INGHIRAMI, Fabio
Nacque a Sansepolcro, nell'Alta Valle del Tevere, il 24 ott. 1920, da Pio e Laura Menci, in una famiglia di antica nobiltà. Ammesso all'Accademia navale di Livorno, dal 1° marzo all'8 sett. 1943 frequentò il corso per guardiamarina di complemento. Partecipò alla guerra imbarcato sul cacciatorpediniere "Mitragliere" (19 agosto - 16 dic. 1943). Il 20 nov. 1944 si laureò a pieni voti in giurisprudenza, discutendo una tesi in diritto internazionale su "La protezione delle minoranze" presso l'Università di Perugia, dopo aver frequentato tutti i corsi alla Cattolica di Milano. Dal 1946 al 1948 esercitò la professione di avvocato a Firenze. Trasferitosi a Milano, vi trascorse gran parte della vita, anche se non interruppe mai il legame con i luoghi della sua infanzia.
L'I. fu protagonista dell'industrializzazione nell'Alta Valle del Tevere e dello sviluppo che in pochi anni cambiò l'economia di una zona già all'indomani dell'Unità contraddistinta dall'arretratezza: un "uomo nuovo" nel panorama dell'imprenditoria toscana, i cui esponenti partivano, "fin dagli inizi della loro carriera", da "condizioni privilegiate", potendo essere inquadrati "in azienda da subito con cariche di particolare responsabilità" (A. Vannini, "Foto di gruppo": gli imprenditori toscani tra la fine dell'Ottocento e la vigilia del secondo conflitto mondiale, in Rass. stor. toscana, XLIV [1998], 2, pp. 251, 264 s.). La sua attività si svolse nel settore tessile-abbigliamento e coprì un periodo molto lungo, dal 1949 al 1996, dagli inizi dello sviluppo postbellico fino a quello, più lento e instabile, degli anni Novanta, procedendo tuttavia progressivamente secondo un filo conduttore: la "logica d'insieme" (cfr. A. Mancinelli, Lo chiamano l'"Avvocato". Ma F. I. è il demiurgo di un impero, in Mondo Uomo, maggio 1993, p. 49). Imprenditore innovativo non solo a livello nazionale, per scelte e decisioni operate soprattutto nel periodo fra il 1979 e il 1989, creò e strutturò il Gruppo Inghirami in modo da realizzare "il completo sviluppo del processo produttivo, dall'ideazione alla materia prima, fino alla completa realizzazione dei capi". Integrando sinergie e potenziando le aziende in crisi dopo averle acquisite e risanate, perseguì lo sviluppo del gruppo ITC, procedendo in tre fasi: nella prima l'I. mise a segno diverse acquisizioni, nella seconda si occupò dei processi a valle di distribuzione e di immagine, nella terza si spostò sulla finanza, trasformandosi da industriale in imprenditore finanziere, ma rimanendo soprattutto industriale.
L'I. iniziò dal nulla l'attività nel campo della confezione - nel 1949, grazie a un prestito dei genitori di 7 milioni, con 24 macchine per fare camicie, sistemate a pianterreno nella sua casa di Sansepolcro, e con 28 persone che confezionavano 120 camicie al giorno - dopo aver sentito dire che negli Stati Uniti si era affermato l'uso delle camicie fatte in serie che aveva rivoluzionato il mercato americano.
Negli anni Sessanta, in seguito ad approfonditi studi sulle fibre, divenne leader nel mercato italiano delle camicie che non si stirano grazie a un tessuto misto terital-cotone e resine che gli consentì di realizzare colli indeformabili e camicie ingualcibili. La sua attività si indirizzò, quindi, al comparto dell'abbigliamento, soprattutto maschile, sviluppando una produzione in grado di fornire linee complete di abbigliamento di target medio-alto.
Nel 1959 aprì ad Anghiari la Manifattura di Santo Stefano, specializzata nella confezione di camiceria maschile classica di alta qualità. Agli inizi degli anni Sessanta, per risparmiare sui costi di gestione e per mettere sul mercato prodotti differenziati, avviò un processo di decentramento con due nuovi stabilimenti a Sansepolcro: la Inprodi (Inghirami produzione distribuzione) - la quale, oltre che produrre tessuti e articoli di abbigliamento, doveva vendere e distribuire la produzione realizzata negli impianti della Valtiberina - e, nel 1963, quasi contestualmente, l'Autostir, per la fabbricazione di confezioni e tessuti; a metà degli anni Sessanta, aprì a Città di Castello la Maxim, con strutture e processi di lavorazione all'avanguardia. Alla Inprodi era anche legata la Manifattura San Giustino, per la confezione e distribuzione di camicie e pantaloni. Sempre nel campo della camiceria, nel 1984 l'I. rilevò la Cassera, camiceria conosciutissima ma in crisi, fondata a Bergamo nel 1928. Quattro anni dopo acquistò la Socoval, con stabilimento a Cherbourg in Normandia, specializzata in abbigliamento maschile di alta qualità, e divenne proprietario della San Remo di Caerano di S. Marco che, con apparecchiature automatiche e computerizzate e manodopera sartoriale qualificata, trasformò in una moderna azienda di abbigliamento, collegandole la Socoval. Nel 1993, da una joint-venture con il Garment di Shanghai, nacque la Shanghai San Remo Garment Co. Ltd, con l'obiettivo di produrre e distribuire abbigliamento sul mercato cinese. Detenendo il controllo del 65% della società avviò la costruzione di una fabbrica San Remo in Cina, che iniziò a produrre nel novembre 1994.
