CAVAZZA, Fabio Luca
Nacque a Bologna il 24 maggio 1927, da Giulio (1891-1945) e da Margherita Rossi (1889-1986).
Giulio era avvocato a Bologna, e tra il 1923 e il 1925 ricoprì anche l’incarico di consigliere comunale per il Partito popolare. Margherita era nata a Correggio e successivamente si era trasferita a Bologna; due suoi parenti da parte di madre erano stati personaggi in vista: il nonno, Claudio Sandonnini (1817-1899), dopo l’Unità d’Italia era stato deputato, senatore e (per due volte) sindaco di Modena; un prozio, Francesco Selmi (1817-1881), era stato un chimico insigne e aveva insegnato in diverse università.
Durante la Seconda guerra mondiale Cavazza frequentò a Bologna il liceo classico Luigi Galvani. In seguito all'improvvisa morte del padre, un amico di famiglia, l'avvocato Giorgio Barbieri – presidente dell'Associazione degli industriali della provincia di Bologna e proprietario del quotidiano Il Resto del Carlino – gli assicurò la futura assunzione in una delle sue aziende, una volta che avesse terminato gli studi.
Cavazza si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, dove si laureò nel 1950 con una tesi dal titolo Le politiche tributarie dei laburisti. Ma disattese le aspettative di Barbieri, poiché, invece di chiedergli un impiego, gli propose di finanziare un periodico universitario da lui promosso, all'inizio per la sola durata di due anni. L'imprenditore, comunque, accolse favorevolmente la richiesta, e da quell’intesa vennero poste le basi per la nascita della rivista Il Mulino. Il 25 aprile 1951 venne pubblicato il primo numero, con il sottotitolo Quindicinale di informazione culturale e universitario e con un formato simile a quello dei quotidiani.
Inizialmente Il Mulino trattò principalmente problematiche legate alle attività dell'ateneo bolognese. A comporre il primo nucleo dei suoi collaboratori – poiché sino alla fine del 1952 non venne organizzata una vera e propria redazione – furono, oltre a Cavazza, Pier Luigi Contessi, Antonio Santucci, Luigi Pedrazzi, Nicola Matteucci, Gianluigi Degli Esposti, Federico Mancini e Mario Saccenti. Avevano tutti studiato nella storica sede universitaria bolognese di via Luigi Zamboni, dove avevano preso forma le amicizie, prima ancora delle idee, che sarebbero state poi alla base della costituzione del Mulino. Di comune orientamento antifascista, questo gruppo di giovani intellettuali aveva però assunto ben presto differenti posizioni politiche, coprendo un ampio schieramento, che andava dai liberali ai cattolici e ai socialisti.
Il progetto della rivista prese forma sulla base di una sorta di compromesso tra l’anticomunismo di Barbieri e l’antifascismo dei suoi giovani redattori. Per quel che riguarda la scelta dei contenuti, fu evitata ogni interferenza tra la proprietà e la redazione; quest’ultima – in cui fu mantenuto ben saldo il principio della non appartenenza a partiti o movimenti politici – conservò sempre la sua natura di «palestra intellettuale», come la definì lo stesso Cavazza (cit. in Pedrazzi in Gli inizi del Mulino, 2004, p. 7). I giovani del Mulino consideravano gli atenei e le sedi di partito luoghi non adatti a una riflessione pienamente libera e autonoma; d’altra parte, la creazione di periodici e riviste di vario tipo era diventata esperienza abbastanza diffusa fra le formazioni intellettuali di impostazione liberaldemocratica, dette di terza forza perché non si riconoscevano nello schema culturale-ideologico bipolare (Occidente democratico contro Oriente socialista) imperante in Italia nei primi anni della guerra fredda, che ‘imponeva’ agli intellettuali una precisa scelta di campo. Nel suo periodo inziale, comunque, Il Mulino risentì per forza di cose, e non a livello superficiale, del contesto politico dell’epoca.
