FACINO da Fabriano
Gli scarsi dati biografici che possediamo sono relativi al servizio da lui prestato nell'amministrazione sforzesca a Milano nel sesto e settimo decennio del sec. XV. Gia prima del 1453 il suo nome figura tra quelli dei cancellieri della Cancelleria segreta ed è menzionato anche negli Ordini emanati nel 1453 dal duca per regolamentare il lavoro di questo ufficio particolare.
La Cancelleria segreta trattava gli affari di cui si occupava direttamente il duca. Era composta da un numero ristretto di segretari, uno dei quali aveva le funzioni di capo, di cancellieri, registratori ed uscieri. Fu riordinata da Francesco Sforza che si valse delle capacità organizzative di Cicco Simonetta. Alle prime disposizioni per i cancellieri e gli scrivani emanate nel 1453 seguirono altre l'anno dopo per gli uscieri. Ma evidentemente le procedure venivano disattese, dato che nel 1465 il Simonetta aggiunse nuovi capitoli con l'obbligo di leggerli ogni mese al personale. Gli impiegati della Cancelleria erano tenuti al segreto ed era loro vietato di interferire nell'ufficio con suppliche o intercessioni per interessi personali. L'incarico comportava una frequentazione costante della corte: un cancelliere assisteva ai pasti del duca nel caso ci fosse bisogno di scrivere e ciascuno doveva avere sempre pronto un cavallo per seguirlo in caso di spostamenti.
Nei registri delle lettere ducali del periodo però risulta, per quanto riguarda F., il solo modesto servizio della riscossione di una somma il 23 febbr. 1452, mentre sei lettere, dal luglio 1452 al settembre 1453, sono redatte da F. per la duchessa Bianca Maria Visconti e riguardano ancora faccende di scarsa importanza: licenze ad artigiani per esercitare il mestiere e intercessioni presso il vicario e i nobili di provvisione in favore di condannati a multe. Il 12 sett. 1453 F. fu inviato da Bianca Maria ad approvvigionare le soldatesche francesi comandate da Renato d'Angiò, alleato di Francesco Sforza contro i Veneziani, che commettevano grassazioni e soperchierie contro la popolazione del contado. Dopo queste non abbiamo notizie dell'attività di F. nell'amministrazione sforzesca fino al 1456, quando fu incaricato dal duca Francesco di redigere l'inventario della biblioteca del castello di Pavia.
Il 28 nov. 1453 Francesco aveva richiesto al castellano di Pavia Bolognino degli Attendoli un rapporto sullo stato della biblioteca, utilizzando come termine di paragone il catalogo compilato nel 1426. Molti libri risultarono mancanti o in prestito; la corrispondenza tra l'Attendoli e il duca sulle misure per riformare la biblioteca proseguì a lungo e solo tre anni dopo F. fu incaricato di compilare un nuovo elenco, provvedendo a recuperare i libri prestati e non restituiti o altrimenti segnalando i possessori renitenti in modo da procedere al recupero con altri mezzi. E in effetti negli anni successivi dalla Cancelleria ducale partirono una serie di missive, talora minacciose, in cui si intimava la restituzione dei volumi.
Gli Ordeni di libri della libraria del castello di Pavia compilati da F. e conservati nel cod. Lat. 11400 della Nazionale di Parigi elencano 773 opere rispetto alle 988 dell'inventario precedente: molti libri di medicina e chirurgia, quindi di storia naturale, fisica, morale e romanzi italiani. Sono datati al 6 giugno 1459 ma è improbabile che il lavoro di catalogazione, iniziato subito, si sia prolungato per tre anni. E infatti, una lettera di Francesco Sforza a Bolognino degli Attendoli del 20 maggio 1457 richiedeva gli inventari redatti da F. e da Agostino de Barracchi, sindaco di Pavia.
Nel 1459 F. si firmò "ducale cameraro"; dunque a quella data, ma con ogni probabilità già dal 1456, egli non faceva più parte della Cancelleria segreta. Nel ruolo dei salariati ducali del 1466 risulta ancora nella lista della Camera ducale straordinaria con uno stipendio mensile di 24 lire, 7 soldi e 5 denari, pari a meno di un terzo di quello dei cancellieri segreti. Può essere che l'inadeguato trattamento economico fosse all'origine dei dissapori con il nuovo duca Galeazzo Maria, successo al padre nel 1466, documentati da una lettera di Francesco Filelfo a Cicco Simonetta. L'umanista raccomandava al primo segretario l'amico F. che si accingeva a lasciare Milano dopo aver chiesto licenza senza aspettare che gli venisse data con vergogna.
