FAGIOLO (dal lat. phaseŏlus, gr. ϕάσηλος; fr. haricot; sp. judía, habicuela; ted. Gartenbohne; ingl. bean)
Genere di piante Dicotiledoni Archiclamidee della famiglia Leguminose-Papilionate (Linneo, 1735) con i fiori muniti di calice i due lobi superiori del quale sono liberi o saldati, la corolla ha il vessillo eretto o contorto, le ali sono uguali o più lunghe di questo, la carena è breve, obovale o lineare, contorta a spirale; gli stami sono 10 diadelfi (9 + 1), l'ovario è quasi sessile. Il legume lineare, subcilindrico o compresso contiene parecchi semi grossi, per lo più reniformi. Le specie di questo genere sono erbe volubili o piante cespugliose annue, bienni o talora perenni, con foglie composte trifoliate, stipolate, a foglioline stipellate. I fiori riuniti in grappoli ascellari sono bianchi, giallastri, rossi, violetti o purpurei. I frutti, anche in una stessa specie, variano di lunghezza e di colore; così pure variano le dimensioni, la forma e il colore dei semi.
Comprende 150 specie, la maggior parte originarie dell'America tropicale; alcune specie a fiori gialli sono anche diffuse nell'Asia meridionale. I Phaseolus trilobus Ait. e Phaseolus aconitifolius Jacq. con le foglioline incise o lobate sono coltivati per i frutti nell'Asia meridionale e nell'Africa. Talune specie, come Phaseolus adenanthus E. Mayer e Phaseolus mungo L. sono divenute cosmopolite nei paesi tropicali.
La specie più importante e più largamente coltivata è il Phaseolus vulgaris L. (volg.: fagiolo comune; fr. haricot commun; sp. judía; ted. Gartenbohne o Fisole; ingl. kidney bean): pianta annua con cotiledoni epigei, fusto o rampicante alto da 1 a 4 m. (forme rampicanti) o eretto e cespuglioso alto 0,5-i m. (forme nane o cespitose) con foglie sparse, composte, trifoliolate a foglioline ovali acuminate; fiori 2-10 in grappoli ascellari più brevi delle foglie, di colore variabile (giallastri, verdastri, rosa, lilla o violacei). I legumi sono pendenti; lunghi da 10-20 centimetri, con 2-9 semi di grandezza e colore variabile.
Questa pianta è originaria dell'America tropicale e subtropicale; fu introdotta nell'Europa in numerose varietà e razze nel sec. XVI e fu quindi sconosciuta agli antichi. Il phaseolus degli antichi appartiene al genere Dolichos (v. L. Messedaglia, Pietro Martire d'Anghiera e le sue notizie sul mais e su altri prodotti naturali d'America, in Atti del R. Ist. Ven., XC [1931], 11, pp. 314-315).
Dal punto di vista botanico il Phaseolus vulgaris può essere diviso in due gruppi: Phaseolus vulgaris L. sensu stricto = varietà communis Aschers, che comprende le forme rampicanti e Phaseolus nanus L. - nanus Aschers. che comprende le forme nane cespugliose. Secondo i diversi criterî adottati, gli studiosi hanno distinto nel Phaseolus vulgaris L. un diverso numero di forme: M. Tenore, basandosi sulla forma e il colore dei semi ne distingueva nel 1815 circa 100, G. Savi 55, C. A. Fingerhut 99, G. v. Martens 120, Alefeld 124, Irish 135, mentre O. Comes arrivava addirittura al numero di 472.