L'impostazione iniziale del Mulino – di quindicinale incentrato sui problemi dell’Università di Bologna – risultò ben presto non soddisfacente rispetto agli obiettivi dei redattori, i quali avvertirono la necessità di confrontarsi con un panorama culturale di livello nazionale e anche internazionale, quindi più ampio rispetto a quello offerto dalla loro città. Nel novembre 1951 la testata cambiò la sua periodicità e allargò le tematiche affrontate, il che si rispecchiò nel nuovo sottotitolo, Mensile di attualità e cultura; anche il formato divenne quello tradizionale delle riviste.
A dare forma e contenuto alla nuova organizzazione furono diverse personalità, che nell'arco di qualche anno si aggiunsero al nucleo originario dei fondatori: tra esse, Alfonso Prandi, Augusto Del Noce, Paolo Rossi, Gino Giugni, Giorgio Galli, Ezio Raimondi, Pietro Scoppola, Vittorio De Caprariis, Francesco Compagna, Renato Giordano. Il 23 giugno 1954 Barbieri, scommettendo ancora una volta sulle potenzialità del gruppo, approvò la fondazione della Società editrice Il Mulino, dando così l'opportunità a quei giovani intellettuali di elaborare in maniera più approfondita i temi affrontati sulle pagine della rivista.
Le funzioni di Cavazza nell'ambito del Mulino si espressero nella cura della produzione e organizzazione editoriale, piuttosto che in una particolare competenza disciplinare. Diversamente dagli altri membri della redazione, durante la sua esperienza al Mulino – che durò fino 1963 – non si dedicò a studi e ricerche specialistiche. Infatti (oltre a non pubblicare libri per la casa editrice) si limitò a due soli interventi, molto distanziati nel tempo (Burocrazia e amministrazione, 1952, 2, pp. 192-195; Di fronte all'America, 1993, 2, pp. 369-376).
Tra i fondatori del Mulino, fu però proprio lui a comprendere le potenzialità offerte da una delle attività dell’USIS (United States Information Service) – l’agenzia governativa statunitense che si occupava della ‘diplomazia culturale’ nel mondo – ovvero la traduzione di testi che in Italia avevano una circolazione molto limitata. Contestualmente alla fondazione della casa editrice, infatti, Cavazza stabilì rapporti con la sezione di Firenze dell’USIS, allora diretta da James Moceri (che nel biennio 1951-1952 aveva condiviso con alcuni collaboratori del Mulino l’esperienza di borsista presso l’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, fondato nel 1946 da Benedetto Croce). Come si legge in uno dei rapporti dell’USIS, nel 1955 la sezione di Firenze «svolse un ruolo di primo piano nello sviluppo di un programma triennale di pubblicazioni nel settore delle scienze sociali, destinato alla nuova casa editrice Il Mulino di Bologna» (National archives record administration [NARA], Record general [RG] 84, entry UD 2783 A, Italy, Rome embassy, Records of Clare Boothe Luce 1955-1957, Box 8, Confidential, Semi-annual USIS report for Italy, January-June 1955, July 20, 1955, pp. 11-12). Con queste traduzioni, la casa editrice Il Mulino fu tra le prime in Italia ad aprirsi, nel secondodopoguerra, al mercato della saggistica statunitense e britannica. Tra gli autori tradotti figuravano Hans Kelsen, Karl Mannheim, Henry Steele Commager, Talcott Parsons, Jay Rummey, Joseph Mayer, Herbert Butterfield.
Negli anni Cinquanta, la presenza a Bologna di un gruppo di giovani intellettuali pronti a recepire diversi aspetti del modello socio-economico e culturale statunitense costituì un motivo di forte interesse per il governo di quel Paese, impegnato ad accrescere il suo prestigio all’estero in un momento di forte tensione e contrapposizione ideologica tra due modelli contrapposti (democrazia/capitalismo e comunismo reale). Il sostegno concesso dalla diplomazia culturale statunitense rappresentò una grande opportunità per il gruppo editoriale bolognese, che, beneficiando di sovvenzioni per programmi di traduzioni di testi (sul sistema politico e costituzionale statunitense, oltre che sulla sociologia) e di soggiorni di studio negli Stati Uniti, contribuì alla diffusione in Italia di un'immagine di quel Paese come Paese libero e tecnicamente e scientificamente avanzato.
