CRISTOFARI (Cristofani), Fabio
Nacque a Carbognano del Cimino (prov. di Viterbo) forse nel secondo decennio del Seicento.
Notizie errate intorno alla provenienza di questo pittore e mosaicista si leggono nel Furietti (1752, p. 107), il quale lo presenta come "Fabium Christopharum Praenestinum", e nel Ricci (18 3 1) che lo dice nato nel Piceno. Sposatosi con Prudenza Cellini, ebbe tre figli: Giulio Cesare, Pietro Paolo, Filippo Antonio. Pietro Paolo lo emulerà nell'attività, ma raggiungerà gloria e fama di molto superiori. A Roma, dove probabilmente si formò, ebbe rapporti di lavoro continui con la Fabbrica di S. Pietro di cui fu il secondo pittore mosaicista dopo G. B. Calandra (morto nel 1644), addetto ai lavori di mosaico per la basilica vaticana. L'accostamento del nome del C. a quello del Calandra assicura intorno alla stima di cui egli già godeva nel quarto decennio del secolo.
L'attività di pittore del C. è oggi documentata soltanto da due cartoni per arazzi relativi ad altrettanti episodi del pontificato di Urbano VIII (Roma, palazzo Barberini) e da alcuni disegni (Dreyer, 1968). Si ha inoltre notizia di un suo quadro (Titi, 1763, p. 171) in antico a lato dell'altare maggiore della chiesa romana di S. Marta al Collegio Romano, sconsacrata dal 1910. Il 13 ott. 1658 entrò a far parte dell'Accademia di S. Luca come "pittore e mosaichista di S. Pietro". Col titolo di pittore è sempre distinto nei documenti che lo riguardano dell'Archivio della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, anche se come tale - per quanto oggi risulta - fornì alla Fabbrica soltanto due carton i, destinati a comporre i tappeti di fiori in occasione della festa dei Ss. Pietro e Paolo negli anni 1674 e 1675. Vi rappresentò la prima volta il Domine quo vadis?, la seconda la Vocazione di s. Pietro (pagamenti in Arch. d. Rev. Fabbrica di S. Pietro, vol. 375, cc. 15, 44; vol. 376, c. 51). Un'altra debole traccia della sua attività pittorica si può ricavare da un pagamento riportato dall'Ozzola (1908) effettuato in favore di un "Cristofaro" il 30 ag. 1656 per pitture eseguite con altri nella galleria di Alessandro VII al Quirinale. Il 10 nov. 1667 fu pagato per il cartone di un arazzo con Episodi della vita di Urbano VIII(M. Aronberg Lavin, Seventeenth-Century Barberini documents..., New York 1975, doc. 88; Dreyer, 1968).
Più ricca e suffragata da documenti risulta essere la sua attività di mosaicista che forse è da far iniziare con il S. Nicolò, copiato dall'originale nella cattedrale di Bari, per la cappella in S. Pietro dedicata allora a S. Nicola e poi al Crocifisso.
In S. Pietro il C. lavorò nelle cupole delle cappelle di S. Sebastiano, del SS. Crocifisso poi della Pietà, della Presentazione di Maria al Tempio e per i quattro altari delle Grotte alla base dei piloni della cupola maggiore.
Una misura del lavoro eseguito nella cupola della cappella di S. Sebastiano, sottoscritta dal Bernini il 22 sett. 1660, informa che accanto al C. lavorava il mosgicista Matteo Piccioni; che era stato eseguito per metà il fregio di foglie di quercia e campo dorato con stelle che gira sotto la cornice e, sempre per metà, il motivo ornamentale in smalti dorati e listelli turchini tra i vani dei pilastri, dei fondi e riquadramenti dei tamburo; e infine, che le figure di Abele e Isaia ideate da Pietro da Cortona erano state messe a mosaico dal Cristofari. A partire dall'8 ott. 1669 il C. iniziò a prendere acconti per la cupola del SS. Crocifisso alla quale lavorò per dieci anni, essendo del 17 maggio 1679 il saldo finale.
