BARTOLETTI, Fabrizio (Bertoletti Francesco)
Nacque a Bologna da Donnino e da Dorotea (il casato della madre è sconosciuto) il 7 sett. 1587. Studiò a Bologna lettere, poi filosofia e medicina: gli fu maestro, in quest'ultima disciplina, Giulio Cesare Claudino (cfr. I. B. Paitoni, De vita ... ). La notizia, data dal Fomi, che nel 1607 il B. sarebbe stato nominato assistente presso l'Ospedale della Morte appare inesatta, poiché egli si laureò soltanto sei anni più tardi, il 26 marzo 1613, e nello stesso anno gli fu affidata una cattedra di logica che resse per tre anni. Il 13 ag. 1616 gli venne data la lettura della chirurgia e della anatomia (il B. svolse il corso di chirurgia leggendo opere galeniche: De vulneribus, poi De ulceribus, infine il De tumoribus praeter naturam). Nonostante che il Fabroni lo includa tra i professori dell'ateneo pisano e che il Mazzuchelli riporti che, durante il soggiorno pisano, nel 1619 sarebbe nato il figlio Cosimo, morto dopo pochi mesi, il Busacchi, in base a un esame critico delle più antiche notizie, conviene con la maggioranza delle fonti che danno il B. professore solo a Bologna e a Mantova.
Nel 1625 il B. ottenne dallo Studio bolognese la licenza di recarsi a Mantova, dove era stato invitato da Ferdinando Gonzaga, che progettando un ateneo aveva voluto invitare i più celebri professori, col privilegio della conservazione del posto e dell'onorario al ritorno in patria. Il B. fu lettore a Mantova per quattro anni, e la sua fama richiamò un gran numero di studenti, specialmente tedeschi, dalla università di Padova, tra cui johann Vesling.
Durante il soggiorno a Mantova il B. istituì una nuova scuola anatomica, ma è inesatta la notizia riportata da alcuni autori che egli abbia fondato il collegio medico: come riferisce il Medici, fin dal 1559 esisteva in Mantova un collegio dei medici che fu riformato e restaurato soltanto dopo la partenza del B.; secondo il Medici neanche risponde a realtà l'attributo da alcuni dato al B. di archiatra dei duchi, in quanto dal 1626 al 1630 fu medico aulico il Ferrari.
Nel 1630, per il dilagare della peste (di quell'epidemia che fu poi descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi) e per l'assedio posto dagli imperiali, il B. decise di lasciare Mantova e di tornare in patria; caduto malato (non è certo se avesse contratto la peste), la morte lo colse sulla via del ritomo, a Lendinara, il 30 marzo 1630; fu sepolto nella locale chiesa di S. Maria.
Come chiaramente appare dalle sue opere più importanti, l'Encyclopaèdia hermetico-dogmatica e il Methodus in dyspnoeam, il B. fu un valoroso didatta ed ebbe notevoli doti di trattatista. Di concezioni prettamente galeniche, egli dimostrò tuttavia la chiara tendenza a non respingere le suggestioni delle nuove correnti di pensiero; fu inoltre un brillante anatomo-patologo dotato di un acuto spirito di osservazione e di un profondo intuito clinico.
Il Busacchi distingue le sue opere in reperibili e non reperibili; le prime comprendono:
Fabritii Bartoleti medici et philosophi Bonon. Encyclopaedia hermetico-dogmatica sive orbis doctrinarum medicarum physiologiae, hygiaenae, pathologiae, semeíoticae, et therapeuticae ad sereniss. Principem D. Ferdinandum Gonzagam Mantuae et Montisferrati ducem, Bononiae 1615, 1619, 1621 in 40. L'opera, divisa in capitoli nei quali si tratta dell'interpretazione del macro- e del microcosmo, delle funzioni del corpo umano, di interessanti argomenti di dietetica, delle cause morbose, dello stato di malattia, delle varie malattie, dei loro sintomi, si riallaccia in parte alla tradizione ermetica. Nel capitolo "De partibus lactis" si tratta del galattosio, scoperto dal B. e da lui chiamato manna o nitro del siero del latte, con la indicazione del modo di estrarlo dal siero di latte e con la descrizione di un possibile uso a scopo medicamentoso. Come scrive il De Renzi, il B. in quest'opera "... si sforzò di conciliare con le nuove dottrine chimiche le teorie galeniche; volle usare in terapia i medicamenti chimici, ma non ripudiò le dottrine patologiche dei greci". A. G. Testa affermava, a detta del Busacchi, che il B. "... può dirsi ancora il primo che abbia raccolto in corpo le dottrine semeiotiche".