Contestualmente allo sviluppo dell'attività industriale, sul finire degli anni Settanta l'I. avviò un primo giro di acquisizioni, analizzando e ricercando aziende, ormai arrivate alla crisi finale - che possedevano tuttavia un know-how o marchi storici -, per le quali egli riuscì a trovare "gli indirizzi produttivi e commerciali giusti" (Logica d'insieme…, p. 12), evitando così lo sperpero di risorse economiche e di preziose esperienze professionali. Nel contempo si mostrò attento alle trasformazioni strutturali legate alla globalizzazione e alle implicazioni strategico-organizzative delle innovazioni tecnologiche che avevano investito il suo settore, senza comunque perdere mai di vista i problemi del lavoro e dei lavoratori, sia nelle sue industrie sia in Confindustria, come membro di giunta.
Avvertì la necessità di superare le rigidità sindacali e cercò di mediare tanto nell'ondata di lotte e contestazioni a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, quanto nello scontro frontale fra salariati e imprenditori per i processi di ristrutturazione industriale tra i Settanta e gli Ottanta.
Dagli anni Settanta fu tra i promotori del "made in Italy", che contribuì a diffondere nel mondo.
Cercò di consolidarne le forme organizzative e gli investimenti per sostenerne la presenza sui mercati esteri, nella consapevolezza che il fattore moda costituiva il perno della strategia di riposizionamento competitivo delle imprese del comparto tessile-abbigliamento, il cui peso era elevato all'interno della nostra economia. A tale scopo organizzò manifestazioni di grande successo, come Modit a Milano, Pitti a Firenze, Uomo Moda a New York e, poco prima di morire, Alta moda Moscow.
Attraverso acquisizioni e joint-venture riuscì infine a portare il suo Gruppo tra i primi per numero di addetti (circa 5000) e per il know-how a 360 gradi. Per reggere la concorrenza raggruppò tutte le sue aziende nell'Inghirami Textile Company.
L'I. aveva iniziato, nel 1979, con l'acquisire la Reggiani tessile di Bergamo, la più importante stamperia italiana, messa in liquidazione dalla Montefibre, cui egli seppe recuperare una posizione di leadership nel finissaggio e nella tintura dei tessuti di cotone con un valore aggiunto: il "finissaggio ecologico", cioè procedure di tintoria eseguite soltanto con sostanze biodegradabili e compatibili con qualsiasi tipo di pelle. L'anno successivo rilevò la Multifibre, tessitura serica specializzata nella produzione di tessuti naturali, sintetici e artificiali per abbigliamento. Nel 1981 acquisì la Banfi trattamenti tessili di Garbagnate Milanese, specializzata nella stampa, a mano e a macchina, di tessuti serici e, in seguito, anche, e prevalentemente, di cotone. Nel 1982 acquistò il Cotonificio Vallesusa sotto la denominazione Tessitura di Rivarolo.
Chiusa questa prima fase, nel 1984 avviò nuove acquisizioni con il Cotonificio Cantoni, una delle più antiche e prestigiose società tessili italiane, con cui prese in carico anche le società controllate: la Filatura di Cordenons; la Kernel Italiana, costituita nel 1975 per controllare le nuove partecipazioni assunte dalla Cantoni, come la Società Elettrica Cantoni (Seleca), e le relative linee di trasporto e distribuzione, passate alla Cantoni nel 1968 insieme con gli stabilimenti di Saronno e Ponte Nossa della De Angeli Frua; inoltre, la Cantoni finiture tessili, la Gestioni tessili Cantoni (Geteca), la Textiloses et Textiles e la Peplos - Nuove lavorazioni tessili. Attraverso quest'ultima la Cantoni aveva allargato il suo campo di attività ai non-tessuti, dei quali l'I. proseguì la produzione nei più diversi settori industriali: dalle interfodere per abbigliamento, agli isolanti per l'edilizia e agli articoli per imballaggio. Nel 1986, aveva rilevato anche la Duca Visconti di Modrone a Vaprio d'Adda, che produceva velluti di cotone. Con l'acquisizione del Cotonificio Cantoni e della controllata Kernel Italiana l'I. entrava nel mondo della finanza. Poco più tardi comprò una quota della Standa, di cui arrivò a detenere il 2,7% delle azioni.