Nella primavera del 1956, l’USIS offrì a Cavazza l’opportunità di partecipare, con una candidatura al Foreign leader program (FLP), a una visiting negli Stati Uniti della durata di poco più di tre mesi. Questo programma, a differenza delle borse di studio Fulbright, si rivolgeva a figure già affermate nel mondo dell'università e nel campo dell'editoria della cultura, soprattutto per scambiare informazioni e opinioni sulle loro attività, in corso e future, incontrando personalità specializzate nello stesso settore di competenza, che aprivano i loro orizzonti professionali alle opportunità offerte dalla realtà statunitense. Nella relazione per la candidatura di Cavazza preparata da Ned E. Nordness – public affairs officer dell'ambasciata di Roma – si leggeva: «Le attività di Cavazza come manager de ‘Il Mulino’, il maggiore organo dei giovani intellettuali italiani, e il suo progetto di fare del Mulino una nuova casa editrice sono ben conosciuti dall’USIS di Firenze e dai funzionari della sezione culturale dell’USIS di Roma. […] La sua visita negli USA potrebbe essere l’occasione per prendere in considerazione diverse idee che egli potrebbe trasferire nelle attività da organizzare qui in Italia. Inoltre, la sua esperienza maturata negli anni precedenti ci convince che come entrepreneur culturale egli giocherà un importante ruolo in Italia in un futuro non troppo lontano» (NARA, RG 59, Central decimal file, Folder 511.65, Educational exchange: 1956 Foreign leader program, March 26, 1956, Box 2200).
Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti (maggio-luglio 1956), Cavazza illustrò gli interessi di studio del Mulino al personale dell’USIA (United States Information Agency, l'organismo creato nel 1953 per coordinare tutti gli uffici USIS presenti nel mondo), a centri di ricerca e fondazioni (come la Ford foundation, la Brookings institution e il Twentieth century fund) e alle case editrici interessate a una possibile joint venture per la traduzione di testi statunitensi destinati al mercato italiano. Trascorse poi un mese nel centro di ricerca di scienze sociali dell’Università di Harvard (Harvard Department of Social relations) per approfondire le conoscenze sui problemi sociologici, culturali ed economici della società statunitense contemporanea. Inoltre ebbe il suo primo confronto con la diplomazia ‘istituzionale’, incontrando alcuni funzionari del Dipartimento di Stato (ovvero il ministero degli Esteri) – come John Di Sciullo, della sezione italiana dell’Office of intelligence and research and analysis, ufficio che faceva parte del Bureau of intelligence and research – ai quali espose le considerazioni del gruppo del Mulino sulla situazione politica italiana, decisamente critiche nei confronti del centrismo e di una possibile alleanza tra la Democrazia cristiana (DC) e i principali movimenti politici di destra (Partito nazionale monarchico, PNM, e Movimento sociale italiano, MSI).
Tra le diverse personalità che Cavazza incontrò durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti, vale la pena di ricordare Victor Benedict Sullam, conosciuto durante alcuni incontri tenuti all’Italian desk (l’ufficio del Dipartimento di Stato che si occupava dell’Italia). Ebreo italiano costretto alla fuga negli Stati Uniti in seguito alle leggi razziali del 1938, Sullam aveva conseguito un master in economia agraria e aveva poi lavorato presso il Dipartimento dell’Agricoltura e insegnato in vari centri di ricerca. All’inizio degli anni Cinquanta era inoltre divenuto responsabile a Washington della sede statunitense della Federazione italiana dei consorzi agrari (nota come Federconsorzi). Grazie agli incarichi ricoperti e agli stretti rapporti con alcuni funzionari italoamericani dell’amministrazione statunitense, si trovava al centro di una rete di relazioni che gli offriva la possibilità di seguire da vicino gli sviluppi della realtà economica e politica italiana.