Secondo Savi, Martens e Alefeld si possono distinguere i seguenti sette gruppi: 1. varietà subcompressus Alef. = Ph. vulgaris L. emendavit Savi: baccelli lunghi cm. 9,5-22, piatti o rigonfî, con semi lunghi 8-18 mm., larghi 6-11 mm., di vario colore (forme: albus, vitellinus, ochraceus, carneus, niger); 2. varietà compressus DC. = Ph. romanus G. Savi = Ph. compressus Mart., volg. galletto: fusti alti 3-5 m., fiori bianchi, baccelli lunghi 10-20 cm., larghi 2-3 cm., semi lunghi 16-24 mm., larghi 8-12 mm. (forme: humilis, chamaexiphus, ceratonioides, macrocarpus, lividus, luteus); 3. varietà gonospermus (Savi) Alef., volg. fagiolo bernoccoluto: fusti alti 0,5-3 m., baccelli lunghi 5-8 cm., semi lunghi 10-13 mm., larghi 7-9 mm. (forma: oryzoides); 4. varietà carinatus (Mart.) Alef.: fusti alti 1,5-3 m., corolla rosa, baccelli lunghi 10-13,5 cm., fortemente incurvati, semi schiacciati lunghi 13-19 mm., larghi 5-7 mm.; 5. varietà oblongus Savi (Alef.), volg. fagiolo sargentone: cespuglioso, con fusti alti 0,50 cm., fiori bianchi, rosa chiari o lillacei, baccelli cilindrici torulosi, lunghi cm. 12,3-21,5, semi cilindroidi lunghi 11-20 mm., larghi 5-10 mm., di vario colore (forme: macroleucus, turcicus [fagìolo turco], vinosus, purpureus, saponaceus [f. imperiale o dell'aquila]); 6. varietà ellipticus Mart: fusti cespugliosi, fiori bianchi, rosei o violetti, baccelli lunghi cm. 8-13,5, semi lunghi 7-16 mm., larghi 4-9 mm., di vario colore (forme: aureus, hololeucus, saccharatus, helvolus, niger); 7. varietà sphaericus (Savi) Alef. volg. fagiolo tondo: legumi cilindrici fortemente torulosi, diritti nelle forme a seme grosso, ricurvi in quelle a seme piccolo; lunghi 8-16 cm., semi lunghi 9-11 mm., larghi 7-9 mm., di vario colore (forme: haematocarpus [f. sanguinello], cardinalis, sphaeroleucus, ceromelas). Le forme ortensi appartenenti al ciclo di questa specie sono numerose e prendono i nomi più svariati secondo la statura, la forma dei frutti e dei semi, il loro colore, i paesi d'origine, ecc.
Altre specie del genere Phaseolus sono: Ph. coccineus L. = Ph. multiflorus Lamk. (volg. fagiolone o fagiolo da brodo; fr. haricot écarlat, des Indes o d'Espagne; sp. judía escarlata; ted. Feuerbohne; mgl. scarlet bean); è pianta bienne, ma nel paese d'origine è spesso annua, raramente perenne, con cotiledoni ipogei, radici tuberizzate; i fusti sono avvolgenti, semplici, lunghi da 2-7 m., e fiori numerosi sono disposti in grappoli ascellari uguali o più lunghi delle foglie, di vivace colore scarlatto, o molto più raramente bianchi (var. albus); i legumi sono falcati, torulosi con breve rostro, lunghi 14-16 cm., semi lisci renifomii lunghi 15-25 mm.; si presentano di vario colore, spesso marmorizzati e di sapore dolce. Questa specie è originaria dell'America tropicale, viene coltivata come pianta ornamentale per i suoi bei fiori, per i lunghi fusti rampicanti, e per i frutti che sono eduli.
Il Ph. caracalla L. (volg. fagiolo caracalla) è pianta perenne con radice tuberosa rossa esternamente, fiori in grappoli più lunghi delle foglie, gialli e porporino-violacei, ravvolti a spira nel boccio, odorosi; legumi lisci un po' compressi, torulosi, senza rostro; semi orbicolari compressi piccoli. È originario delle Indie Orientali, coltivato come pianta ornamentale dal sec. XVII; i suoi fiori sono mangiati fritti.
