FIOGHI, Fabiano
Nacque nella prima metà del sec. XVI a Monte San Savino (Arezzo) da Vincenzo, di famiglia ebraica.
Non si sa se il cognome Fioghi, attestato dalla Cronichetta del Monte San Savino di Toscana di A. Fortunio (Firenze, Sennartelli, 1583, p. 66) tra quelli delle famiglie presenti nella Libra di Monte San Savino durante il sec. XVI, sia quello originario del F. o se gli fu imposto dopo il battesimo. Il nome del padre, Vincenzo, non è tipico della tradizione ebraica; Fabiano era il nome del signore di Monte San Savino all'epoca in cui il F. ricevette il battesimo.
Secondo quanto egli stesso ci ha tramandato, il F. si convertì al cattolicesimo nel 1559. Non si hanno notizie riguardo la sua attività precedente la conversione né su quella degli anni immediatamente successivi. In una lettera del gennaio del 1570 indirizzata al cardinale Guglielmo Sirleto il F. mostra di conoscere personalmente il cardinale protettore dei neofiti e gli chiede una raccomandazione per un altro ebreo di Monte San Savino che, convertito grazie alle argomentazioni dello stesso F., stava per recarsi a Roma in cerca di un'attività (Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 6190, C. 263). Alcuni anni più tardi il F. si trasferì a Roma, probabilmente in seguito alla fondazione del collegio dei neofiti, avvenuta nel 1577 ad opera di Gregorio XIII. Nel collegio fu chiamato a ricoprire l'incarico di maestro di lingua ebraica; è datata 17 dic. 1578 una ricevuta autografa nella quale il F. dichiarava di ricevere 20 scudi quale compenso per il suo lavoro (Ibid., Ott. Lat. 2452, C. 70). Nel 1611 ricopriva ancora lo stesso incarico.
Il F. morì tra il 1611 e il 1628. A queste date risalgono infatti due edizioni del Dialogo ... ; mentre nell'edizione del 1611 è lo stesso F. che firmava la lettera dedicatoria, nell'edizione del 1628 la lettera dedicatoria, firmata da Alessandro Lancia, lo indicava come ormai deceduto.
La fama del F. è legata alla sua condizione di ebreo convertito al cristianesimo e di esperto di lingua ebraica. La perizia nella conoscenza dell'ebraico, delle Sacre Scritture e della letteratura rabbinica doveva risalire presumibilmente all'epoca precedente la conversione, ma l'uso che di queste conoscenze fece il F. dopo il 1559 fu decisamente molto diverso. Il codice Vat. ebr. 519 della Biblioteca apostolica Vaticana, interamente di mano del F., contiene l'Officium Beatae Mariae Virginis da lui tradotto dal latino in ebraico, forse come personale esercizio spirituale. Nel codice Neofiti 39 della stessa Biblioteca, che contiene una raccolta di censure a diversi commenti rabbinici alle Scritture, è conservato un parere del F. del 1581, anch'esso autografo, Del cutheo, e gentile nell'Alfesi se comprende i christiani. si tratta di un tipico frutto dello zelo degli studiosi neofiti che in un passo del rabbino Jona, il quale commentava l'opinione dì Alfasi sul problema se si dovesse rispondere amen quandoun cuteo diceva una preghiera, vedeva nei cutei un esplicito riferimento ai cristiani. Il F. concludeva dunque che il passo in questione doveva essere evidentemente censurato. Si conservano inoltre alcuni suoi versi in ebraico con traduzione latina inviati a Gregorio XIII ed ai protettori del collegio dei neofiti (Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 6112, cc. 114-116).