Come testimonia la ricca corrispondenza tra Cavazza e Sullam (Archivio Fabio Luca Cavazza, Corrispondenza con Victor Benedict Sullam, 1956-1963), quest'ultimo si rivelò un punto di riferimento fondamentale per l'azione dell'analista bolognese, soprattutto ampliando la sua conoscenza del mondo diplomatico statunitense, attraverso una ramificata rete di contatti che si rivelò molto utile per sviluppare le attività editoriali del Mulino e per accompagnare il processo di ‘apertura a sinistra’ (come venne definito il processo di avvicinamento tra la DC e il Partito socialista italiano, PSI, intrapreso con cautela dalla fine del 1956 ma sviluppatosi pienamente solo dal 1958). Grazie a Sullam, infatti, Cavazza dalla fine degli anni Cinquanta riuscì a diffondere Il Mulino negli Stati Uniti e a entrare in contatto con alcuni funzionari del Dipartimento di Stato, come John Hawley, che da membro dell'Italian desk era diventato vice addetto culturale (deputy cultural attaché) dell'ambasciata di Roma, con delega di responsabile delle traduzioni e delle pubblicazioni. Sempre all’ufficio culturale dell’ambasciata, Cavazza conobbe Lewis Dean Brown e James Bruce Engle (dal 1955 al 1958 direttore dell’Italian desk a Washington).
La ‘guerra fredda culturale’ offrì alla casa editrice Il Mulino importanti occasioni per estendere i propri interessi. Nei primi mesi del 1958 Sullam informò Cavazza sui benefici che Il Mulino avrebbe potuto ricavare dal Public law 480 textbook program, approvato nel 1957 dal Congresso degli Stati Uniti. La norma prevedeva l’avvio di un progetto di traduzione e distribuzione di libri statunitensi, finanziato tramite il surplus di denaro ricavato dalla vendita di prodotti agricoli ai Paesi stranieri (regolata dalla Public law 402). L'USIS, che promuoveva joint ventures tra editori italiani e statunitensi, continuò a sostenere le attività del Mulino tramite il finanziamento, tra il 1959 e il 1962, di due collane che ebbero notevole successo: Collezione di storia americana (diretta da Matteucci, De Caprariis, Rosario Romeo e Mauro Calamandrei) e Classici della democrazia moderna (diretta da De Caprariis). L'USIS si accordò con Cavazza per contribuire alla stampa delle copie, coprendo l’80% delle spese di produzione. Nella collana Collezione di storia americana vennero pubblicate diverse e importanti opere, che misero in contatto gli studiosi e il pubblico colto dell’Italia con la migliore produzione della (e sulla) civiltà statunitense, come La frontiera nella storia americana di Frederick J. Turner (1959; trad. dell’antologia di scritti The frontier in American history, 1921); i tre volumi de L’età di Roosevelt di Arthur M. Schlesinger Jr (1957-1965; trad. di The age of Roosevelt, 1957-1960); La pista dell’Oregon di Francis Parkman Jr (1959; trad. di The Oregon trail, 1849). Nella collana Classici della democrazia moderna comparvero raccolte di saggi scritti da teorici della politica britannici, statunitensi e francesi, come Antologia dei costituzionalisti inglesi (1962, a cura di Matteucci), Il pensiero politico nell’età di Lincoln (1962, a cura di Claudio Gorlier), Antologia degli scritti politici di Benjamin Costant (1962, a cura di Antonio Zanfarino).
Oltre all’USIS, anche importanti fondazioni (per es. la Rockefeller e le citate Ford e Twentieth century) prestarono attenzione a come Il Mulino stava operando per introdurre nella realtà italiana alcuni aspetti della cultura statunitense. Prima fra tutti l’applicazione di nuove metodologie per un’analisi empirica dei fenomeni sociali riscontrati nella moderna società industriale italiana, necessarie per l’elaborazione di politiche finalizzate alla programmazione delle riforme, ma anche utili per legittimare l’intervento dello Stato nell’ambito di un modello democratico di governo.