Il Ph. mungo L. (volg. fagiolino verde o peloso; ted. Linsenbohne: inglese black and green bean): ha infiorescenze più brevi delle foglie, pauciflore, fiori piccoli, gialli, legumi molto stretti, pelosi, semi piccoli unicolori, verdescuro, rosso bruno o nero con umbilico uguale alla metà della loro lunghezza. È specie originaria dell'Asia meridionale, largamente coltivata nelle regioni tropicali e subtropicali, anche come pianta di copertura per altre colture le cui piantine giovani debbano essere riparate dai raggi solari diretti. In Italia viene coltivato nei paesi meridionali, come seconda coltura, nei terreni umidi.
Ph. lunatus L. (volg. fagiolo di luna; fr. haricot de Lime; sp. judía de Lima; ted. Limabohne; ingl. Sieva and Lima bean): è anche questa una specie molto polimorfa, in cui si possono distinguere parecchie varietà o sottospecie.
Le infiorescenze sono più brevi delle foglie, pauciflore; i fiori sono piccoli, gialli; i legumi sono lunghi da 5-8 cm., larghi 2-3 e più o meno arcuati, glabri; semi grossi, da 2 a 5 per ogni legume, reniformi o più o meno tondeggianti e di colore diverso a seconda delle varietà.
La varietà macrocarpus Bentham = Ph. inamoenus L. = Ph. Xuaresii Zucc. è ben distinta dalla specie linneana intesa in senso stretto, tanto che gl'Inglesi chiamano questa Sieva civet o Carolina bean, e quella Lima o Java bean. Questa pianta è originaria dell'America tropicale e precisamente della regione delle Amazzoni; viene coltivata largamente nei paesi tropicali, come in Italia si coltiva il fagiolo comune.
Parecchie forme americane fortemente pigmentate di questa specie contengono notevoli quantità di faseolunatina (C10H17O6N), glucoside cianogenetico che può determinare avvelenamenti, per quanto con la cottura venga eliminato in gran parte; la sua quantità varia da 0,0003 a 3,6‰: il contenuto medio è di 0,002‰ (cfr. W. R. Dunstan e T. A. Henry, Cyanogenesis in plants: Phaseolunatin, the cyanogenetic glycoside of Ph. lunatus, in Proceed. R. Society, 1903, e in U. S. Depart. of Agriculture, XX, 1908; L. Guignard, Sur la métamorphose des glucosides cyanhydriques, in Comptes Rendus Acad. Paris, 1908, p. 1023).
Altri legumi simili ai fagioli, che vanno pure comunemente sotto tale nome, sono forniti da piante dei generi Dolichos e Vigna (i quali si distinguono dalle specie di Phaseolus per non avere la carena contorta a spirale come quelli), coltivate specialmente nelle regioni tropicali, fra le quali: D. biflorus L., D. lablab L., D. lubia Forsk., D. sesquipedalis L., V. nilotica (Del.) Hook. f. e V. catjang Walp. (= V. sinensis Endl.), alla quale ultima specie vanno riferite le razze comunemente coltivate anche un po' dappertutto in Italia e che sono più generalmente conosciute sotto le denominazioni di D. melanophtalmus DC., e D. unguiculatus L.: quest'ultimo è simile al precedente, ma i suoi semi sono più piccoli.
Uso. - I baccelli giovani e teneri dei fagioli (fagiolini o cornetti) si mangiano cotti o si conservano sotto aceto; i semi freschi o secchi vengono mangiati preparati in vario modo e costituiscono un eccellente alimento. Infine, di quelle varietà di fagioli conosciute col nome di mangiatutto, si usano i legumi quando cominciano a ingrossare i semi.
Coltura. - Il fagiolo nelle sue varie specie, ma soprattutto il Ph. vulgaris, è pianta che teme il freddo, e che perciò non si sviluppa bene se non a temperature superiori ai 10°. Se il termometro scende al disotto di 0° muore.
