Bentivoglio, Fabrizio
Attore cinematografico e teatrale, nato a Milano il 4 gennaio 1957. Dotato di una forte espressività e di notevoli capacità tecniche, e in particolare sintonia con il cinema di Gabriele Salvatores, Silvio Soldini e Michele Placido, è risultato assai convincente nel rappresentare una generazione perennemente alla ricerca di una propria identità e sempre in bilico tra utopia e cinismo. Ha vinto nel 1993 la Coppa Volpi a Venezia per Un'anima divisa in due di Soldini e due volte il David di Donatello: nel 1997 per Testimone a rischio di Pasquale Pozzessere e nel 1999 per Del perduto amore (1998) di Placido.Dopo aver abbandonato gli studi di medicina ed essersi lasciato alle spalle una breve esperienza di calciatore professionista, ha frequentato la scuola di recitazione del Piccolo Teatro di Milano nel 1976-77, lavorando con Giorgio Strehler e poi con Romolo Valli. Ha esordito nel cinema con un ruolo romantico in La vera storia della signora delle camelie (1981) di Mauro Bolognini, al fianco di Isabelle Huppert. Ma subito dopo si è affermato come professionista pronto ad affrontare una vasta gamma di ruoli: dal sacerdote tormentato in Morte in Vaticano (1982) di Marcello Aliprandi, all'egocentrico giovane attore in Regina (1987) di Salvatore Piscicelli. Dal 1989, con Marrakech express, ha avviato un saldo rapporto professionale con Salvatores, rafforzatosi l'anno dopo con Turné (film del quale è stato anche sceneggiatore), storia di un'amicizia e di un amore tradito e soprattutto vivace spaccato dell'ambiente teatrale. Altro incontro importante è stato quello con Soldini, con il quale B. dapprima è tornato a interpretare un film sul disagio generazionale, L'aria serena dell'Ovest (1990), e quindi ha affrontato uno dei suoi personaggi più intensi in Un'anima divisa in due che, prendendo spunto da una storia d'amore, racconta la difficoltà d'integrazione dei nomadi. Ironico e nostalgico è apparso invece in Italia-Germania 4-3 (1990) di Andrea Barzini, storia di tre amici ex sessantottini che, dopo vent'anni, decidono di incontrarsi per rivedere la mitica partita. Ha affrontato un cinema di denuncia con Un eroe borghese (1995) di Placido, nel ruolo dell'avvocato Ambrosoli, e quindi con Testimone a rischio di Pozzessere, nel ruolo di Pietro Nava, testimone oculare dell'assassinio del giudice Rosario Livatino, fornendo un'interpretazione priva di retorica e di grande forza espressiva. Nel 1996 con Le affinità elettive dei fratelli Taviani è ritornato a recitare in un'opera d'impianto letterario, per poi offrire, come protagonista di Pianese Nunzio 14 anni a maggio di Antonio Capuano, il drammatico ritratto di un prete anticamorra, attratto da un ragazzino. Ha lavorato inoltre con Mimmo Calopresti in La parola amore esiste (1998), con Theo Anghelopulos in Mia eoniotita ke mia mera (1998; L'eternità e un giorno) e, infine, con Carlo Mazzacurati in La lingua del santo (2000) in coppia con Antonio Albanese, dove tratteggia, con toni talvolta grotteschi, la vicenda di un personaggio irrisolto e disperato.Nonostante l'intenso lavoro cinematografico, B. non ha comunque mai abbandonato il teatro.