FABRIANO (A. T., 24-25-26)
Cospicua città e notevole centro industriale delle Marche, in provincia di Ancona, assai rinomata per la fabbricazione della carta. È situata in un'ampia e irrigua conca, attraversata dall'affluente di sinistra dell'Esino, il Giano "il torrente della carta", nel mezzo della sinclinale camertina, tra i due corrugamenti appenninici del Catria (m. 1702) e del Sanvicino (m. 1485). La città sorge in piano, a 325 m. s. m., cinta di mura con 4 porte, a 1 km. dalla stazione ferroviaria. È ricca di istituti di credito, d'istruzione (classica, professionale maschile e femminile, agraria), di beneficenza e di previdenza sociale, alcuni assai antichi (Nosocomio, Brefotrofio, Monte Frumentario e di Pietà); ed è sede vescovile.
I secoli dall'XI al XIV segnano per Fabriano il massimo e più vario sviluppo d'industrie, con larga esportazione: quella dei cappelli, delle ceramiche, delle conce, della lana, della carta (primi documenti dell'Archivio comunale del 1276-1283). L'origine oscura dell'industria della carta è però assai più remota (forse dal sec. X); nel sec. XII nella carta bambagina era stato qui, già da lungo tempo, sostituito il lino al cotone; nel sec. XIV Fabriano mandava carta in tutta Italia e a Costantinopoli, e maestri cartari in Campania, a Bologna e nel Veneto; al principio del '600 vi erano 30 cartiere: segue un periodo di decadenza, finché l'industria risorge magnifica a opera di Pietro Miliani (1744-1817) e dà le nuove complesse filigrane, ai più grandi maestri le carte per incisioni e acqueforti, la carta da disegno, quella speciale per le carte-valori. Industrie più recenti sono quelle della battitura del rame, dei laterizî, le fornaci del gesso, da calce e dei cementi idraulici.
Il territorio del comune (268,50 kmq.) ha quote estreme di m. 200 e 1360. La superficie agraria (ettari 25.853), in genere fertile, è coltivata intensivamente a grano, granoturco, vite, olivi, canapa, lino, a orti e frutteti, e ha pascoli buoni ed estesi, con notevole allevamento di bestiame. La popolazione, di 19.533 ab. nel 1881, saliva a 22.996 nel 1901, a 25.209 nel 1921 (dei quali solo 8679 nel centro capoluogo, gli altri distribuiti in una trentina di piccoli agglomerati o viventi in case sparse), a 26.595 al 21 aprile 1931.
La stazione di Fabriano è nodo ferroviario all'incrocio della Roma-Falconara-Ancona con la ferrovia longitudinale interna, piceno-romagnola, per il Montefeltro, S. Marino e Sant'Arcangelo. Nei dintorni sono da notarsi la zolfatara, sorgente solforosa, e a NE., nella Gola del Sentino, la celebre Grotta di Frasassi. Fabriano è comodo punto di partenza per interessanti ascensioni al Catria e al Sanvicino.
Monumenti. - La piazza principale è dominata dal Palazzo del podestà, edificato nel 1255 (tav. CXI). La monumentale fontana che lo fronteggia è della seconda metà del sec. XIII. La città conserva tracce di edifici privati del periodo romanico e gotico. Parimenti di alcune chiese trecentesche sono oggi visibili soltanto alcune vestigia: in S. Lucia, l'interessante fianco sinistro con l'abside e il campanile, di laterizî (tav. CXII); in S. Venanzo l'abside poligonale; di S. Agostino e della demolita chiesa di San Francesco i portali. Invece conservato nella sua integrità è l'ospedale del Buon Gesù, costruito nel 1456 in nobili e pacate forme non ancora immemori dello spirito gotico, specialmente nel portico (tav. CXI). Ma il più considerevole risalto al patrimonio artistico della città è dato dalle numerose opere di pittura che essa conserva, testimonianza dell'attività artistica che vi si svolse nei secoli XIII-XV, soprattutto per merito di Allegretto Nuzi (v.) e della sua scuola, che preparò il fiorire dell'arte luminosa e raffinata di Gentile da Fabriano (v.).
Del Nuzi e dei suoi scolari si hanno importanti serie di affreschi in ambienti tra il coro e la sagrestia del Duomo, nell'antica cappella di S. Orsola nella chiesa di S. Lucia, in un'edicola in via S. Filippo, in un'altra sotto il portico de' Vasari. Tuttavia il maggiore e più significativo nucleo di dipinti di Allegretto è quello radunato nella Pinacoteca comunale, che raccoglie altresi affreschi fabrianesi dei secoli XIII e XIV, tavole di Rinaldetto di Ranuccio da Spoleto, di Neri di Bicci, di Antonio da Fabriano, una notevole serie di arazzi di fabbriche fiamminghe, ecc. La vasta decorazione a fresco di alcuni ambienti della chiesa di S. Agostino si assegna a pittori trecenteschi di derivazione riminese. In S. Lucia è una Madonna dell'umiltà di Francescuccio di Cecco Ghissi (1359). Nel convento annesso alla stessa chiesa vasti affreschi sono attribuiti ad Antonio da Fabriano e aiuti. Altri affreschi del sec. XV sono in S. Onofrio, in S. Maria del Popolo, sotto il portico dell'ospedale del Buon Gesù, ecc.
