FABBRO
Questo termine designa, da solo, in italiano l'artefice del ferro o "fabbro ferraio", ma in latino, da cui la voce deriva, faber è seguito di solito da un epiteto che designa sia la materia lavorata (faber aerarius; argentarius; eborarius; ferrarius; tign(u)arius) sia il genere di attività (faber lectarius; pectinarius; sigillararius); quando faber è usato da solo si tratta per lo più del faber tignarius, il carpentiere (gr. τέκτων). Solo molto tardi il faber senz'altra designazione è il ferrarius; così al tempo d'Isidoro di Siviglia, che fa senz'altro derivare faber a fa(ciendo) fer(ro) (Orig., XIX, 6). Anche nelle lingue germaniche il vocabolo corrispondente ha subito una restrizione di significato: in ted. Schmied è il fabbro, ma vocaboli come Goldschmied "orefice", Messerschmied "coltellinaio" mostrano che il termine significava anticamente "lavoratore di metalli" in genere. Da questa genericità di significato, oltre che dall'importanza del mestiere, sempre crescente col diffondersi dell'uso del ferro, deriva il fatto che la parola per "fabbro" è divenuta cognome frequentissimo (ital. Fabri, Fabbri, Fabris, Favretto, Fauro, ecc.; franc. Fabre, Favre, Febvre, Fèbre, Lefebvre, Lefèvre; ted. Schmed, Schmidt, Schmitt, ecc.; ingl. Smith).
L'importanza dell'uso del ferro, la sua introduzione in epoca relativamente recente e la sua complessa metallurgia hanno fatto sì che presso quasi tutti i popoli anche ai fabbri si attribuissero saggezza eccezionale e addirittura poteri magici. Generalmente, il dio protettore dei fabbri è lo stesso cui si attribuisce la capacità di estrarre dal minerale il metallo, cioè il dio del fuoco: Efesto, Vulcano e, presso i Babilonesi, Nusku. Ma nella religione babilonese-assira si attribuiva ai fabbri anche un protettore speciale, Ea, il dio creatore e mago. E se l'attività del fabbro poté presso qualche popolo essere considerata esclusivamente come benefica, altrove, specie nelle civiltà di carattere più primitivo, la si considerò soprattutto sotto l'aspetto magico. A ciò contribuì anche il fatto che il ferro era usato in prevalenza per fabbricare armi. Così, presso gli antichi Germani, come ancor oggi tra le popolazioni della Siberia, al concetto di fabbro si associa quello di popolazioni di pigmei, dimoranti in caverne o nella profondità della terra, colà dove giacciono i minerali e i tesori. Di simili credenze non mancano sopravvivenze nel folklore.
In Roma antica, i fabri erano organizzati in collegia; nell'esercito dei tempi più antichi, vi erano le due centurie di fabri (cír. Livio, I, 43) comandate dal praefectus fabrum (fabrorum): titolo che perdurò anche sotto l'Impero, perdendo però allora il carattere di ufficio militare e potendo essere anche esclusivamente onorifico.
Per la lavorazione del ferro nelle varie età, v. ferro.