Lambertazzi, Fabruzzo de'
Nipote di Fabbro de' Lambertazzi (v.). Di lui possediamo abbondanti notizie biografiche conservateci dai memoriali bolognesi.
Nacque a Bologna intorno al 1240 ed esercitò la professione del cambiatore, come risulta da numerosi documenti dal 1265 in poi, insieme con i fratelli Pietro e Azzone. Nel 1279 fu esiliato con tutti i suoi parenti in seguito al prevalere in Bologna della fazione avversa dei Geremei e visse in varie città della Romagna e per alcuni anni a Perugia. Nel 1298 figura fra i membri del consiglio di Credenza, promotore di una pace generale tra i ghibellini, alleati dei Lambertazzi, e il comune di Bologna. Da un documento del 1305, riguardante un suo figlio Azzolino, risulta già morto. Di questo rimatore ci rimane solo un sonetto di argomento morale, conservato alla fine del Digestum novum del codice Vaticano Palatino 753, che a un esame linguistico rivela una notevole impronta dialettale.
In due luoghi (VE I XV 6 e II XII 6) è citato l'incipit di una canzone che non ci è pervenuta (v. LO MEO LONTANO GIRE). D. lo annovera, insieme con Guido Guinizzelli, Guido Ghislieri e Onesto degli Onesti, fra i rimatori i quali, distaccandosi, nell'uso che fanno del volgare bolognese, dalla parlata più propriamente cittadina, mostrano di tendere al volgare ‛ aulico ', e ne deduce che il volgare bolognese, pur essendo la migliore parlata municipale d'Italia, non può considerarsi volgare ‛ illustre ' a causa di tale scelta operata da quelli che ritiene i maggiori poeti di Bologna.
Bibl. - G. Zaccagnini, Per la storia letteraria del '200, notizie biografiche ed appunti dagli archivi bolognesi, estratto da " Il libro e la stampa " (luglio 1912 - dicembre 1913) 43 ss., 85; ID., I rimatori bolognesi del sec. XIII, Milano 1933, 34-37.