Vuole terra leggiera, ricca, ben concimata, e si sviluppa meglio se il terreno è stato concimato con letame dato l'anno precedente che non in terreno concimato nell'anno in corso; ama una buona esposizione al sole. Quando il fagiolo si semina per ottenerne i fagiolini o cornetti come primizie, la seminagione deve essere fatta su letti caldi, ben riparati, non prima di febbraio; le semine fatte in dicembre dell'anno precedente o gennaio spesso muoiono perché tale pianta vuole molta aria e molta luce.
Per le colture primaticce e forzate si semina in cassoni su letame coperto da 10-15 cm. di buon terriccio; si dà aria ogni volta che il tempo lo permette e si mantiene la temperatura nei limiti favorevoli. Quando le piante hanno acquistato un po' di forza si debbono togliere le foglie ingiallite e malate. I primi frutti si cominciano a raccogliere dopo 8-10 settimane dalla semina. Le semine su letti caldi si continuano in marzo, quelle fatte in aprile si rimettono in piena terra. Come primizie si coltivano specialmente le seguenti forme: fagiolo piccolo d'Olanda, fagiolo cornetto precoce d'Étampes, cornetti a foglia d'ortica, fagiolo nero del Belgio e fagiolo giallo di Chalandray.
La seminagione in piena terra per i fagioli da cogliersi verdi dipende dalla stagione: comincia in aprile-maggio e si prolunga fino ad agosto; si semina in buche o in file dopo aver arato o vangato bene e si deve irrigare in epoca asciutta. La rincalzatura rafforza le piante, aumenta la fioritura e favorisce un maggiore e rapido sviluppo dei giovani baccelli, che si possono cogliere ogni due o tre giorni. Se si può riparare l'ultima semina, fatta in agosto, si possono raccogliere cornetti in piena terra alla fine del mese di ottobre e anche in novembre.
La coltura dei fagioli da sgusciare è analoga: i loro baccelli si raccolgono quando cominciano a ingiallire e i loro semi si consumano freschi e secchi. In quest'ultimo caso si lasciano morire sul posto le piante. I fagioli rampicanti sono quasi tutti da sgusciare: debbono essere sostenuti con canne o bastoni di m. 1,50, piantati obliquamente in modo che quelli di due file vicine si tocchino nella parte superiore.
Si adoperano come concimi potassa, perfosfato e nitrati: per combattere la ruggine si usano concimazioni con nitrato di soda del Chile. I fagioli sono molto indicati per coltura non solo negli orti, ma anche in pieno campo, come secondo prodotto, consociati col granturco, coi piselli, oppure in mezzo alle viti e nei paesi subtropicali e tropicali anche col cotone. Per le varietà a semi di media grossezza si seminano 100-180 chilogrammi per ettaro, mentre di quelle a semi piccoli se ne usano 50-80 chilogrammi. Le file debbono avere fra loro un intervallo di 30-40 centimetri e le piante nelle singole file debbono distare 50-60 centimetri; i semi debbono essere collocati a 4-8 centimetri di profondità. L'intero ciclo vegetativo si compie in 10-12 settimane completamente.
L'analisi chimica dei prodotti del Phaseolus vulgaris, fatta dal König ha dato i risultati seguenti i quali valgono a dimostrarne l'alto valore nutritivo.
Le paglie, dette fagiolari, sono ricche di sostanze azotate e costituiscono un discreto foraggio e una buona lettiera. In media si ha una produzione per ha. di 10-15 fino a 30 ettolitri di granella e da 750 a 2250 kg. di paglie.
