Falconerius
I falconerii erano deputati all'allevamento e all'addestramento dei rapaci utilizzati dal sovrano per la caccia. Insieme ai leoparderii e ai camellarii costituivano il personale addetto ai solacia del re. Per questo ricevevano uno stipendio da pagarsi da parte del maestro razionale o del maestro camerario (Il registro della cancelleria, 2002, p. 606).
Data la complessità della cura dei falconi, i falconerii avevano al loro seguito alcuni scudieri, in numero variabile da due a tre, che servivano a cavallo. Anche il mantenimento di questi scudieri doveva essere garantito dai pagamenti effettuati dal maestro razionale, il quale pure provvedeva, secondo le indicazioni degli stessi falconerii, al pagamento delle spese per la tenuta dei falconi e dei cani che facevano parte del gruppo di caccia (ibid., pp. 612-613). A spese della Curia regia erano pure gli abiti dei falconerii, che dovevano abbigliarsi "condecenter", secondo espresso mandato regio (ibid., p. 613). I falconi erano tenuti in aree protette: fra le altre, in Sicilia, vi erano aree riservate a Ustica, Favignana, Marettimo e Pantelleria: da qui i falconerii prelevavano, su ordine del re, i falconi che portavano poi nel luogo di caccia prescelto dal sovrano (ibid., p. 718).
I falconerii erano numerosi; nel solo periodo coperto dal registro della cancelleria ‒ fra il 1239 e il 1240 ‒ se ne contano oltre quaranta. Fra loro alcuni magistri falconerii, fra i quali un "Enzius" e un "Gualterius Anglicus". L'arte del falconerius veniva tramandata di padre in figlio e di fratello in fratello. Scorrendo l'elenco dei nominativi forniti dal regestum napoletano, infatti, è possibile individuare molte parentele: il già citato Gualtiero, ad esempio, aveva un figlio, Guglielmino, anch'egli falconiere e probabilmente un Guglielmo falconerius era fratello di Gualtiero.
Nel 1240, diciotto falconerii furono inviati a Malta per prendere nuovi falconi da riportare a corte; ogni falconerius della spedizione aveva al suo seguito uno o due uomini a cavallo. Anche in questo caso le spese, compreso l'armamento del vascello che avrebbe effettuato il viaggio da Messina a Malta e ritorno, sarebbero state a carico della Curia, e in particolare del secreto della Sicilia (ibid., pp. 915 ss.). Anzi, in questo caso l'ammontare della retribuzione dei falconerii era equiparato a quello dei familiares regis che si trovassero "extra Regnum" (ibid., p. 919). Ciò conferma l'importanza e la considerazione, che peraltro traspare dalla numerosissima serie di mandati e lettere regie indirizzate o aventi a oggetto i falconerii, con la quale il sovrano guardava a questi esperti: essi garantivano con la loro opera il mantenimento di una delle attività che contribuisce ancora oggi a definire la figura di Federico II.
fonti e bibliografia
Historia diplomatica Friderici secundi; Acta Imperii inedita, I.
Federico II di Svevia, De arte venandi cum avibus, a cura di A.L. Trombetti Budriesi, Roma-Bari 2000.
Il registro della cancelleria di Federico II del 1239-1240, a cura di C. Carbonetti Vendittelli, Roma 2002.
Oltre alle opere complessive sulla realtà politico-istituzionale fridericiana, si rinvia specificamente ai seguenti studi e alla bibliografia ivi citata: E. Kantorowicz, Federico II, imperatore, Milano 1976; B. van den Abeele, Il "De arte venandi cum avibus" e i trattati latini di falconeria, in Federico II e le scienze, a cura di P. Toubert-A. Paravicini Bagliani, Palermo 1994, pp. 395-409.