Nel 1988 incorporò nella Cantoni la capogruppo di famiglia, la Inprodi. Con questa operazione, azzerò i debiti del Cotonificio e poté disporre di liquidità (36 miliardi) per nuove acquisizioni anche all'estero. Al comparto tessile del Gruppo Inghirami facevano capo anche la Tesj (Tessitura specializzata jersey), da lui fondata nel 1973 per produrre tessuti a maglia per intimo e abbigliamento; la Montereale Filati, la Confai filatori Alta Italia, il Lanificio di Carignano. Con l'acquisizione, nel 1990, della Camiceria Pancaldi & B. srl, aggiunse nuove linee di abbigliamento maschili e femminili; da quest'ultimo marchio importante del costume e della moda italiana era nata la Pancaldi France, con stabilimento a Gaille Fontane: una camiceria donna-uomo, affermata sul mercato francese, i cui prodotti in seta e cotone erano diffusi in Italia, in Francia e negli Usa.
Al 31 dic. 1995 il Gruppo Inghirami - con sede a Milano in palazzo Acerbi - controllato dalla holding Fining-Finanziaria Inghirami srl, aveva un fatturato consolidato di 515,5 miliardi di lire (353,1 in Italia e 162,4 all'estero). Con l'aggiunta del fatturato intersocietario di 202 miliardi di lire, il Gruppo Inghirami raggiungeva un fatturato aggregato di 717,5 miliardi di lire.
Le vendite, al netto del fatturato intersocietario, erano realizzate nei seguenti comparti di attività: tessile, 276,3 miliardi di lire, di cui 186,1 in Italia e 90,2 all'estero; abbigliamento, 236,7 miliardi di lire, di cui 164,6 in Italia e 72,1 all'estero; altre attività 2,5 miliardi di lire (solo in Italia).
Alla stessa data (fine 1995) i marchi di maggior spicco delle linee di abbigliamento del Gruppo Inghirami erano così suddivisi: Fabio Inghirami, Ingram, Cassera e Pancaldi per il settore camiceria uomo; San Remo e Young Club per il settore capo spalla uomo; Reporter, Fabio Inghirami e Peter & Sons per il settore "total look" uomo; Pancaldi total look e Pancaldi Now per il settore femminile. I manufatti, con linee in prevalenza classiche anche se di ispirazione moderna, erano esportati in Francia, Spagna, Stati Uniti e Germania, cui si aggiunse poi il Giappone (dopo l'accordo tra la Pancaldi e la Hito Giapponese).
Anche nei processi di internazionalizzazione e di rilocalizzazione l'I. riuscì a costituire all'estero poli di produzione specializzati ma integrati, individuando partner in grado di offrire risorse complementari e di implementare efficienza, diversificazione dell'offerta e differenziazione del prodotto. Prima ancora del mercato unico europeo e dell'apertura dei mercati dell'Europa centrorientale dopo la caduta del muro di Berlino, l'I., mettendo in gioco risorse finanziarie aziendali e familiari, fece nuove acquisizioni, strinse accordi e joint-venture, collocò alcune produzioni all'estero, mantenendo in Italia la progettazione e la programmazione. In particolare, nel 1990, cercando di recuperare i costi di produzione, perfezionò in Ungheria le joint-venture con la Köbànyai Kft di Budapest e la Stella d'Oro Kft di Szolnol, imprese tessili di antica tradizione che, malgrado le inefficienze organizzative, potevano contare su manodopera qualificata: la Cantoni Köbànyai Kft, dopo la ristrutturazione, divenne la terza società tessile ungherese in campo cotoniero.
Per gestire un gruppo di tali dimensioni, articolato in tanti diversi settori, l'I. attribuì un ruolo fondamentale al prodotto come primo veicolo delle strategie di promozione, ma fu un pioniere anche in campo pubblicitario. Fu tra i primi a comprendere il valore della comunicazione per promuovere i prodotti. Numerose furono anche le cariche ricoperte dall'Inghirami.
Dal 1976 al 1983 fu presidente dell'Associazione industriali di Arezzo; dal 1977 al 1983 presidente dell'Associazione nazionale industriali dell'abbigliamento; dal 1979 membro della giunta di Confindustria; presidente dell'Ente Fiere italiane maglieria e abbigliamento (EFIMA); dal 1980 al 1990 dell'Ente Moda Italia (EMI); dal 1994 presidente di Europe Selection, costituita con capitale EMI e Igedo (leader delle manifestazioni di moda in Germania), dal 1985 faceva parte della Eltac, associazione dei maggiori gruppi tessili e abbigliamento europei. Ufficiale (1964), commendatore (1969) e grand'ufficiale (1978) al merito della Repubblica, il 9 luglio 1983 fu nominato cavaliere del lavoro.
