facultà (facultade; facultate)
Il sostantivo è più volte usato da D., di preferenza nella forma ‛ facultade ' o ‛ facultate '.
Il termine ricorre nel senso generico di " capacità " o " possibilità " dell'intelletto, in Pd IV 44 Per questo la Scrittura condescende / a vostra facultate, e in Cv IV XVII 12 in ciascuna dottrina si dee avere rispetto a la facultà del discente, in riferimento alle limitate possibilità del comprendere umano. Va ricordato che nella terminologia scolastica facultas designava i poteri o le capacità dell'anima a compiere un'operazione (cfr. Tomm. Sum. theol. I 83 2 ad 2 " facultas nominat quandoque potestatem expeditam ad operandum ").
Nel senso di " possibilità ", " disponibilità ", secondo un uso comune al latino classico, uso confermato da Tommaso (Sent. II 24 1 ad 2 " facultas secundum communem usum loquendi significat potestatem, qua aliquid habetur ad nutum "), in Cv I I 19 se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene... non al mio volere ma a la mia facultade imputino ogni difetto, e III I 9 veggendo me beneficiato da lei, [proposi] di lei commendare secondo la mia facultade (cfr. anche Agostino Civ. IX 17 " ut competenter pro nostra facultate dicamus "); in IV XIII 12 Oh sicura facultà de la povera vita! (il Pazzaglia intende " ricchezza ") traduce Lucano (V 527-528 " O vitae tuta facultas / pauperis angustique lares "). Con valore collettivo - che si riallaccia a un uso metonimico già diffuso in latino - nel senso di " patrimonio ", " sostanze ", in If XI 44 biscazza e fonde la sua facultade.