Intercettare nuove forme di finanziamento allo scopo di potenziare le attività di ricerca del Mulino, divenne uno dei principali tra gli obiettivi a cui Cavazza dedicò i suoi sforzi verso la fine degli anni Cinquanta. Egli seguì da vicino, infatti, l'iter di approvazione di diversi progetti: uno, finanziato nel 1958 dalla fondazione Ford, sull'università italiana, e un altro, finanziato dalla Twentieth century, sul sistema politico italiano e sull’organizzazione partitica della DC e del Partito comunista italiano (PCI). Questi lavori furono realizzati da studiosi italiani e stranieri, riuniti in diverse commissioni di ricerca all’interno dell'Associazione di cultura e politica Carlo Cattaneo, istituita a Bologna nel 1956 e diretta dallo stesso comitato di redazione della rivista (e che nel 1965 si sarebbe trasformata in Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo). Con la nascita dell’Associazione Cattaneo venne così ampliato il ‘sistema Mulino’, per rispondere all’esigenza di avere a disposizione una sede di studio e di ricerca che fosse autonoma sia dalla rivista sia dalla casa editrice.
Una parte dei fondi provenienti dalla Public law 480 e destinati all’Italia, pari a 552.000 dollari, fu impiegata nella costruzione, nel 1955 a Bologna, della sede italiana della Johns Hopkins University, uno dei più noti istituti di istruzione superiore degli Stati Uniti. Nel 1958 – d’intesa con il direttore dell’ateneo Grove C. Haines, che ottenne un finanziamento dal suo governo, e con le sezioni culturale ed economica dell’ambasciata statunitense di Roma – Cavazza collaborò all'acquisto del terreno dove sarebbe stato realizzato (e inaugurato nel 1960) l’edificio che ospita ancora oggi la SAIS (Paul H. Nitze School of Advanced International Studies), sezione principale del Bologna center della Johns Hopkins. Cavazza coinvolse l’amico e architetto Enzo Zacchiroli, che fu autore del progetto. Scopo della SAIS era quello di offrire corsi altamente specializzati a studenti di vari Paesi destinati a carriere internazionali. La creazione di un centro di diffusione della cultura statunitense si inquadrava all’interno di una serie di iniziative anticomuniste intraprese dal Dipartimento di Stato, che si sviluppavano attraverso la collaborazione tra istituzioni pubbliche e private (USIS, atenei, fondazioni).
Nell’estate del 1958 il gruppo del Mulino dichiarò, sulle pagine della rivista (in P. Facchi, Il discorso persuasivo, luglio-agosto, 66, 7-8, pp. 475-701), il proprio sostegno a un’alleanza tra cattolici e socialisti.
A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la rivista iniziò a essere utilizzata dal Dipartimento di Stato come una fonte per le analisi che venivano periodicamente prodotte sul nostro Paese, poiché a Washington il gruppo del Mulino veniva considerato un importante laboratorio politico-culturale in grado di realizzare ricerche di grande interesse sulle trasformazioni della società e del quadro politico, che stavano accompagnando il ‘miracolo economico’. Nel giro di pochi anni, quindi, i contatti di quel gruppo negli Stati Uniti si allargarono anche alla sfera politica. Dopo il suo viaggio del 1956, Cavazza aveva inviato ai responsabili dell’Italian desk molti numeri della rivista, nel tentativo di diffondere le analisi elaborate dal suo gruppo, che apparivano diverse da quelle più conosciute negli Stati Uniti. Inoltre, aveva individuato i funzionari che mostravano di essere d’accordo con le sue opinioni, per far pervenire loro documenti e materiale politico che potessero rafforzare le loro convinzioni.
Il gruppo del Mulino favorì in Italia la formazione di una cultura politica al tempo stesso anticomunista e riformatrice, capace sia di sfidare la cultura marxista sul terreno delle politiche di progresso sociale, sia di smarcarsi dalle posizioni conservatrici praticate dal ‘centrismo’ (il patto di coalizione fra la DC e i partiti laici minori, in vigore dal 1947). Per questa ragione, duplice fu l’interesse degli intellettuali del Mulino verso gli sviluppi della politica statunitense all’epoca della presidenza di John F. Kennedy (1960-1963). Essi, infatti, da una parte seguivano le tendenze affermatesi nella cultura progressista e liberale statunitense degli anni Cinquanta, e nello stesso tempo promuovevano in Italia la nascita di alleanze di governo che avrebbero potuto avviare un piano di riforme economiche e sociali in grado di indebolire la forza elettorale del PCI attraverso la diminuzione della conflittualità sociale.
