De André, Fabrizio
Cantautore, nato a Genova il 18 febbraio 1940, morto a Milano l'11 gennaio 1999. Dopo aver compiuto gli studi classici nella sua città, cominciò a suonare la chitarra in un gruppo jazz, entrando al tempo stesso in contatto con cantautori come L. Tenco, G. Paoli e altri, con i quali contribuì a delineare all'inizio degli anni Sessanta la cosiddetta scuola genovese (v. canzone: La canzone d'autore in Italia, in questa Appendice, e musica: Musica pop, App. V). Dopo l'esordio con Nuvole barocche (1958), il primo vero successo di De A. fu La canzone di Marinella (1962), interpretata da Mina nel 1965. Negli anni successivi cantò egli stesso i propri brani, affidandoli tuttavia quasi esclusivamente ai dischi e alle registrazioni, con pochissime esibizioni dal vivo. Fa eccezione in questo quadro l'importante tournée compiuta nel 1979 con la Premiata Forneria Marconi.
I temi toccati nelle canzoni di De A., "narratore di storie mosso da un presupposto etico e di solidarietà umana" (Jachia 1998), sono caratterizzati da una fitta rete di riferimenti letterari, e da un costante rinvio alla storia sociale e politica del paese. L'album Tutti morimmo a stento (1968, che rappresenta uno dei primi concept album italiani, nei quali cioè i singoli brani sono uniti da un unico tessuto narrativo o tematico) è composto su testi del poeta francese F. Villon; Non al denaro non all'amore né al cielo (1971) sull'Antologia di Spoon River di E.L. Masters; La buona novella (1970) è invece ispirato ai Vangeli apocrifi. Sono tuttavia soprattutto la denuncia dell'ingiustizia, dell'ipocrisia del potere, della guerra, le vicende delle minoranze emarginate e perseguitate a costituire il centro di molta della produzione di De. A., nei destini collettivi dei popoli rom, dei nativi americani, dei palestinesi, così come nella vasta galleria di singoli personaggi ritratti nei testi. La morte, pensata e cantata nelle sue varie accezioni, rappresenta un altro tema ricorrente.
Le strutture musicali sono sempre subordinate alla resa del testo, seppure spesso composte prima di questo (Fasoli 1995): irregolarità metriche e libertà poetiche di ogni genere implicano un linguaggio musicale e spesso un supporto strumentale non invadente, elastico, capace di lasciar spazio alle peculiari qualità interpretative della voce. Particolarmente ricca nel registro grave, questa costituisce a tutti gli effetti un elemento inscindibile della creazione musicale. I riferimenti musicali spaziano dal classico al folk, con poche concessioni ai tratti tipici del rock (molto raro, per es., l'uso della batteria); dai modelli folklorici e dal blues, così come dalla musica medievale e rinascimentale, De A. ricava tra l'altro le armonie prevalentemente modali che caratterizzano molti suoi brani (Fabbri 1997). Gli ultimi tre album, Creuza de mä (1984), Le nuvole (1990), Anime salve (1996), hanno visto la collaborazione di M. Pagani e I. Fossati. Oltre che una più marcata unitarietà musicale, questi dischi presentano un intenso ricorso al dialetto (genovese, sardo, siciliano), spesso in aperta contrapposizione all'italiano come lingua del potere. Attento alla produzione degli chansonniers francesi degli anni Cinquanta e Sessanta, De A. ha creato versioni di alcune canzoni di G. Brassens nelle quali le peculiarità linguistiche dell'italiano si incontrano felicemente e senza forzature con la melodia originale (Il gorilla, Marcia nuziale, Delitto di paese). Ha inoltre tradotto brani di B. Dylan e L. Cohen ed è autore con A. Gennari del romanzo Un destino ridicolo (1996).
bibliografia
De André. Canzoni..., a cura di L. Granetto, Roma 1978.
G. Adducci, Fabrizio De André, Milano 1987.
C.G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André si racconta a Cesare G. Romana, Milano 1991.
D. Fasoli, Fabrizio De André. La cattiva strada, da Carlo Martello a don Raffaè, Roma 1995.
F. Fabbri, Il cantautore a due voci, in Fabrizio De André. Accordi eretici, a cura di R. Giuffrida, B. Bigoni, Milano 1997, pp. 155-67.
Fabrizio De André. Accordi eretici, a cura di R. Giuffrida, B. Bigoni, Milano 1997.
P. Jachia, Le storie di De André e i viaggi 'metafisici' di Paolo Conte, in P. Jachia, La canzone d'autore italiana 1958-1997. Avventure della parola cantata, Milano 1998, pp. 90-105.