Auspicalis trium methodi demonstrativae anatomicae praecognitorum praelectio (questa opera è riportata dal Mazzuchelli e dal Fantuzzi con il titolo Praelectio Anatomica habita Bononiae e Subsellio Anatomico... ad augustiss. Principem Iulium Sabellum Cardinalem, Bononiae 1620, in 40. Secondo il Busacchi lo scritto non è che una prelezione ispirata a concetti galenici.
Methodus in dyspnoeam seu de respirationibus libri IV cum synopsibus quibus quintus pro colophone accessit de curationibus ex dogmaticorum et hermeticorum poenu depromptis. Opus rarum..., Bononiae 1630, in 40; ibid. 1632 e 1633, in 41). L'opera fu ristampata con un frontespizio diverso Venetiis 1735 e 1772 in folio con l'Opera Omnia di Lazaro Riverio. Questo trattato, nel quale sono raccolte le lezioni che il B. dettò a Mantova nel 1628, contiene una accurata analisi di tutte le cause capaci di provocare disturbi della respirazione ed è illustrato da accurate tavole sinottiche. Il B. riferisce i reperti di numerose autopsie eseguite con sorprendente criterio anatomo-clinico, da vero precursore dei moderni metodi di ricerca; a tale proposito scrive Haller: "In P. IV. multa bona habet, in cadaveribus incisis visa, glandulas etiam bronchiales. In P. V. animam humanam suadet in magna vitra colligere, in quibus habeat crystallos. Taeniam bene describit". In questo trattato il B. descrisse un aneurisina nella parte superiore del dorso verso i primi rami dei nervi dorsali, un tumore nella gola comprimente l'asperoarteria e producente grave difficoltà di respiro, un polipo del cuore con idrotorace causa di dispnea, un caso di ossificazione di tutte le valvole degli ostii del cuore, un calcolo nella parte inferiore del polmone di un fanciullo asmatico. Come rileva il Nova, il B., seguace di Galeno, dimostrò di vedere nella respirazione il mezzo per far giungere al sangue attraverso l'aria che vi si mesce il quid che origina lo spirito vitale che, nel cervello, si trasforma nello spirito animale eccitatore, per la via dei nervi, di ogni organo e membrana. Nel Methodus il B. ha dato una classificazione fisiopatologica del respiro, che, come afferma il Nova, rappresenta il primo esempio di una distinzione delle alterazioni del respiro in organiche e funzionali: "respiratio magna et rara", tipica del delirio febbrile, dovuta ad una alterazione dei centri regolatori della vita (cervello = spirito animale); "respiratio parva et densa", in rapporto ad una alterata meccanica toracica: si riscontra nel dolore toracico parietale, nelle infiammazioni delle vie aeree superiori, nel dolore diaframmatico e ipocondriaco di natura infiammatoria, nelle sinechie pleuropohnonari, nelle deformazioni della cassa toracica, ecc.; "respiratio magna et densa", dovuta ad alterata meccanica polmonare, presente nelle lesioni anatomiche dei polmoni (tubercoli, scirro), nelle sinechie pericardiche, nell'empiema e nei versamenti toracici, nelle stretture delle vie aeree superiori, nelle occlusioni delle arterie polmonari da polipo cruoroso, ecc.; "respiratio parva et rara", in rapporto con una debolezza dei centri vitali (cervello), con l'isteria, con l'apoplessia, ecc. Inoltre, come ha messo in evidenza il Khon, nel trattato èdescritta con acume clinico una sindrome, oggi identificabile nell'"angina pectoris", che il B. interpretò come dovuta ad alterazioni del respiro. Il B. non riconobbe nel quadro morboso da lui descritto la malattia di cuore, che soltanto nel 1768 William Heberden doveva designare con il nome di "angor pectoris", tuttavia seppe descrivere così accuratamente quella che egli credeva una morte improvvisa da turba respiratoria (dispnea) "come mai era stato fatto", scrive il Khon, "in tutta la letteratura anteriore a Heberden". Il B. dette una accurata descrizione dei segni e delle forme di morte improvvisa, e descrisse la sindrome minutamente in un brano del cap. III, parte IV, libro IV del Methodus intitolato "Breve nota (opistographus) sulle alterazioni del respiro che fanno presagire una morte repentina". Egli riuscì a individuare, senza saperlo, quel particolare fenomeno oggi indicato come riflesso gastro-cardiaco, per cui molto spesso i malati di angina avvertono sofferenze gastriche. E invero, anche se non riconobbe i reali fattori etio-patogenetici della sindrome da lui presentata, il suo grande merito fu proprio quello di averla saputa descrivere con tanta precisione, cogliendone i dati essenziali.
