NIFO, Fabio
NIFO, Fabio. – Nacque a Sessa nei primi decenni del XVI secolo da Giacomo, figlio del filosofo Agostino, e da Isabella Vaccaro.
Mancano notizie certe sulla formazione e anche la sua entrata nell’Ordine domenicano (avrebbe celebrato messa a Perugia e a Firenze) e il successivo abbandono dell’abito sono circondati da non poca oscurità. Intorno al 1565 è attestata la sua presenza a Parigi, quale precettore di Pietro Alessandro e Alberto, nipoti del vescovo di Nîmes Bernardo Del Bene, e nella città francese nel 1569 diede alle stampe presso Thomas Brumen un Prooemium mathematicum, opuscoletto di poche carte di grande rarità, in cui accenna in modo ambiguo a passate traversie. Entrato in contatto con ambienti calvinisti, manifestò l’intenzione di trasferirsi a Ginevra, ma nel settembre 1567 il fuoriuscito Simone Simoni mise in guardia Theodore Bèze dall’accoglierlo, perché «pedantuzzo, ignorantello, arrogantissimo et superbissimo», oltre a essere «in un mal concetto appresso di molti, dico molti d’Orliens et di Parigi, non tanto in literis quanto in moribus» (Bèze, 1978, p. 183).
Nifo decise allora di rientrare in Italia e nel 1572 era a Padova, dove il 26 ottobre 1575 ottenne nello Studio la cattedra straordinaria di medicina practica in secundo loco, con un salario di 120 fiorini; fu un insegnamento di brevissima durata, perché nel gennaio 1576 fu denunciato al tribunale del S. Uffizio per apostasia. Imprigionato nel carcere vescovile, fuggì in maniera rocambolesca, calandosi «ex altissimo loco Episcopatus… chorda ex linteis» (Riccoboni, 1598, c. 75r). Si rifugiò a Vienna, dove trovò protezione nel circolo di Johannes Crato von Crafftheim ed entrò in familiarità con Hubert Languet, ambasciatore dell’elettore di Sassonia, che gli assicurò i suoi buoni uffici affinché fosse accolto presso la corte tedesca. Nel luglio 1577 era però ancora a Vienna, incerto – come scrive Languet a Philip Sidney, che lo avrebbe voluto in Inghilterra – se accettare un’offerta giuntagli dall’Ungheria o trasferirsi in Polonia. Questa fu la meta infine scelta e il 1° settembre 1577 entrò al servizio come medico di Stefano Báthory. I meriti dimostrati, nell’esercizio della professione sul campo di battaglia di Danzica ne favorirono la nomina – con un salario di 600 fiorini annui – a medico di corte, quale collega del più noto Niccolò Buccella, il quale, dopo averlo bene accolto, ne divenne presto nemico, quando Nifo si oppose alla terapia che aveva proposto per il fiorentino Urbano Da Ripa, attivo anch’egli presso Báthory. Il 4 febbraio 1578 Buccella accusò Nifo di aver dato «sub ficto nomine» diffusione pubblica alla polemica e il contrasto degenerò al punto che, accusato del tentato omicidio del giovane Da Ripa, Nifo fu costretto a fuggire nella lontana Inghilterra, dove il decreto di condanna non lo avrebbe raggiunto.
