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FAÀ DI BRUNO, Carlo

di Guido Fagioli Vercellone - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)
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FAÀ DI BRUNO, Carlo

Guido Fagioli Vercellone

Nacque ad Alessandria il 4 genn. 1814, uno dei dodici figli (fra i quali anche Emilio, Giuseppe e Francesco si illustrarono in vari campi) di Lodovico, marchese di Bruno e conte di Carentino, e di Carolina Sappa de' Milanesi, entrambi patrizi alessandrini, l'uno nipote del vescovo di Asti e l'altra di quello di Acqui: un contesto familiare, dunque, di salda tradizione cattolica.

Il padre, figura di spicco nella vita della sua città, aveva governato per nove anni come riformatore l'organizzazione degli studi di Alessandria, ricoperto la carica di sindaco alternativamente nel capoluogo, in Bruno e in Solero, riorganizzato il Monte di pietà e fondato l'istituto delle Signore della Carità.

La madre curò personalmente la prima educazione dei figli, sebbene il F. in particolare ne fosse presto separato, perché inviato a svolgere gli studi nel collegio delle Scuole pie di Savona, dove già suo padre era stato educato, e dove ebbe per principali maestri i padri P. G. Carosio e C. Massucco. Qui si distinse straordinariamente, tanto da esser proclamato, nell'anno scolastico 1832, principe dell'Accademia degli Angustiati, premio ambitissimo in quel collegio, che comportava la esecuzione di un ritratto a olio da appendersi a perpetua memoria al di sopra della porta della cella occupata dallo studente premiato (di quello del F. la riproduzione è stata tramandata in Numero speciale per il 3º centenario delle Scuole Pie di Savona, 1622-1922, Savona 1922).

Completati i corsi sotto la guida del p. G. Manara, direttore dell'istituto dal 1834 e amico di C. Botta, il F. aveva già maturato la sua vocazione, appoggiato dal padre che era rimasto assai legato ai suoi educatori, e prese l'abito dei calasanziani il 9 dic. 1834 (alcune fonti danno la data del 1833), iniziando subito, come era consuetudine di quell'Ordine, l'insegnamento a partire dai gradi più bassi. Il F. fu dunque prima maestro di grammatica a Finale Ligure, Chiavari e Savona, per passare poi alla cattedra di letteratura italiana nel collegio di Savona, e pervenire infine obtorto collo (si era appassionatamente attaccato all'insegnamento dell'italiano) a quella di lettere greche e latine nel liceo maggiore di Savona, ove rimarrà fino alla morte nonostante la malferma salute. Quasi tutta l'esistenza del F. si svolse dunque a Savona nell'ambito dell'insegnamento, in cui egli mise in luce straordinarie qualità umane, divenendo un insegnante affascinante e una guida molto amata dagli studenti, che egli soleva seguire anche dopo la loro uscita dal collegio, come nel caso di P. Boselli, il più noto dei suoi discepoli, che resterà in relazione con lui anche quando sarà già un avvocato affermato e un promettente uomo politico. Il F. riusciva sempre a far amare ciò che insegnava; e le sue letture di Dante o le sue traduzioni di Orazio duravano spesso oltre gli orari su richiesta degli allievi, fra i quali si era costituito un piccolo cenacolo. In campo letterario la produzione del F. è limitata quasi esclusivamente ad una serie di orazioni accademiche, la maggior parte inserite nelle pubblicazioni periodiche interne del collegio, ad alcune traduzioni di autori latini e greci, e a qualche trattatello minore; opere tutte riunite un decennio dopo la sua morte in un volume a cura del padre G. Solari, Scritti letterari editi ed inediti del padre Carlo Faà di Bruno, chierico regolare scolopio, professore di rettorica nel R. Collegio delle Scuole pie in Savona, Torino-Savona 1872.

Fra le Orazioni accademiche si può ricordare Fine ed uffizio delle belle lettere (1841), Genesi e caratteri della letteratura cristiana (1856), Roma e Bisanzio, o la Chiesa e l'Impero nel IV secolo (1857), Luce e armonia (1858), e Gabriele Chiabrera, letta nella solenne inaugurazione dei corsi del 1859. Delle Orazioni sacre si segnalano quella per il venerdì santo 1842, in Chiavari; il Panegirico di N. Signora dell'Orto, pure in Chiavari il 2 luglio 1843; e L'Immacolata Concezione, La Madonna del Buon Consiglio e Il Ss. Sacramento, recitati separatamente in Savona, tutti senza data. Le traduzioni sono rappresentate, nel volume sopracitato, da Vita di Gneo Giulio Agricola di Tacito (già stampato a Savona nel 1858); da Epistola de arte poetica ... di Orazio (già Savona 1858), dedicata al Boselli; e da La tavola, di Cebete Tebano (già Savona 1862). Non sono invece inseriti nella raccolta l'importante Tacito, Annali, Volgarizzamento di C. Faà di Bruno (Savona 1858), ed alcuni lavori minori, come Il Genio (in Saggio lett. dell'Accademia degli Angustiati, Savona 1832), Il secolo di Dante (in Saggio lett. dell'Acc. dei Concordi, Chiavari 1842) e La prima epoca dei Comuni d'Italia, Savona 1851. Un posto a parte, anche se sono inseriti nel volume curato dal Solari, meritano poi un Saggio d'iscrizioni funerali e sepolcrali (già Savona 1860), soggetto di cui il F. fu un appassionato cultore sia come raccoglitore sia come compilatore, e il suo unico esperimento di poesia, I sacramenti, una specie di catechismo mnemonico in versi.