Le opere del B. non reperibili, e quindi non controllabili e come tali di dubbia esistenza, sono secondo il Busacchi:
Anatomica humani microcosmi descriptio per theses disposita ex clarissimo Amphitheatro Pisano proposita a Fabritio Bartoletto medico et philosopho in Accademia Bononiensi publice chirurgiam et anatomiam profitente ad Ser. Mag. Etrur. Ducem Cosmum Medicum, Bononiae 1619. Quest'opera, che secondo il Mazzuchelli fu stampata "typis Sebastiani Bonomi", avrebbe contenuto moltissime controversie di anatomici illustri; il Cinelli la definisce "opera di stima".
De Hydrope pulmonum, Bononiae 1629 (in 40, secondo Mazzuchelli).
Anatomiae magnae partem secundam impressam esse, nondum vero publicatam (indicazione riportata dall'Haller). A proposito di quest'opera, riferisce il Mazzuchelli che il Ghilini la dice illustrata, l'Alidosi data alle stampe, mentre il Paitoni (come risulta da p. 405 del suo Commentario)la cercò invano. Si legge nel Fantuzzi che M. Portal riferi che l'opera fu pubblicata nel 1609 in 80, ma secondo il Medici la notizia sembra quanto mai inesatta, tenendo conto che il B. si laureò nel 1613.
Conclusiones anatomicae Pisis propositae, et defensae Bonon.,Bononiae 1619.
Manoscritti vari, tra i quali: Tota Logica textualis; Physica cum textibus, summis et quaestionibus; De anima; Tota chirurgia; Antidotarium chimico-dogmaticum; e altri.
Va poi rilevato che nella nota "de eo haec memoriae mandavit Hieronymus a Sommaja", riportata dal Fabroni, si legge: "... Dice aver pronte per stampare le infrascritte opere, e alcune sotto il torchio: 1. Syntagma sydirion, sive puntus ferreus, quo curantur omnes hemiae, opus a nemine excogitatum. 2. Quaestiones et lectiones anatomicae populares, cuni figuris a nemine hactenus excogitatis. 3. De formatione et extractione foetus cum figuris. 4. Encyclopaedia continens partes medicinae integrantes. 5. De compositione medicamentoruni secunduni dogmaticos, et chymicos. 6. Defensio Galeni de structura musculi adversus Aquapendentem. 7. Chirurgia maior et minor cum figuris moviter elaboratis".
Infine va ancora ricordato che il B. fu anche un forbito scrittore, autore di alcune poesie, una delle quali, un sonetto che inizia "Marino un Mar se, tu vasto, e profondo", si trova in La Lira, Rime del Cav. Marino, raccolte da G. F. Loredano, Venezia 1667, p. 321. Inoltre, a quanto dice il Mazzuchelli, Domenico Cesario, che fu suo amico, avrebbe scritto al B.: "Opuscula tua Poetica quani primum mittas rogo: ut quibus ingemi tui foecunditatem praedicavi, praedicatione mea clarius elucescat. Si miseris, bona fide polliceor, non amiseris" (I). Cesario, Epistolarum select. centuriae, II, 130 noniae 1624, p. 64).
Bibl.: G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, Scanzia seconda [vol. 1],Firenze 1677, V. 52; P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi e dell'opere loro stampate e manoscritte, Bologna 1714, p. 109; G. G. Vogli, Tavole cronologiche degli uomini illustri..., Bologna 1726, p. 29; J. B. Paitoni, De vita, ac scriptis Fabricii Bartholeti medici bononiensis commentarius, in A. Calogerà, Raccolta d'opusculi scientifici e filologici, XXI, Venezia 1740, DI). 387-410; S. Quadrio, Della storia e ragione di ogni poesia, II, 1, Milano 1741, p. 286; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 429-431; A. von Haller Bibliotheca anatomica, I, Tiguri 1774, p. 343; h. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, pp. 363-367; A.Fabroni, Historiae academiae Pisanae, II, Pisis 1792, p. 84; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, IV, Napoli 1846, pp. 50, 156 s., 160 s., 239, 365, 442; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna 1847, pp. 40 s. (n. 326); M. Medici, Compendio storico della Scuola Anatomica di Bologna, Bologna 1857, pp. 107-111; U. Khon, Storia della angina Pectoris, in La medicina italiana, VII, Milano 1928, pp. 777-780; V. Busacchì, Precisazioni sulla vita, sulle opere e sulle scoperte di F. B.(1587-1630), in Atti della Riunione sociale della Società italiana di storia delle scienze mediche e naturali, Sansepolcro 1943, pp. 57-74; G. G. Forni, La chirurgia nello Studio di Bologna dalle origini a tutto il secolo XIX, Bologna 1948, p. 107; N. Nova, F. B., in Il cuore nella storia della medicina, Milano 195~, VV. 57-60; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, VII, New York 1958, 13, p. 126, 178-180; VIII, ibid. 1958, pp. 154, 161. J. G. Poggendorff, Biographisch-Literarisches Handwdrterbuch, I, col. 110; Encicl. Ital., VI, p. 247.