Sempre durante il viaggio del 1956, Cavazza aveva conosciuto a Boston Schlesinger, tra i principali esponenti della corrente politico-culturale della non communist left e in quel momento stretto collaboratore del candidato democratico alla presidenza Adlai E. Stevenson. Schlesinger assunse in seguito l'incarico di special assistant del presidente Kennedy, diventando alla Casa Bianca una delle figure chiave tra coloro che erano a favore dell'apertura a sinistra in Italia.
Durante gli anni della gestazione del centrosinistra (1960-1963), Cavazza effettuò diversi viaggi negli Stati Uniti. Dopo ogni ritorno in Italia, scrisse dettagliate relazioni per alcuni alti dirigenti politici – i democristiani Aldo Moro, Amintore Fanfani e Giovanni Gronchi (presidente della Repubblica tra il 1955 e il 1962) e il socialista Pietro Nenni – nelle quali riportò le impressioni e i giudizi raccolti durante i suoi incontri. Le sue analisi illustravano i diversi dubbi sull’apertura a sinistra avanzati dal Dipartimento di Stato e dall'ambasciata di Roma. Gran parte della diplomazia statunitense era infatti convinta che i socialisti avrebbero potuto spingere progressivamente l’Italia fuori dall’Alleanza atlantica, indebolendo la sua posizione nelle relazioni con gli altri Paesi occidentali. Tali valutazioni contribuirono a rendere la formazione del centrosinistra lunga e complessa. Cavazza cercò di convincere i suoi interlocutori statunitensi del fatto che i programmi di riforma proposti dal centrosinistra si sarebbero rivelati in perfetta sintonia con le linee guida della Nuova frontiera (il programma politico lanciato da Kennedy durante la campagna elettorale del 1960); trovò d'accordo su questo Schlesinger, Walt W. Rostow, vice assistente speciale del presidente per gli affari del Consiglio di sicurezza nazionale, e Robert W. Komer, membro del Consiglio di sicurezza nazionale (si veda il resoconto scritto da Cavazza dopo il viaggio del 1961 e consegnato a Moro e Gronchi: Relazione sul viaggio a New York e a Washington D.C. dal 15 settembre al 2 ottobre 1961, ora in appendice a F. Bello, Fabio Luca Cavazza e il veto americano nella formazione del centrosinistra italiano, in Ricerche di storia politica, 2015, 2, pp. 8-11). Inoltre, l’impegno di Cavazza nel sostenere Nenni – leader della corrente del PSI che auspicava una maggiore autonomia dal PCI – si concretizzò nel favorire un finanziamento a quella corrente da parte dei fratelli Reuther (Victor G. e Walter P.) – tra i massimi dirigenti del sindacato United automobile workers (UAW), uno dei più influenti sindacati statunitensi del settore automobilistico – con l'obiettivo di rafforzare la linea anticomunista e antisovietica all’interno del PSI.
Nel luglio 1961 Cavazza sposò Adriana Cassarini, da cui avrebbe avuto due figli, Federico e Marianna.
Dopo l'esperienza alla rivista Il Mulino, conclusa alla fine del 1963, Cavazza si trasferì a Milano, dove lavorò con Piero Bassetti – un imprenditore che, nelle file della DC, svolgeva anche attività politica, e in quegli anni era assessore al Bilancio del Comune di Milano – alla creazione della società Misura dell'opinione pubblica, specializzata nelle ricerche di mercato e nei sondaggi demoscopici. Alla fine degli anni Sessanta partecipò alla progettazione dei futuri organi regionali per la programmazione economica (in previsione della creazione delle regioni a statuto ordinario, poi avvenuta nel 1970) ed entrò nel Consiglio di amministrazione del quotidiano La Stampa. Partecipò ai lavori della Commissione Pirelli (1969) – istituita per redigere il nuovo statuto della Confindustria (nome d’uso della Confederazione generale dell'industria italiana) – e all’organizzazione della Fondazione Giovanni Agnelli (creata nel 1966). In relazione all’attività svolta per questi due organi, continuò la collaborazione con le fondazioni Rockefeller e Ford.
