FACINO (Bonifacio) d'Asti
Nacque, verosimilmente ad Asti, nella prima metà del sec. XIV. La scarsa documentazione relativa alla vita di questo teologo agostiniano riguarda quasi unicamente la sua attività accademica. Da una lettera del papa Urbano V, datata da Avignone il 3 marzo 1365, in cui si chiede al cancelliere dell'università dì Parigi di concedere a F. il titolo di "magister theologiae", risulta che F. aveva a quell'epoca trascorso molti anni di studio presso la facoltà parigina, dove aveva ottenuto il baccalaureato in teologia e dove aveva commentato le Sentenze di Pier Lombardo nel biennio 1361-63. Dalla stessa lettera di Urbano V si apprende che F. aveva commentato il testo di Pier Lombardo anche presso lo Studio bolognese; il legame di F. con Bologna è ulteriormente confermato dalle antiche biografie che parlano di un manoscritto un tempo conservato al convento di S. Domenico di Bologna e ora disperso, nel quale F. dedicava il suo commento alla Fisica agli studenti bolognesi; di fatto l'opera ci è pervenuta in un ms., il Friburgo Cordeliers 26, insieme ad altri testi di provenienza bolognese e sembra essere stata composta tra il 1363 e il 1365; intorno a quelle date dovrebbe dunque risalire il periodo bolognese di F., anche se mancano riscontri precisi, come del resto non si ha alcuna data certa sull'inizio del periodo parigino. Si sa solo per certo che nel 1358 F. doveva essere già stato mandato dall'Ordine fuori dalla sua provincia, poiché una disposizione del generale degli agostiniani, Gregorio da Rimini, datata da Rimini il 16 giugno 1358, gli consente di ritornare alla provincia d'origine a causa di una malattia e di condurre lì vita conventuale fino al pieno recupero della salute. Nel 1367 la richiesta del papa al cancelliere dell'università di Parigi doveva certamente essere stata soddisfatta perché Urbano V, in una lettera datata da Avignone il 23 ott. 1367, si rivolge a F., che definisce "sacrae theologiae magister", ordinandogli di esaminare e quindi promuovere al magistero in teologia un confratello, l'agostiniano Bonifacio Bottigella da Pavia. A causa dei suoi rapporti con la Curia avignonese sembra probabile che, dopo i periodi parigino e bolognese, F. abbia soggiornato e insegnato ad Avignone; dopo il 1367 non si ha comunque più alcuna notizia che lo riguardi.
L'attività filosofica e teologica di F. è documentata da alcuni manoscritti. Il Commento alle Sentenze, che comprende solo i primi tre libri, è presente nei seguenti codici: Erfurt, Amplon. 21 115, ff. 1-191 (1-111); Vat. Ottob. lat. 446 (II-III); Bruges, Bibl. nat., 192, ff. 147-166 (III); Bruxelles, Bibl. royal, 1724, ff. 109v-111r (excerpta); Venezia, Bibl. naz. Marciana, Z. lat. 280, ff- 14r-17r (excerpta III). F. ha lasciato anche un trattato De maximo et minimo, di cui R. Imbach ha annunciato l'edizione (Friburgo, Couvent de Cordeliers, Cordeliers 26, ff. 9v-13v) e alcune Quaestiones in libros Physicorum (Ibid., ibid., ff. 14r-28v).
Manca a tutt'oggi uno studio specifico sulle opere di F. che ne chiarisca la posizione all'interno del dibattito filosofico e teologico del sec. XIV. Da una prima ricognizione (Trapp, 1956 e 1965) emerge che F. conosce bene e cita con molta accuratezza i testi di Agostino; inoltre le posizioni da lui assunte nel dibattito filosofico e teologico del suo tempo sembrano subire l'influsso degli scolastici di arca inglese. F. viene ricordato per aver sostenuto la posizione di Egidio Romano sul tema dell'Immacolata Concezione. La sua opera ebbe una buona circolazione per tutto il sec. XIV come testimoniano le citazioni che ne fanno Giovanni Hiltalingen di Basilea, Enrico di Langestein e Giovanni Zacharia.
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