Rapporti amichevoli di vecchia data tra F. e il Filelfo sono confermati da altre lettere: il 26 nov. e il 18 dic. 1450 Francesco si lamentò della poca sollecitudine mostrata da F., dovuta a suo dire alla ricchezza raggiunta; il 1° genn. 1451 lo invitò a fargli visita a Milano; il 7 apr. 1456 inviò gli auguri per il lavoro di catalogazione intrapreso, il 23 maggio successivo lo ringraziò per la spedizione di certi asparagi e lo pregò di trascrivere le vite degli imperatori romani conservate nella biblioteca pavese. Inoltre, al biennio 1457-59 va datata una lettera del figlio di Francesco, Giovanni Mario, in cui questi pregava F. di rivolgersi a Cicco Simonetta per fargli avere una lettera di passo.
La corrispondenza di F. con Francesco Sforza, pubblicata dal D'Adda, consente di osservarne parzialmente l'operato e mostra la sollecitudine con cui egli fu seguito dal duca. Due lettere di F. del marzo 1456 descrivono la visita di alcuni ambasciatori ai quali egli aveva mostrato i tesori della biblioteca suscitando stupore e ammirazione. In aprile visitavano la biblioteca il generale dei minori Giacomo da Mozanica e altri teologi e frati di passaggio per Pavia diretti al capitolo dell'Ordine a Parigi. Più critica appare la situazione quando sono toccati i problemi inerenti alla catalogazione dei libri e al restauro delle sale di lettura. Due lettere del 17 aprile sollecitavano l'invio di denaro per far procedere l'inventario già iniziato: urgevano le spese per gli scrittori, i falegnami e i fabbri, egli stesso si lamentava di non poter provvedere ad un sostentamento decoroso. Da queste come dalle lettere successive del maggio-giugno risulta dunque che F. si occupava anche della ristrutturazione degli arredi della biblioteca. A proposito di alcune reliquie propose di far costruire dei reliquiari e fece eseguire dei disegni da sottoporre al duca; il 17 giugno questi lo invitò a Milano per discuterne a voce. Il 20 giugno 1458 inviò con Cicco Simonetta un biglietto di ringraziamento al giurista Catone Sacco per un volume "ornato et elegantissimo" presentato in dono al duca. Secondo il D'Adda si tratterebbe della copia della Sforziade del Sacco che figura nel catalogo del 1459 e finì poi alla Biblioteca imperiale di Pietroburgo.
Dopo la conclusione del catalogo F. rimase a Pavia come bibliotecario e amministratore della biblioteca. Una lettera del duca all'Attendoli del 28 maggio 1459 raccomandava di attenersi per le spese alle decisioni di F. che godeva della sua piena fiducia, e il 1° luglio 1460 F. sottoscrisse a Milano insieme col Simonetta e con Francesco Sforza un documento che autorizzava l'Attendoli a prestare ad un certo Tommaso da Rieti il libro Deanimalibus di Alberto Magno. Ancora nell'ottobre del 1469 egli redasse l'elenco dei 126 codici depositati nella biblioteca da Galeazzo Maria Sforza. Questo e il precedente elenco di F. rappresentano le uniche due fonti certe per stabilire la consistenza della biblioteca viscontea-sforzesca di Pavia dopo la metà del secolo. Dopo la sconfitta di Ludovico il Moro nel 1499 i libri, notevolmente accresciuti per gli esemplari d'obbligo delle stampe pavesi e milanesi consegnati a partire dal 1469, furono trasferiti per ordine di Luigi XII a Blois.
Dopo il 1469 di F. non si hanno più notizie.
Fonti e Bibl.: F. Filelfo, Epistolae, Venetiis 1502, cc. 51r, 54r, 94rv; G. D'Adda, Indagini storiche, artistiche e bibl. sulla libreria visconteo-sforzesca del Castello di Pavia, I, Milano 1875, pp. LIV-LX, 96-115; Id., Appendice, Milano 1879, pp. 25 s., 32-35, 45 s.; G. Mazzatinti, Inventario dei codd. della Bibl. visconteo-sforzesca redatto da ser F. da F. nel 1459 e 1469, in Giorn. st. d. letteratura ital., I (1883), pp. 35-39; Id., Inventario dei mss. it. delle Bibl. di Francia, Roma 1886, I, pp. XC-XCII; Id., Alcuni codd. lat. visconteo-sforzeschi della Bibl. naz. di Parigi, in Arch. st. lomb., s. 3, I (1894), pp. 17-22; E. Colombo, Re Renato alleato del duca Francesco Sforza contro i Veneziani, ibid., p. 130; F. Gabotto, Un nuovo contributo alla storia dell'umanesimo ligure, in Atti d. Societàlig. di st. patria, XXIV (1892), pp. 220 s.; G. Crocioni, Le Marche, Città di Castello 1914, p. 108; F. Fossati, Francesco Sforza e la "sorpresa" del 16 maggio 1452, in Arch. st. lomb., s. 7, XIII (1934), p. 354; C. Santoro, Contributi alla storia dell'amministrazione sforzesca, ibid., n. s., VI (1939), p. 70; Id., Gli uffici del dominio sforzesco (1450-1500), Milano 1948, p. 53; I Registri delle lettere ducali del periodo sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1961, ad Indicem.