Nei primi anni Settanta coordinò una vasta ricerca – finanziata dalla Fondazione Agnelli – sulle particolarità della situazione socio-politica italiana; tra i partecipanti vi furono Romano Prodi, Alessandro Pizzorno, Giorgio Galli, Gabriele De Rosa, Giovanni Sartori, Arrigo Levi, Alessandro Alberigi Quaranta, Karl Kaiser, Stanley Hoffman, Jacques Le Goff. La ricerca fu pubblicata nel 1974, con il titolo Il caso italiano, dalla casa editrice Garzanti, per la cura di Cavazza stesso e di Stephen R. Graubard (che era allora professor of history alla Brown University ed editor di Daedalus, la rivista dell’American academy of arts and sciences).
Nello stesso periodo Cavazza divenne consigliere delegato della società editrice del quotidiano Il Sole-24 ore, e in questo ruolo contribuì a costruire un giornale di servizi per la comunità economico-finanziaria italiana; ne fu direttore tra il 1978 e il 1980, e vicepresidente dal 1980 al 1982. Fu membro del Consiglio di amministrazione del Corriere della sera tra il 1983 (dopo l’uscita dell’editore Angelo Rizzoli dalla proprietà del giornale) e il 1987; in tale veste, partecipò alla riorganizzazione del quotidiano.
Dal 1984 fu membro del Comitato direttivo dell’Associazione di cultura e politica Il Mulino e del Consiglio di amministrazione della Società editrice Il Mulino. Nel 1986 entrò nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, rinnovando così la collaborazione che c’era stata negli anni Cinquanta e Sessanta tra Il Mulino e l’Istituto. Grazie alla mediazione di Cavazza, questi due organismi strinsero un accordo per la pubblicazione da parte della casa editrice delle opere prodotte dall'Istituto. Nei primi anni Novanta Cavazza si adoperò per far finanziare dalla Fondazione Cariplo (creata nel 1991 come emanazione della Cassa di risparmio delle provincie lombarde) l'acquisto di alcuni locali di Palazzo Filomarino (dove si trovava la sede dell’Istituto), da destinare a sale studio.
Dalla metà degli anni Ottanta – nella convinzione che il futuro sviluppo delle industrie italiane, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, passasse per la loro internazionalizzazione – Cavazza cominciò a svolgere un’attività di consulente, al fine di sostenere e potenziare la capacità di esportazione di queste imprese, sia attraverso un consorzio di banche che forniva consulenza ai propri clienti, sia attraverso la collaborazione con alcune lobbies statunitensi e con l’associazione degli imprenditori giapponesi (JMA, Japan Management Association). Sempre in quest’ottica, tra il 1983 e il 1993, attraverso la Società Studi & Servizi in collaborazione con lo studio di consulenza Ambrosetti, coordinò un servizio, denominato Globalità, destinato a fornire previsioni economico-politiche (sia internazionali sia nazionali) al management italiano, e a rendere così quest’ultimo maggiormente consapevole del contesto in cui si trovava a operare. Negli anni Ottanta fu anche presidente della filiale italiana di una grande azienda nederlandese specializzata in sistemi di stampa, la Océ (nome derivato dalla pronuncia di OC – Ohne Componente, senza componenti – sigla commerciale della speciale carta da stampa inventata nel 1927 dall’azienda).
Con la legge n. 218 del 30 luglio 1990, Disposizioni in materia di ristrutturazione e integrazione patrimoniale degli istituti di credito di diritto pubblico – nota come legge delega Amato-Carli e mirante a istituire fondazioni di origine bancaria, nell’ambito di un processo di privatizzazione del sistema creditizio – si aprì in Italia la possibilità di creare grandi enti di natura filantropica, fino a quel momento assenti. L’esperienza accumulata negli anni da Cavazza con le big foundations statunitensi divenne un punto di riferimento per due delle principali fondazioni bancarie italiane, la citata Cariplo e la Carisbo (Cassa di Risparmio in Bologna).
