fabbricare
Il verbo in D. è strettamente connesso con ‛ fabbro ' (v.) nel suo significato di " artefice che lavora una materia dura " e specificamente di " fabbro-ferraio ", e vale perciò fondamentalmente " forgiare ", " plasmare ": Fiore CXXX 11 in seno avea rasoio tagliente, / che 'l fece fabbricare a Tagliagola. In altri passi il verbo, sempre nel suo valore proprio, ricorre in immagini: Cv I XI 11-12 lo mal fabbro biasima lo ferro appresentato a lui... Così sono alquanti... che vogliono che l'uomo li tegna dicitori; e per scusarsi dal non dire o dal dire male... incolpano... lo volgare proprio, e commendano l'altro lo quale non è loro richesto di fabbricare (analogamente in VE I VI 7 Fuit... hebraicum ydioma illud quod primi loquentis labia fabricarunt). Così anche in Cavalcanti Di vil matera 16 (" Amore à fabricato ciò ch'io limo ": Amore fu il fabbro, colui che forgiò quello che scrivo; io non faccio che limarlo); e cfr. Pg XXVI 115-117 questi... / fu miglior fabbro del parlar materno. In Sacchetti Nov. 166, ‛ fabbrica ' è l'officina del fabbro-ferraio, e ‛ fabbricare ' vale sempre " forgiare ": " trovorono [il fabbro] alla fabbrica che fabbricava un vomere ". Fuori dell'area toscana, nel poemetto veronese Della caducità della vita umana, v. 38 (Contini, Poeti I 655), ‛ fabricà ' si trova in connessione con ‛ fosina '. Nel senso di " plasmare " il verbo sembra usato da D. anche in Cv III VI 6 quelle menti angeliche che fabbricano col cielo queste cose di qua giuso.