L'opera per la quale il F. è conosciuto è il Dialogo fra il cathecumino et il padre cathechizante ... nel qual si risolvono molti dubij li quali sogliono far li Hebrei contro la verità della santa fede christiana, dedicato al cardinale Sirleto, che rappresenta uno dei primi testi di quella letteratura "controversistica" che ricevette grande impulso in seguito al concilio di Trento e che ebbe tra gli autori principali proprio degli ebrei convertiti. Dall'opera di uno di questi, la Confusio Iudaeorum di Andrea Del Monte, il F. trasse diversi spunti per la composizione del Dialogo. Il Dialogo, sia nella redazione pubblicata a Roma (presso gli eredi di A. Blado) nel 1582, sia in quella, più ampia, del 1611, è strutturato in cento capitoli, la maggior parte dei quali sono dedicati alla dimostrazione dell'effettiva venuta del messia, tratta non solo dall'interpretazione dell'Antico Testamento, ma anche da una lettura "di parte" di alcuni testi della letteratura rabbinica. Lo stesso procedimento è adottato nei capitoli dedicati all'affermazione della verità dei dogma della Trinità. Altri capitoli del trattato in forma di dialogo, il cui scopo principale era evidentemente quello di avvicinare l'ebreo convertito alle verità del cristianesimo e di allontanarlo nello stesso tempo dalla fede di origine, erano dedicate alla confutazione di alcune fra le più caratteristiche pratiche ebraiche, quali l'osservanza del sabato e la circoncisione, ed all'esposizione dei principali sacramenti. L'opera conobbe un discreto successo: ne uscì una nuova edizione nel 1611 con il titolo: Dialogo della fede fra il catecumeno et il padre catechizante (Roma, Guglielmo Facciotti, 1611), dedicata al nuovo protettore del collegio dei neofiti, il cardinale Lorenzo Bianchetti. L'edizione del 1628, intitolata Introduttione alla fede fatta in forma di dialogo (Roma, "per l'erede di Bartolomeo Zannetti", è in realtà una ristampa dell'edizione del 1611. Un esemplare manoscritto del Dialogo è conservato presso la Biblioteca del seminario vescovile di Montefiascone (T.A. Weikert, Aus Montefiascone, in Zeitschrift für hebraeische Bibliographie, V [1901], p. 28).
Fonti e Bibl.: G. Bartolocci, Bibliotheca magna rabbinica, III, Romae 1683, p. 818; IV, ibid. 1693, p. 337; J.Ch. Wolf, Bibliotheca Hebraea, I, Hamburgi-Lipsiae 1715, p. 961; III, ibid. 1727, pp. 894-897; IV, Hamburgi 1733, p. 948; M. Steinschneider, Letteratura antigiudaica in lingua italiana, in Il Vessillo israelitico, XXIX (1881), pp. 270 s.; G. Sacerdote, Deux index expurgatoires de livres hébreux, in Revue des études juives, XXX (1895), pp. 267, 281; M. Steinschneider, Die italienische Litteratur der Juden, in Monatsschrift für Geschichte und Wissenschaft des Judenthums, XIIII (1899), p. 36; K. Hoffmann, Ursprung und Anfangstätigkeit des ersten päpstlichen Missionsinstituts. Ein Beitrag zur Geschichte der katholischenJuden... im Sechzenten Jahrundert, Münster 1923, pp. 119, 137, 169 ss., 184, 186; F. Secret, Les kabbalistes chrétiens de la Renaissance, Paris 1964, pp. 23, 246 s., 253, 325; K.R. Slow, The burning of the Talmud in 1553, in the light of sixteenth century catholic attitudes toward the Talmud, in Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance, XXXIV (1972), p. 452; F. Parente, Il confronto ideologico tra l'ebraismo e la chiesa in Italia, in Italia Iudaica, Atti del I conv. Intern., Bari... 1981, Roma 1983, pp. 315, 321-323; R. Martano, La missione inutile: la predicazione obbligatoria agli ebrei di Roma nella seconda metà del Cinquecento, in Itinerari ebraico-cristiani. Società cultura mito, Fasano 1987, pp. 106-110; Encycl. Iudaica, Jerusalem 1971, VI, s. v.