I cartoni furono apprestati da Pietro da Cortona e poi da Ciro Ferri che gli successe nell'incarico continuando con i cartoni degli angoli e dei sordini e fu saldato per il suo lavoro soltanto il 26 nov. 1681. Gli stessi cartoni, restaurati in seguito da Nicola Ricciolini, furono donati alla chiesa di S. Chiara di Urbino (4 apr. 1729).
Nella cupola sono svolti temi allusivi alla Ss. Croce; nei triangoli Noè, Abramo ed Isacco, Mosè, Geremia; nelle lunette la Sibilla frigia e la Sibilla cumana, iprofeti Osea, Isaia, Amos, Zaccaria. Glismalti utilizzati per le cappelle di S. Sebastiano e del Ss. Crocifisso erano stati forniti alla Fabbrica nel 1663 da Nicolò Arrigoni ed erano stati approvati da Pietro da Cortona.
Nella terza ed ultima cupola decorata, quella della cappella della Presentazione di Maria al Tempio, il C. lavorò su cartoni di C. Maratta, insieme all'allievo G. Conti. Iniziò a ricevere acconti il 18 febbr. 1682 e cominciò il lavoro dal fregio; il Maratta eseguiva i cartoni man mano che procedeva il lavoro. Dopo il fregio eseguì lo zoccolo, gli sfondi, i triangoli e i sordini; nel 1686 era iniziato anche il tamburo. I soggetti svolti furono la Gloria di Maria e la Caduta di Lucifero e degli angeli ribelli nel corpo della cupola, personaggi del Vecchio Testamento nei triangoli e nelle lunette.
Contemporaneamente ai lavori per la cappella della Presentazione il C. si applicò ai quattro mosaici destinati agli altari delle Grotte e dedicati ai santi cui si intitolano i relativi piloni: S. Andrea, S. Longino, S. Elena, S. Veronica. Gli originali di Andrea Sacchi, oggi nella sacrestia dei Canonici, furono tolti e sostituiti dalle copie in mosaico per assicurare loro una migliore conservazione. Il C., anche in questo lavoro, fu aiutato dal Conti.
I mosaici rappresentanti S. Pietro sopra la Porta Santa e la Vergine con il Bambino tra i ss. Pietro e Paolo sopra il portone dibronzo, detto degli Svizzeri, non sono concordemente attribuiti al C. dalle fonti edite e, in proposito, tacciono anche i documenti dell'Archivio della Fabbrica.
Per entrambi, i cartoni furono ideati dal Cesari; soltanto il Bricolani (1828, p. 34), seguito poi dal Busiri Vici (1901, p. 25), assegna il cartone con S. Pietro a Ciro Ferri. L'immagine dell'apostolo, collocata nell'attuale sito in occasione del giubileo del 1675 fu, per quanto risulta dai documenti, soltanto restaurata dal' C. nel 1674 (Arch. d. Rev. Fabbrica di S. Pietro, vol. 15, cc. 336 s.) e secondo il Furietti (1752, p. 106) sarebbe opera del Calandra, mentre il Pascoli (1736), nella biografia del Calandra - seguito poi dal Bricolani (1828, p. 34), dal Busiri Vici (1901, p. 25), dal Thieme-Becker - assegna senz'altro l'opera al Cristofari. Il mosaico con la Vergine e il Bambino tra i ss. Pietro e Paolo invece, per il Pascoli (1736) e il Taja (1750), è lavoro del C., mentre per il Bricolani (1828, p. 19) del Calandra. Da una analisi stilistica e tecnica i due mosaici risultano cronologicamente vicini e possono essere ascritti per la messa in mosaico al Calandra, date le caratteristiche delle paste vitree usate.
Il C. morì a Roma il 27 genn. 1689.