La riflessione di Cavazza sulla politica italiana e internazionale proseguì tra la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, attraverso la partecipazione all’attività di due importanti istituti di ricerca – la filale italiana dello statunitense Aspen institute e l’Agenzia di ricerche e legislazione (AREL) – e la cura del libro La riconquista dell’Italia: economia, istituzioni, politica, pubblicato dalla casa editrice Longanesi nel 1993, al quale collaborarono, tra gli altri, Matteucci, Prodi, Romano, Elia, Berselli, Onida, Campiglio, Bertram. Nei primi anni Novanta prese parte attiva alla campagna per l’introduzione in Italia del sistema elettorale maggioritario, obiettivo poi raggiunto tramite la vittoria del ‘sì’ nello specifico referendum del 18-19 aprile 1993.
Morì a Milano il 27 novembre 1996.
The European school system: problems and trends, in Daedalus, 1964, 93, 1, pp. 394-415. Italy and Latin America, Rand corporation research memorandum, Santa Monica (Calif.) 1967. Italy: from party occupation to party partition, in Television and political life: studies in six European countries, ed. A. Smith, London 1979, pp. 76-113. Prefazione a Il dialogo con gli Stati Uniti e il malessere europeo, Testi delle relazioni presentate al seminario tenutosi presso il Center for international affairs della Harvard University nel 1984, a cura di P. Foresti, Bologna 1986, pp. 7-20. L'Italia alla scadenza del '92: conseguenze ed aggiustamenti, in AREL informazioni, luglio 1988, pp. 59-64. Impariamo l’Europa: guida al 1992, Milano 1989 (con il nome di Fabio Cavazza Rossi). Germania anno uno, in AREL informazioni, maggio 1990, pp. 3-10. Introduzione a L’Europa si ritrova: la transizione dell’Est un anno dopo, a cura di M. Ruiz de Elvira, C. Pelanda, Bologna 1990. The Italian paradox: an exit from communism, in Daedalus,1992, 121, 2, pp. 217-249. Postfazione a M. Teodori, Costituzione italiana e modello americano: memorandum per la riforma dello Stato, Milano 1992, pp. 8-13. Intervento (senza titolo) alla tavola rotonda AREL Fondazioni casse di risparmio: ipotesi di modificazioni normative, 14 ottobre, in AREL informazioni, 1993, 4, pp. 36-71. Con C. Pelanda, A. Molho, A. Ginet, Maastricht: before, during, after, in Daedalus, 1994, 13, 2, pp. 53-80. Un Occidente non alla ricerca di sé stesso: voci a confronto per tirarne una morale, in AREL informazioni, 1994, 2, pp. 36-71. Memoria e futuro: sette tesi sul mondo contemporaneo, Brescia 1998 (con il nome di Fabio Cavazza Rossi).
Archivio Fabio Luca Cavazza, Cerano d’Intelvi (Como), scatola 1, Corrispondenza e relazioni (1956-1968), scatola 2, Corrispondenza con Victor Benedict Sullam (1956-1963), scatola 3, Corrispondenza con Arthur M. Schlesinger Jr.
F. Bello, Fabio Luca Cavazza, la Nuova frontiera e l’apertura a sinistra in Italia: Il Mulino nelle relazioni politico-culturali tra Italia e Stati Uniti (1955-1963), Napoli 2016.
Notizie su Cavazza si trovano anche in: U. Gentiloni Silveri, L’Italia e la Nuova frontiera: Stati Uniti e centro sinistra, 1958-1965, Bologna 1998, pp. 136-243; L. Nuti, Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra: importanza e limiti della presenza americana in Italia, Roma-Bari 1999, pp. 347-652; S. Ristuccia, Il ruolo delle fondazioni bancarie nell’esperienza italiana, in Economia della cultura, 1998, 2, pp. 105-112; L. Pedrazzi, Gli inizi del Mulino, in Gli inizi del Mulino, 1951-1964, a cura di L. Pedrazzi, Bologna 2004, pp. 6-20.