiti e temi.
La Bibliografia degli scritti di R. si legge nell'ampia raccolta di saggi I sentieri del lettore (premessa e cura di A. Battistini, 3 voll., 1994; vol. 3°, pp. 534-83).
Bibl.: A. Stabile, I buoni maestri, Milano 1988; M. Baiardi, Ezio Raimondi, Firenze 1990.