Un episodio di qualche rilievo nell'attività letteraria del F. fu l'impegno da lui assunto di curare l'edizione della Vita di s. Giuseppe Calasanzio di N. Tommaseo, di cui fu amico e corrispondente, lavoro a cui egli si applicò con passione a Chiavari nel 1845, sia con correzioni e interventi sul testo sia per la parte tipografica. L'opera però incorse nella disapprovazione del provinciale degli scolopi liguri, p. Agostino Dasso, reazionario e austriacante, il quale prima chiese alcune modifiche al testo, poi, dopo la pubblicazione, cercò di impedirne la diffusione (cfr. L. Picanyol, Lettere, p. 37).In campo politico, sebbene moderato per tradizione familiare e per formazione, il F. non fu ostile alle novità, anzi accettò e propugnò l'idea nazionale, pur esprimendola entro limiti letterari, ispirandosi a temi medievali, come il giuramento di Pontida e il carroccio. Quando gli si presentò il problema di scegliere se continuare l'insegnamento nelle nuove scuole statali italiane o ritirarsi, egli aderi alla prima soluzione (sebbene ciò comportasse l'abbandono della cattedra di lettere italiane per quella di latino e greco), peraltro in linea con l'indirizzo dei padri liguri del suo Ordine, che dimostrarono maggiore elasticità di quelli di altre province. Per sei mesi l'anno, durante dieci anni, il F. fu anche predicatore pubblico nella cattedrale di Savona, seguito soprattutto dai giovani, per il contenuto delle sue orazioni, in cui "insegnava la religione attraverso la letteratura".

Dalla metà del secolo volle impegnarsi anche nella vita cittadina, nonostante gli impegni religiosi e scolastici e la salute precaria. Nel 1850 cominciò ad occuparsi degli asili e delle scuole serali, delle quali fu non solo sostenitore ma insegnante; sebbene umanista appassionato, fu membro attivo della Società economica, e fervente propugnatore della diffusione delle scuole tecniche a Savona. Per molti anni fece parte della commissione della Biblioteca civica, che fece arricchire di opere letterarie, ma anche scientifiche. Si adoperò, infine, per l'ampliamento del porto e per la costruzione della ferrovia Genova-Savona. L'ultimo suo impegno nella vita sociale fu un'intensa attività nel comitato per la partecipazione di artigiani e artisti savonesi all'Esposizione italiana di Firenze del 1862.

Nel marzo del 1862 il F., benché in precarie condizioni di salute, volle recarsi a Torino per assistere sul letto di morte il conte Appiani di Castelletto, marito della sorella Antonietta. In quella città egli, colto da "idrope di petto", morì il 18 maggio 1862.

Fonti e Bibl.: Genova Cornigliano, Arch. provinciale degli scolopi, cartella Faà di Bruno Carlo (contìene copia di brani del carteggio intercorso tra il F. e P. Boselli tra il 1853 e il 1862, una lettera autografa al Boselli del 19 febbr. 1859 con la risposta del Boselli al F., e un biglietto autografo del Tommaseo); G. Solari, Elogio funebre di C. F. di B...., Savona 1862 (poi, con varianti, come prefazione agli Scritti editi e inediti ... ); T. Viñas, Index bio-bibliographicus CC. RR. PP. Matris Dei Scholarum piarum qui in universo Ordine..., II, Romae 1909, pp. 142 s.; L. Del Buono, Religiosi Scholarum piarum qui provinciae Liguri et Pedemontanae ab anno 1800 ad annum 1850 adscripti fuerunt, IV, Florentiae 1926, pp. 114 ss.; L. Picanyol, Lettere scelte di illustri scolopi, in Rass. di storia e bibliografia scolopica, XV (1950), pp. 36 s.; Id., La biblioteca scolopica di S. Pantaleo di Roma, I, Libri, opuscoli e scritti minori, Roma 1952, pp. 76, 122; Diccionarto encicl. escolopio, II, Salamanca 1984, p. 217; E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, p. 185.

Vedi anche
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