FABRATERIA
città del Lazio, in origine volsca. Nel 330 secondo Livio passò sotto l'influenza dei Romani che ne fecero una fortezza contro i Sanniti. Nel 124 a. C., forse in relazione con la distruzione di Fregellae, vi fu stabilita una colonia romana, che è forse quella chiamata da Plinio e dalle iscrizioni Fabrateria nova, mentre Fabraterni veteres furono detti gli abitanti della vecchia città federata, la quale conservò ll suo foedus fino alla guerra sociale e divenne allora municipio con a capo i quattuorviri (vi rimaneva anche la dittatura, ma solo a scopo sacrale). Certamente le due città furono da allora distinte, anche perché situate a una certa distanza, mentre la vecchia città andò perdendo notevolmente d'importanza di fronte alla nuova. Quando si trova menzionata in autori come Cicerone (Ad Fam., IX, 24) e Giovenale (Sat., III, v. 224) una Fabrateria senz'altra indicazione si deve intendere Fabrateria Nova; così pure nel Liber Coloniarum.
Il sito di ambedue le città è incerto: la Vecchia sembra che si debba identificare col paese moderno di Falvaterra posto su uno sperone dei Monti Lepini davanti a Ceprano, ma il sito è un po' troppo distante dalla via Latina, mentre Strabone e gl'Itinerarî affermano che era proprio lungo la via. La Nuova viene identificata da alcuni con le interessanti rovine che si vedono in territotio di S. Giovanni in Carico presso la confluenza del Liri col Sacco a circa 5 chilometri da Falvaterra. Ivi appaiono le mura di una città di una certa importanza, il basamento di un tempio e altre costruzioni in opera reticolata della fine della repubblica.
Bibl.: D. Romanelli, Topografia istorica del Regno di Napoli, Napoli 1815-1819, III, p. 380; Chaupy, Maison de Campagne d'Horace, III, Roma 1767, p. 476; Corpus Inscr. Lat., X, nn. 5574-5661; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino e Lipsia 1926, p. 529; E. Pais, Storia della colonizzazione di Roma antica, Roma 1923, p. 231.