Fabiola Gianotti. La signora delle particelle
Cinquant’anni, coordinatrice al CERN di Ginevra del progetto che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs. Riesce a conciliare la passione per la fisica con il pianoforte.
La notte del 3 luglio 2012 il capo della sicurezza del CERN (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) fu avvertito di uno strano fenomeno: un nutrito gruppo di fisici si stava accampando davanti all’aula magna. All’indomani era prevista una conferenza dal titolo degno del miglior understatement: ‘Higgs search update 4.07.12’, che avrebbe segnato un momento storico per l’istituzione ginevrina e per la fisica delle particelle. Già alle 7 la coda non lasciava speranze.
Alle 9 il convegno ebbe inizio con Joe Incandela, coordinatore del Compact Muon Solenoid (CMS), uno dei due principali esperimenti in corso. «Difficile riassumere tutto in ‘sole’ 150 slides», disse senza ironia. Un grande applauso seguì le conclusioni: «abbiamo individuato il bosone di Higgs con significatività di 4,9 sigma» (cioè la probabilità di errore è una su tre milioni). Ma il clima si scaldò ancora di più quando la parola passò a una donna minuta. Cinquant’anni portati come una ragazzina, occhi nerissimi e capelli pure, con indosso una maglia rossa sopra un paio di pantaloni cachi con grandi tasche e una spilla appuntata sul petto seguendo una moda d’altri tempi. Era Fabiola Gianotti, eletta coordinatrice del gigantesco esperimento ATLAS e dei 3000 fisici provenienti da 38 paesi diversi che lo compongono. Perché al CERN i capi si votano, non vengono imposti. L’umiltà e il non dare mai nulla per scontato sono le cose più importanti che Gianotti ha appreso in 25 anni di ricerche ai confini dell’esistente, umiltà che è diventata, o probabilmente è sempre stata, una caratteristica del suo modo di essere.
È la prima cosa che si nota di lei: il carisma e la forte personalità restano sullo sfondo. La sua fu una presentazione svolta senza calcare i toni, con la sicurezza e la linearità di chi domina la materia. Ma mentre parlava, gli occhi penetranti scintillavano e non faceva nulla per nascondere l’emozione, suscitando quella del pubblico e dell’anziano Peter Higgs che non riuscì a trattenere le lacrime. «Non speravo di vedere questo risultato prima di morire», disse quando Gianotti concluse che i dati raccolti da ATLAS non lasciavano dubbi mostrando la traccia significativa della produzione e del decadimento di una nuova particella compatibile con il meccanismo previsto da Higgs, Brout ed Englert nel 1964 (ma anche con particelle previste da altre teorie). Dall’aula magna l’entusiasmo dilagò nel web, in un soffio fece il giro del mondo, mentre qualcuno per descrivere quell’inaspettata passione popolare coniò il termine di ‘Higgsteria’ e il volto di Fabiola Gianotti divenne il simbolo visibile della scoperta di quella particella che solo il ‘microscopio’ più potente del mondo, il Large Hadron Collider, ha potuto individuare.
Già inserita da The Guardian tra le ‘100 Most Inspirational Women’ nel 2011, Gianotti è figlia di un geologo di Asti e di una pianista e filologa palermitana. Da Roma, a sette anni, arrivò a Milano. Fu l’interesse per le domande fondamentali a spingerla a scegliere la facoltà di fisica dopo gli studi classici e il conservatorio. Molto curiosa fin da bambina, amante della filosofia al liceo, voleva indagare il perché delle cose, come siamo fatti noi e la natura, i legami che tengono insieme «ciò che per l’Universo si squaderna», come scriveva Dante, che però non si riferiva precisamente alle leggi della fisica. Tali quesiti secondo lei andavano affrontati in modo pratico, fornendo risposte. Così scrisse una tesi e conseguì un dottorato in fisica delle particelle, perché è questa la disciplina che studia i costituenti elementari della materia; preferì la fisica sperimentale alla teorica perché spinta dal desiderio di rispondere con misure precise, non con speculazioni. «Mettere le mani sulle cose».
Nel 1993 vinse una borsa di studio biennale al CERN e non tornò più indietro, pur non abbandonando mai la passione per il pianoforte, che suona ancora. Musica e fisica del resto hanno per lei molti punti in comune: la prima è fondata sull’armonia dei suoni, dunque su regole matematiche, e le leggi elementari della natura si basano su principi di simmetria, quindi su principi che potremmo definire estetici. «Le leggi della fisica sono belle – è solita ripetere – semplici, eleganti».
Si capisce che non sta simulando quando afferma che la fisica non è una materia particolarmente complicata: piuttosto non viene spiegata bene. Anzi, è un gioco: «Un gioco che stimola la curiosità, l’immaginazione e le idee. Un po’ come l’arte». E più il gioco si fa duro, più si prova piacere. Ben vengano allora i problemi: «Mettono il sale nella vita, per risolverli bisogna dare il meglio di sé».
Le ‘100 Most Inspirational Women’
Nel marzo 2011, in occasione del centenario della Giornata internazionale della donna, il quotidiano britannico The Guardian ha voluto stilare una lista delle cento donne più influenti al mondo nei vari settori della vita pubblica. Solo sette sono state le donne segnalate nel campo scientifico e medico: e fra queste c’era Fabiola Gianotti. Negli altri campi l’hanno affiancata personalità di spicco della politica come Hillary Clinton e il premio Nobel birmano Aung San Suu Kyi, artiste come Lady Gaga e Madonna o sportive come le tenniste Venus Williams e Martina Navrátilová.