L'I. morì a Città di Castello il 18 apr. 1996.
Fonti e Bibl.: Per ricostruire la figura imprenditoriale dell'I. di sicuro impiego e rilevanza è la documentazione conservata presso la sede del Gruppo a Milano dalla famiglia, intenzionata ad allestire con questo materiale un archivio storico e una biblioteca a Sansepolcro. Si vedano inoltre i fascicoli personali relativi all'I. custoditi, rispettivamente, in Roma, Ufficio onorificenze e araldica della Presidenza del Consiglio dei ministri; Ministero delle Attività produttive (Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato), Ordine cavalleresco al merito del lavoro, 2345 (con un profilo sintetico basato sulla relazione della prefettura di Arezzo, le note dell'Associazione degli industriali della provincia di Arezzo e della Camera di commercio di Arezzo, interessante anche per ricostruire i rapporti dell'I. con i sindacati); Arch. stor. dei cavalieri del Lavoro; Ministero della Difesa, Dir. gen. per il personale militare, V reparto, 15ª divisione, II sez., posiz. 14399 49/C°, Estratto matricolare. Milano, Università cattolica del S. Cuore, Arch. posizioni carriere studenti, Servizio didattica, matr. n. 7490 (diploma di laurea).
Necr., tutti in data 19 apr. 1996, in Corriere della sera, Il Sole 24 0re, La Repubblica e La Nazione. Un breve profilo biografico in Civiltà del lavoro, giugno-luglio 1983, n. 3, p. 5 e in I cavalieri del lavoro (1901-2001). Storia dell'Ordine e della Federazione, II, Modena 2001, p. 991. Numerosi gli articoli in quotidiani, settimanali e mensili sull'I. e sul suo Gruppo, nella maggior parte con dati limitatamente attendibili, fra i quali: M.C. Montemayor, L'avvocato di Sansepolcro, in Toscana qui, agosto-settembre 1986, pp. 30-35; I., finanziere nato con la camicia. A colloquio con l'industriale toscano, dopo la ristrutturazione del gruppo, in Italia oggi, 3 ott. 1988; Matrimonio difficile tra finanza e tessile. L'approccio è ancora in prevalenza industriale, ibid., 31 ag. 1989; R. Buckley, Jittery Milan bets on quality to save Italian consumerism, in International Herald Tribune, 9-10 ott. 1993. Per una ricostruzione biografica generale: Grandi marche. Questione di stoffa, in Class, settembre 1992, n. 9, pp. 228 ss. e Inghirami Textile Company (Inghirami story), in Fashion, 24 giugno 1992, n. 1016, pp. 73 ss.
Per le condizioni economiche della Valtiberina: A. Vetrini, Il processo di industrializzazione nella provincia di Arezzo, in Economia aretina, 1982, n. 5-6, pp. 11-13, 17-19. Per una storia del Gruppo Inghirami in generale: Logica d'insieme. Inghirami Textile Company, Milano 1993 (con presentazione dell'Inghirami). Per i dati di bilancio: Milano, Ufficio del Registro delle imprese della Camera di commercio, Bilancio Finanziaria Inghirami srl Fin.Ing. (consolidato al 31 dic. 1995), nonché per il Gruppo Cantoni ITC: Le principali società italiane, a cura di Mediobanca, Milano 1999, pp. 54 (per il bilancio), 392 (per lo stato patrimoniale e per la misura del Registro delle imprese della Camera di commercio di Arezzo).
Vedi ancora: F. Inghirami, Le radici storiche del "made" in Italy, in Tessuti italiani al tempo di Piero della Francesca, Sansepolcro 2002, pp. 11 s.; Il Cotonificio Cantoni nella storia dell'industria cotoniera italiana 1872-1972, Città del Vaticano s.d.; R. Romano, Il Cotonificio Cantoni dalle origini al 1900, in Studi storici, XV (1975), 2, pp. 461-494; Le Società quotate alla Borsa Valori di Milano dal 1861 al 2000, a cura di G. De Luca, Milano 2002, pp. 132 s., 513. Per i problemi del settore tessile, e in particolare per le acquisizioni e i processi di internazionalizzazione, l'I. viene citato in: A. Camuffo - A. Comacchio, Strategia e organizzazione nel tessile-abbigliamento, Padova 1990 e Acquisizioni e alleanze nell'industria tessile abbigliamento, a cura di T. Bursi, Milano 1992, ad indices. Si veda infine: F. Inghirami, An analysis of the textile apparel industry relaunch in the 1980s/1990s and of the new production concepts, letto all'incontro Rebuilding Industrial Economies: Lessons from the U.S. and Italian experiences with new technologies and strategies, Boston, Massachusetts Inst. of Technology, 1992.