Nel 1580 risulta iscritto alla Chiesa italiana a Londra, città in cui esercitò la professione medica ma destò subito il sospetto «di mala dottrina in alcuni membri della congregazione, dando luogo a un’intricatissima serie di denunce, difese, ricorsi e baruffe personali» (Firpo, 1959, p. 383). La prima querela registrata nei verbali del concistoro diffuse nell’agosto 1580 la notizia che «era stato un frate e ch’egli con una putana era uscito e itosene in Francia… di più, ch’egli non era stato imprigionato in Padua per la religione, ma per cose sopradette» (ibid., p. 384). L’inchiesta si concluse con un’ammonizione e già nei primi mesi del 1581 giunse una più grave denuncia da parte di un certo Pigafetta, che asseriva averlo sentito pronunciare numerose empietà. L’accusa non poté essere provata, ma nell’autunno Nifo preferì spostarsi a Oxford con il favore di Robert Dudley, il quale, nel presentarlo all’Accademia oxoniense, ne sottolineò le notevoli capacità. Il 15 gennaio 1582 ottenne il bacellariato in medicina e fu abilitato alla professione. Non vi sono altre notizie sul suo soggiorno a Oxford, se non quanto riporta Anthony Wood nelle Athenae Oxonienses a proposito dello scomodo sospetto di papismo.
Ultima tappa dell’esistenza tormentata di Nifo furono i Paesi Bassi, dove si trasferì con la moglie Anne de la Haye, figlia di un mercante francese residente a Londra.
Nel 1599 pubblicò a Leida l’operetta Ophinus seu De caelesti animarum progenie divinatio (ristampa ibid. G. Basson, 1617), nella quale si dice grato alle Province Unite per avergli offerto un approdo, naufrago da tante tempeste.
Nella nuova terra d’accoglienza, dove si riavvicinò al cattolicesimo (del resto Firpo [1959, p. 383] lo ritiene «un tiepido riformato»), se ne perdono le tracce, né il suo nome è menzionato nella Flandria illustrata di Antoon Sander, che pur tratta dei Nifo che vi furono residenti. Ignoti sono pertanto luogo e data di morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato, Terra, 67, Sant’Uffizio, b. 40, fasc. 4; N. Buccella, Confutatio responsi S. Simoni, Cracoviae 1588, p. 57; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino commentariorum libri VI,Patavii 1598, cc. 74v-75r; A. Portenari, Della felicità di Padova, Padova 1623, p. 233; G. Naudé, De Augustino Nipho iudicium, in A. Nifo, Opuscula moralia et politica, Paris 1645, pp. 44-47; H. Languet, Epistolae politicae et historicae ad Ph. Sydnaeum, Leiden 1646, pp. 270 s., 473; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 79; H. Languet, Epistolae secretae ad principem suum Augustum Saxoniae, Halle 1699, pp. 166 s.; P. Bayle, Dict. historique et critique,III, Rotterdam 1720, pp. 3002 s.; A. Wood, Athenae Oxonienses, London 1721, coll. 300 s.; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, pp. 239 s.; Akta metryki koronney co wazniejsze z czasów S. Batorego (Atti della metrica reale ai tempi di Stephan Bátory),Warszawa 1882, pp. 8-10 (Protestatio N. Bucellae physici regii contra Nimplum physicum quoque regium); T. Bèze, Correspondance, VIII, Genève 1978, p. 183; Register of the University of Oxford, II, 1, Oxford 1887, p. 680; F. Giedroyc, Zródla biograficzno-bibliograficzne do dziejów medycyny w dawnej Polsce (Fonti biografico-bibliografiche per la storia della medicina nell’antica Polonia), Warszawa 1911, pp. 548 s.; L. Firpo, La Chiesa italiana di Londra nel Cinquecento, in Ginevra e l’Italia, a cura di D. Cantimori et al., Firenze 1959, pp. 381-391; V. Marchetti, Figure di esuli italiani del Cinquecento: F. N., in Critica storica, VIII (1969), pp. 691-705; D. Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania,Firenze-Chicago 1970, pp. 234-236 (lettera di Buccella a Crato von Crafftheim sulla polemica con Nifo); Polski Slownik Biograficzny (Dizionario biografico polacco), XXIII, Wraclaw-Warszawa 1978, p. 109; R. Palmer, The Studio of Venice and its graduates in the sixteenth century, Trieste 1983, pp. 43, 169; The Italian Reformation of the sixteenth century and the diffusion of Renaissance culture. A bibliography, Modena 2000, p. 361.