CACCIA, Falcone (Fulcone)
Nacque a Piacenza, probabilmente nei primi decenni del sec. XIII, poiché, nel 1278, allorché prese parte a uno dei più importanti atti nella storia delle relazioni tra la monarchia francese e i mercanti italiani operanti in quel paese, per il ruolo che egli vi svolse, doveva essere ormai in età matura e godere in pieno della fiducia dei molti che gli affidarono la regolamentazione dei loro interessi. Poiché la comunità dei mercanti piacentini presenti alle fiere francesi era stata, negli ultimi decenni, sempre piuttosto numerosa ed assai attiva, non è infondato ritenere che il giovane C. si sia avviato alla pratica della mercatura spinto dalle stesse tradizioni della città in cui viveva, o forse anche dall'esempio dei familiari, dato che, molto spesso, le attività commerciali venivano allora svolte dai gruppi gentilizi con maggiore disponibilità di capitali e quindi dalle classi dirigenti dei Comuni.
Tipico rappresentante del ceto mercantile emiliano, il C. doveva infatti discendere da illustre ed influente famiglia piacentina. Un "filius Petriboni Cacie" - capitaneo o vassallo minore, comunque appartenente all'aristocrazia che allora gestiva il potere - figura tra gli ostaggi consegnati all'imperatore Federico I in garanzia dei patti giurati dalle autorità comunali nel 1158; ed un "presbitero Cacia" è tra i sette consoli e capitanei, che, nel 1217, trattano e sottoscrivono la pace con Cremona.
Non siamo in grado di seguire né gli spostamenti del C. in terra francese, né i suoi viaggi tra la Francia e la madrepatria nel corso della seconda metà del secolo. Si può supporre tuttavia che egli abbia dapprima operato nei centri tradizionali del commercio e dello scambio francesi, in Champagne, cioè, prima ancora che a Nîmes dove solo nel 1275 sorse un importante mercato, frequentato da Lombardi e Toscani. D'altra parte egli dovette essere presente anche sulla piazza di Montpellier, che, pur non appartenendo alla monarchia francese, si presentava come la sede più opportuna per molte compagnie commerciali italiane che in questo modo sfuggivano ad un controllo troppo pressante da parte del sovrano, Filippo III. Nell'aprile del 1277 la tensione esistente nei rapporti tra il re ed i mercanti italiani sfociava in un aperto scontro: non solo furono arrestati "per punizione" gli usurai italiani, ma anche i commercianti e gli altri operatori economici toscani e lombardi dovettero sborsare al re circa 120.000 fiorini d'oro e dovettero venire a patti con lui. Il 19 febbr. 1278, infatti, a Lagny-sur-Marne il C. ricevette dagli operatori economici italiani attivi in Francia pieni poteri per trattare con Filippo III, col titolo di "capitaneus mercatorum et universitatis Lombardorum, et Tuscanorum". Nello stesso mese, a Parigi, il C., a nome dei dodici principali centri d'affari italiani, tra cui Firenze, Milano, Genova, Venezia, Siena e Piacenza, stipulò con il sovrano una convenzione che impegnava i consoli a capo dei mercanti di ogni città a trasferire le loro sedi da Montpellier a Nîmes, mentre venivano loro concessi speciali privilegi, allo scopo di favorire lo sviluppo dei traffici tra l'Italia e Aigues-Mortes. Non siamo in grado di stabilire se il C. abbia continuato in seguito a ricoprire l'importante incarico, o se piuttosto la sua comparsa sulla scena delle trattative come rappresentante degli operatori economici italiani sia stata soltanto momentanea. Certamente egli doveva essere allora la personalità più autorevole tra i mercanti italiani in Francia, se tutti accettarono la sua mediazione nella cura degli interessi di una comunità che aveva raggiunto un grande potere economico. Non si può tuttavia escludere che egli avesse svolto quella funzione perché era il membro più anziano dell'"universitas": tre anni dopo, infatti, non lui, ma il fiorentino Bonaccorso Buonaccorsi fu eletto alla carica di capitano dei "Marchands des conventions". Ignoriamo, però, se a quest'epoca il C. fosse già morto.
Fonti e Bibl.: C. Piton, Les Lombards en France et à Paris, Paris 1892, pp. 31, 33, 45, 221; G. Tononi, I mercanti piacentini, in Strenna piacentina, Piacenza 1894, p. 75; P. M. Perret, Histoire des relations de la France avec Venise du XIIIe siècle à l'avènement de Charles VIII, Paris 1856, I, pp. 12-14; G. Volpe, Momenti di storia ital., Firenze 1925, p. 71; P. Racine, L'expansion commerciale de Plaisance au Moyen Age, in Corpus statutorum mercatorum Placentiae (secc. XIV-XVIII), a cura di P. Castignoli-P. Racine, Piacenza 1967, p. LXXVI; R. Davidsohn, Storia di Firenze, III, Firenze 1957, pp. 184-188; VI, ibid. 1965, pp. 621 ss.; L. Mensi, Dizionario biogr. piacentino, Piacenza 1899, p. 98.