F
. Sesta lettera dell'alfabeto latino, nel quale era chiamata ef, e di tutti gli alfabeti da esso derivati. Sembra che questo segno sia stato un'innovazione dei Greci, i quali, avendo adoperato il wau fenicio a indicare il suono v, dovettero sostituirlo con un altro per designare la sonora bilabiale esistente nella lingua dei poemi omerici (come dimostrò, con argomenti desunti dalla loro metrica, per il primo R. Bentley) e conservatosi fino ai tempi storici in varî dialetti. Secondo questa ipotesi, il segno F sarebbe derivato da quello dell'E, a cui venne tolto un tratto orizzontale, e per la sua forma simile a un doppio Γ fu chiamato dai grammatici della bassa età digamma. Venuto meno l'uso del digamma, i Greci conservarono col solo valore numerale di 6 il segno ς, che del digamma è una variante grafica; il nome che gli si dà di stigma è dovuto alla confusione avvenuta col nesso grafico στ della tarda scrittura dei manoscritti.
La forma dell'f è del resto assai vicina a quella dell'e anche nelle iscrizioni latine, in cui la vocale ha la strana forma ??? in esse infatti l'F ha la forma ???. Al digamma greco risale l'F latino.
La forma corsiva di questa lettera è derivata dal fatto che nella scrittura dei manoscritti medievali per evitare ogni confusione possibile con la lettera e si è allungato notevolmente in basso il tratto verticale, mentre poi nella scrittura corsiva per maggiore rapidità si sono fusi i due tratti orizzontali, formandone un occhio.
Foneticamente la f è una consonante costrittiva sorda labiodentale, pronunziata cioè stringendo i denti superiori contro il labbro inferiore. Accanto ad essa, si riscontra in alcune lingue antiche e moderne una pronunzia sorda bilabiale, ottenuta cioè facendo passare la corrente d'aria attraverso le labbra raccostate (quando si soffia per spegnere un cerino si emette un suono bilabiale): ma questo suono è piuttosto instabile ed è facilmente nel sistema fonetico sostituito da f labiodentale ovvero da h. Diversa era originariamente la ϕ greca, costituita da p + h e perciò trascritta ph: solo in età imperiale si giunge alla pronunzia f.
Musica. - La lettera F fu adoperata, nella scala musicale medievale, a designare la nota che oggi presso le nazioni latine viene detta fa. Nella scala guidoniana (sec. XI) essa appariva nella forma maiuscola allorché stava a indicare il fa della prima ottava; nella forma minuscola quando indicava il fa della seconda ottava. Intorno al sec. X la lettera stessa, posta all'inizio della prima linea del nascente rigo musicale, funzionò da chiave segnando l'intonazione dei neumi posti sulla linea medesima. Essa, perciò, può essere considerata come la prima chiave musicale conosciuta e adoperata. La sua figura, alterandosi poi sotto la mano dei copisti, prese la forma dell'attuale chiave di fa o di basso. U1iita, infine, alle sillabe guidoniane fa e ut formò il termine musicale Ffaut indicante il suono fa nell'esacordo di ut. Nella musica moderna (e già dal sec. XVII) la lettera medesima è adoperata anche come segno di colorito, abbreviazione di "forte" Se, poi, essa è preceduta dalla lettera m o se è raddoppiata o anche triplicata, sta a rappresensentare le espressioni "mezzo forte" e "fortissimo". Presso i Tedeschi e presso gl'Inglesi il suono fa è ancora designato dalla lettera F (F dur "fa maggiore, F moll "fa minore" ecc.). G. Gas.
Filosofia. - Nella logica sillogistica la lettera F vale come simbolo per indicare, negli esametri mnemonici designanti con le loro singole parole i varî modi del sillogismo (v. sillogistica), che i modi delle figure seconda, terza e quarta corrispondenti alle parole comincianti con essa (Festino, Felapton, Ferison, Fesapo, Fresison) possono essere ridotti al modo della prima figura la cui parola mnemonica ha la stessa iniziale (Ferio).