Malattie e cause nemiche. - Come tutte le piante coltivate, anche i fagioli sono attaccati da numerosi parassiti, fra i quali ricordiamo: nel gruppo dei Funghi: Sclerotinia libertiana Funk.; Fusarium Martii f. phaseoli Buckholder; Thielavia basicola Zopf.; alcune specie di Rhizoctonia che attaccano le radici. Le foglie sono infestate, specialmente in America, dalla ruggine dei fagioli o Uromyces phaseoli Pers.; Erysibe polygoni D. C.; da specie di Aschochyta; Phyllosticta phaseolina Sacc.; Cylindrosporium phaseoli Rabenh.; Pleospora herbarum Pers., ecc. e dalla malattia del mosaico dovuta al Macrosiphum solanifolii. I baccelli sono attaccati dal Gloeosporium Lindemuthianum Sacc. et Magnus e dal Bacillus phaseoli E. Smith che arrecano molti danni. Fra gli animali, sono assai dannosi le lumache, specialmente Limax agrestis, i centogambe, i pidocchi che danneggiano le piantine; le radici sono attaccate da Tychea phaseoli Pass.; il Tetranychus telarius L. ingiallisce e ricurva le foglie. Anche le larve di alcuni lepidotteri (Plusia gamma, Mamestra oleracea, M. persicaria) e qualche coleottero (Haltica rufipes, Sitona lineata) arrecano danni. Alcuni coleotteri americani che attaccano i semi (Bruchidius obtectus Say., Bruchus obsoletus Say.) si vanno diffondendo.
Per altri paesi non si possono fornire dati precisi, perché i dati che si possiedono sono cumulativi con quelli di altre leguminose da granella: fave, piselli, ecc.
Fagiolo antelmintico è il nome volgare del Dolichos pruriens L. o Mucuna pruriens DC., pianta erbacea perenne della famiglia Leguminose, che viene adoperata come medicinale contro i vermi usandosi i peli pungenti che ricoprono i legumi, mescolati con sciroppo o con miele. Fagiolo d'India è il nome volgare che in alcuni paesi d'Italia si dà al ricino. Fagiolo o fagiolino dell'occhio o con l'occhio si chiama volgarmente il Dolichos melanophtalmus Wal. (sp. judía de careta), leguminosa erbacea annua che si coltiva come il fagiolo comune; abbisogna però d'un clima un po' più caldo, e perciò si semina in giugno. I suoi legumi si mangiano verdi e i suoi semi biancastri con macchia nera attorno all'ilo si usano come quelli del fagiolo comune. Anche il D. sesquipedalis L., volg. fagiolo americano, si coltiva; ha i legumi lunghi 80-90 cm., membranacei che contengono da 20-30 semi: si usano però i legumi giovani quando hanno la lunghezza di un palmo. Fagiolo del Giappone è la soia (v.); Fagiolo della Madonna invece si chiama l'Anagyrys foetida L., leguminosa spontanea in Italia nelle selve delle maremme. Fagiolo indiano è la Clitoria ternata L., leguminosa perenne dei paesi caldi coltivata a scopo ornamentale.
Bibl.: G. Savi, Osservazioni sui generi "Phaseolus" e "Dolichos"), Pisa 1824; C. A. Fingerhut, Beiträge zur ökonomischen Flora des Nieder- und Mittelrheins, in Linnaea, X (1835-36); G. v. Martens, Die Gartenbohne, ihre Verbreitung, Culture und Benützung, Stoccarda 1860; Irish, Garden Beans, in Annual Rep. Missouri Bot. Garden, 1901; Cl. Denaiffe, Les haricots, Parigi 1908; W. W. Tracy, American varieties of Garden beans, in U. S. Depart. Agric. Bureau of Plants Industry. Bull., n. 109 (1907); O. Comes, Del fagiuolo comune: storia, filogenesi, qualità, sospettata tossicità e sistemazione delle sue razze ovunque coltivate, in Atti R. Ist. Incoraggiamento di Napoli, LXI (1910); G. Hegi, Illustrierte Flora von Mitteleuropa, IV, 1928, p. 1626-1639; C. Forti, Coltivazione degli ortaggi, in Nuova Enc. Agraria Ital., Torino 1929.