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FACOLTÀ

di Antonio Renda - Enciclopedia Italiana (1932)
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FACOLTÀ (dal lat. facultas, connesso con facĭlis; fr. faculté; sp. facultad; ted. Vermögen; ingl. faculty)

Antonio Renda

Filosofia. - Le differenze e le somiglianze che l'osservazione empirica può notare tra i fatti psichici hanno indotto gli psicologi a presupporre una molteplicità di attitudini, come ad es. la sensibilità, l'intelletto, l'immaginazione, la memoria, ecc., a cui si è dato il nome di facoltà. In senso stretto per facoltà s'intende una potenza o una capacità originaria, indipendente da altre, causa reale di specifiche manifestazioni della vita della coscienza. In tale preciso significato la parola facoltà fu adoperata e diffusa nel secolo XVIII dalla scuola scozzese, che, spinta dalle sue analisi descrittive dei fatti psichici, eleva la concezione delle facoltà a teoria esplicativa dell'anima. Di solito essa è ravvicinata alla tripartizione platonica dell'anima. Ma questa se ne distingue per un netto carattere speculativo. Del pari, e più ancora, si deve tenere distinta, per il suo fondamento e per i suoi fini, la questione di una duplice forma, teoretica e pratica, dell'attività spirituale, che interessa quasi tutta la storia della filosofia. Più a proposito si potrebbe ricordare Aristotele, che ammette quattro facoltà: nutritiva, sensitiva, motrice, intellettiva. È notevole però che egli non presuppone tra loro una separazione originaria, tranne che per l'intelletto. Con più recisa accentuazione il concetto che le facoltà siano nomi diversi, dati all'anima secondo i suoi atti, si trova nella scolastica. Nomi e non azioni, dirà poi il Locke.

La teoria delle facoltà è quasi episodica nella storia del pensiero. Ha piuttosto larga popolarità che non lungo e autorevole credito. Prima del Wolf e immediatamente dopo, filosofi e psicologi respingono il concetto di forze psichiche originarie e separate. È concedere troppo ammettere che esse siano constatazioni empiriche dell'introspezione: il Malebranche lo nega. Sono astratte generalizzazioni entificate di superficiali differenze tra fatti psichici. Non solo il concetto filosofico della vivente unità dello spirito, che s'impone con lo sviluppo dell'idealismo, ma il progresso medesimo delle analisi psicologiche escludono che si possa parlare di stati esclusivamente rappresentativi o affettivi o volitivi, anzi perfino di funzioni superiori eterogenee in rapporto alle inferiori. È agevole scorgere nella teoria delle facoltà un duplice errore: 1. si assolutizzano distinzioni empiriche e si concepisce come antecedente causale ciò che risulta per l'analisi dell'atto; 2. si premette alla realtà dell'atto la sua possibilità, sia come potenza materiale di per sé inerte, sia come forza agente. Per opera specialmente di Hegel (che precorre Herbart nella critica del concetto di facoltà), alla distinzione di forze o potenze si sostituisce quella di momenti o gradi, già implicitamente affermata da G. B. Vico. I gradi potrebbero tuttavia conservare l'eco della distinzione abbandonata, quando si concepissero in un'astratta successione temporale, come tipi fissi o stadî inevitabili, per cui lo spirito sarebbe costretto a passare.

La teoria dei gradi prevale nel campo filosofico. La psicologia intende anch'essa di abbandonare la vieta concezione delle facoltà; ma ne conserva le tracce nelle distinzioni di classi o di funzioni, cui è costretta a ricorrere per le sue analisi, e soprattutto perché si pone dal punto di vista d'un'indagine della coscienza oggettivata di fronte alla riflessione. Poco felice è la sostituzione del concetto di funzione psichica: questo da una parte tende a disconoscere la consapevolezza e l'autonomia; dall'altra rischia di mantenere in vita il presupposto materialistico di un organo specifico a fondamento dell'atto di coscienza. Gli psicologi contemporanei si limitano a cercare una semplice distinzione classificatoria, solo come strumento di lavoro.

Vedi anche
maieutica Termine greco («ostetricia») che nell’ambiente socratico-platonico indicò il magistero di Socrate, il quale, figlio della levatrice Fenarete, si dichiarava egli stesso simile all’ostetrico in quanto non presumeva di produrre o inculcare agli altri la verità, ma voleva piuttosto aiutare gli altri a ritrovarla ... eudemonismo Dottrina che considera naturale per l’uomo la felicità (gr. εὐδαιμονία) e assegna alla vita umana il compito di raggiungerla; va distinta dall’ edonismo, che pone tale compito nel conseguimento del piacere immediato. Eudemonistica è la dottrina socratica del ‘bene-attraente’ e dell’identità di virtù ... giustizia Virtù eminentemente sociale che consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge. In altre accezioni, il potere di realizzare il diritto con provvedimenti aventi forza esecutiva e l’esercizio di questo potere ... pensiero dianoetico Nella gnoseologia aristotelica, l’attività mentale che viene messa in atto dalla διάνοια, cioè dal pensiero discorsivo, il quale scinde nella dualità giudicante del soggetto e del predicato l’unità dell’oggetto del pensiero noetico, cioè dell’intuizione intellettuale della νόησις. Virtù dianoetiche Nella ...
Tag
  • MALEBRANCHE
  • ARISTOTELE
  • INTELLETTO
  • IDEALISMO
  • PSICOLOGI
Altri risultati per FACOLTÀ
  • facoltà
    Dizionario di filosofia (2009)
    facolta facoltà Capacità fondamentali dell’anima, da cui vengono fatte dipendere attività e funzioni fra loro essenzialmente distinte. La prima classificazione risale a Platone, che distinse una «parte» concupiscibile, una irascibile e una razionale dell’anima. Nell’ambito della concezione ilemorfica ...
Vocabolario
facoltà
facolta facoltà (ant. facultà) s. f. [dal lat. facultas -atis, dal tema di facĭlis «facile»]. – 1. Potere, autorità, possibilità, capacità di fare o no qualcosa: a. Con riferimento alle qualità della mente e dell’animo: f. umane, f. naturali;...
facoltativo
facoltativo agg. [der. di facoltà]. – 1. Lasciato in facoltà di qualcuno, alla sua libera scelta: esame, insegnamento f.; fermata f., dei pubblici mezzi di trasporto, che si effettua a richiesta dei passeggeri; corsa f. (di un treno o autobus),...
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