Per l'epoca più recente sono da menzionare: il palazzo del vescovado dei secoli XVI-XVIII (tav. CXII); il settecentesco loggiato di S. Francesco; la chiesa del Gonfalone per un ricco soffitto ligneo intagliato (1643); l'oratorio della Carità intieramente affrescato dall'urbinate Filippo Bellini (fine sec. XVI) e alcune chiese barocche: S. Niccolò, S. Venanzo, S. Eenedetto, S. Domenico, adorne di buone tele dovute al Gentileschi, al Guercino, al Sacchi, al Brandi, a Pasqualino Rossi, ecc. Per il teatro Gentile il pittore bolognese Luigi Serra dipinse nel 1880 il sipario. Il monumento ai caduti nella guerra mondiale è di Arturo Dazzi.
Storia. - Dell'abitato, sorto sulle rovine di antichi municipî romani, non si hanno notizie fino al 1010. Numerosi documenti invece dimostrano come prima del 1165 Fabriano si era già costituito a comune, che si andò allargando per le sottomissioni dei luoghi e dei feudatarî vicini, tanto che salì ben presto a un alto grado di prosperità. Retto prima dai consoli, poi dai podestà e capitani del popolo, fece leghe e alleanze con varî luoghi. I nobili che avevano aderito al comune e si erano trasferiti nel centro urbano, dopo qualche dissenso, si assoggettarono alle leggi e agli usi di questo, rinunziando ai loro privilegi (1248-1267). Negli anni 1231-1233 si costruirono le mura della città. I Chiavelli, famiglia ricca e potente, riuscirono a impadronirsene e divennero signori quasi assoluti, prima in nome dell'Impero e di Manfredi, poi come vicarî pontifici; ma gli ultimi di essi governarono in modo così tirannico da attirarsi l'odio dei cittadini. Un gruppo di congiurati, si vuole non senza intesa con Francesco Sforza, sorpresero la famiglia riunita nella chiesa di San Venanzo il giorno dell'Ascensione del 1435 e la massacrarono, non rispamiando nemmeno i bambini. Spenti i Chiavelli, il comune si diede a Francesco Sforza (1435-1444); cacciato anche questo dagli Stati della Chiesa, Fabriano tornò al pontefice, pure reggendosi con le proprie leggi. Il 27 giugno 1799 fu saccheggiata dalle milizie francesi del generale Monnier. Seguì poi le vicende degli altri luoghi delle Marche fino all'annessione plebiscitaria al regno di Italia.
Bibl.: G. D. Scevolini, Delle istorie di Fabriano, in G. Colucci, Antichità Picene, XVII, Fermo 1792; G. Rossi, Il clima di Fabriano, Camerino 1802; O. Marcoaldi, Pinacoteca fabrianese, Fabriano 1862; A. Zonghi, Carte diplomatiche fabrianesi in Collezioni di documenti storici antichi delle città e terre marchigiane, II, Ancona 1872; O. Marcoaldi, Guida statistica della città e comune di Fabriano 1873; A. Zonghi, Documenti storici fabrianesi, Fabriano 1879; Statuta artis lanae terrae Fabriani (1369-1674), Fabriano 1880; G. B. Miliani, Fabriano e dintorni, Fabriano 1883; A. Zonghi, Le antiche carte fabrianesi alla Espos. gener. it. di Torino, Fano 1884; G. Grimaldi e G. Luzzatto, I più antichi libri consiliari di Fabriano 1293-1327, in Le Marche, II, pp. 257-291; III, pp. 211-236, Fano 1902-1903; E. Calvi, Tavole storiche dei comuni italiani, II: Marche, Roma 1906; A. Zonghi, Liber luguberrimus, in Le Marche, VII, pp. 221-240, VIII, pagine 56-84, 238-280, Senigallia 1907-1908; E. Delio, Paesi marchigiani, Pescara 1910, pp. 389-394; Statuti e bandi fabrianesi del sec. XIII, in Le Marche, X, pp. 121-140, 192-207; XI, pp. 178-203, Senigallia 1911-1912; G. Crocioni, Le Marche, Città di Castello 1914; L. Serra, Itinerarii artistici delle Marche, Roma 1921, pp. 55-57; V. Benigni, Compendioso ragguaglio delle cose più notabili di Fabriano (1728), Tolentino 1924; L. Serra, Le Gallerie comunali delle Marche, Roma s. a.; O. Angelelli, Fabriano e il dominio francese nel 1798-99, Fabriano 1925; G. Castellani, Numismatica marchigiana, Fano 1926; B. Molajoli, La scuola pittorica fabrianese, in Boll. per la commemorazione centenaria di Gentile, Fabriano 1928, p. 14 e segg.; E. Ricci, Le Marche, Torino 1929, capitoli IV, X, XI, XIII, XVII e XVIII; L. Serra, L'arte nelle Marche, Pesaro 1929; O. Angelelli, L'industria della carta e la famiglia Miliani in Fabriano, Fabriano 1930; R. Sassi, Chiese artistiche fabrianesi, in Rass. marchigiana, I (1922-23), p. 285-98; VII (1928-9), pp. 13-19, 45-53, 90-110, 333-342, VIII (1929-30), p. 269-82.