La vedova Prudenza fu nominata il 10 febbr. 1689 tutrice dei tre figli, tutti in minore età. Nel 1712 Pietro Paolo e Filippo Antonio (Giulio Cesare non è più ricordato) chiedevano una ricognizione sui quadri delle Grotte, ritenendo di non aver ricevuto la somma corrispondente a quanto effettivamente eseguito. Nel marzo 1714 i due eredi ricevettero a saldo 2.000 scudi.
Nella relazione che il card. Altieri tenne il 29 sett. 1711 alla Congregazione della Fabbrica, i quadri del C., a più di venti anni dalla morte dell'artista, erano ancora giudicati "ben riusciti e meritano di stare nella magnifica chiesa di S. Pietro" (Arch. d. Rev. Fabbrica di S. Pietro, vol. 168, C. 92).
Fonti e Bibl.: Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, II Piano, Serie 4, vol. 1: Liste mestrue..., dell'a. 1660, ad nomen da gennaio a dicembre, in particolare c. 1; IPiano, Serie Armadi, vol. 367: Libro dove si notano smalti diversi... 1669-1676, ad nomen; vol. 369: Giustific. dei mandati... per l'a... 1671 e fino li 12 genn. 1672, cc. non num. (contiene una lettera sull'impiego degli smalti fabbricati da Nicolò Arrigoni, datata 19 nov. 1669); vol. 372: Giustific. dei mandati... dell'a. 1674, c. 132; II Piano, Serie 4, vol. 15: Liste mestrue... a. 1674, cc. 336s. (19 novembre); I Piano, Serie Armadi. vol. 373: Libro de' mandati dal 1674 al 1712, ad nomen; vol. 376: Giustific. de' mandati... dall'a. 1675 al 1677. ad nomen; vol. 375: Registro delle liste... 1675-1690, ad nomen; Serie 3. vol. 168: Decreta et Resolutiones, 1701-1719, ad nomen; Serie Armadi, vol. 403: Uscita della Rev. Fabbr. ... 1707-1718, c. 200v (marzo 1714); vol. 425: Spese diverse... dall'a. 1727 all'a. 1736, c. 10rv (4 apr. 1729: a proposito del restauro eseguito dal Ricciolini sui cartoni Preparati per la cappella dei Crocifisso da Pietro da Cortona e Ciro Ferri); Serie 3, pacco 14: Studio de' musaici, mosaicisti..., cc. 4 ss.: V. Colizzi Miselli, Memoria per lo studio del mosaico [1811]; L. Pascoli, Vite... II, Roma 1736, pp. 33 s.; A. Taja, Descriz. del Palazzo apostolico, Roma 1756, p. 2; F. Titi, Descriz. d. pitt., sculture e architetture..., Roma 1763, pp. 7, 9 s., 171; I. A. Furietti, De Musivis. Romae 1752, pp. 107 ss.; Roma antica e moderna..., Roma 1765, I, pp. 52, 54; II, p. 218; V. Bricolani, Descrizione della sacrosanta basilica vaticana..., 4 ediz., Roma 1828, pp. 33, 34, 36, 40, 85, 105; A. Ricci, Compendio delle Memorie... d'Ancona, Bologna 1831, p. 52; F. Giannelli, Studio del musaico al Vaticano, in L'Album, XII(1845). 4, p. 43; P. Saccardo, Les mosaïques de S. Marc..., Venezia 1896, p. 104; A. Busiri Vici, Il celebre Studio del mosaico..., Roma 1901, pp. 20 s., 25, 27; L. Ozzola, L'arte alla corte di Alessandro VII, in Arch. d. R. Soc. rom. di storia patria, XXXI(1908), p. 45; L. Hautecocur, I mosaicisti sampietrini..., in L'Arte, XIII(1910), p. 451; G. Cascioli, Guida illustr. alle Sacre Grotte vaticane, Roma 1925, pp. 11, 42, 84; V. Strappati, Lo Studio vaticano del mosaico, in L'Illustrazione vaticana, n. 22, 30 nov. 1931; P. Drever, Zeichnungen von F. C., in Berliner Museen, XVIII (1968), pp. 64-68; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor.-ecclesiast., ad Ind.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 116.