face [plur. face]
Significa " fiaccola ", " lume ". È presente due volte, con valore metaforico; in Pd XXVII 10 Dinanzi a li occhi miei le quattro face / stavano accese, si riferisce ai beati - Pietro, Giacomo, Giovanni, Adamo - e ne significa lo splendore della beatitudine; il plurale in -e non è provocato dalla rima, ma è forma antica, dalla -es latina, che ricorre anche fuori rima e in prosa. In Pd XXXIII 10 Qui se' a noi meridïana face / di caritate, il traslato è duplice: la meridiana face è il sole a mezzogiorno, e la Vergine è come un sole di carità per i beati (" E perché il calor del Sole è quello che germina i fiori, l'erbe e le frondi, soggiugne ch'ella è in cielo meridiana face, un vivo e ardente Sole di carità ", Daniello).
La forma ‛ facella ' è in D. sostitutivo piuttosto che diminutivo di f., di cui conserva il significato sia di " stella " (tre facelle / di che 'l polo di qua tutto quanto arde, Pg VIII 89; giovial facella, il cielo di Giove, Pd XVIII 70), sia di " lume ", ovvero " spirito splendente " (per entro il cielo scese una facella, / formata in cerchio, XXIII 94); figurato in Rime dubbie III 9 17 Se quella... / vedesse li pensier... / accendersi di lei come facella. Ma ha pure il significato di " fiaccola incendiaria ": là onde scese già una facella / che fece a la contrada un grande assalto (Pd IX 29); ed è traslato che evita alla beata Cunizza l'esplicita denunzia delle crudeltà del fratello Ezzelino III da Romano. Si suppone che l'immagine derivi dalla leggenda secondo la quale la madre di Ezzelino aveva sognato di partorire una fiaccola ardente; va tuttavia ricordato che già in latino fax per traslato significa colui che sollecita od opera danno o delitto. È variante di faville in If VI 75, nel commento di Benvenuto.